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Data: 07/04/2016 -

Mentalità offensiva, slogan e una vecchia promessa: così Brocchi ha conquistato Berlusconi

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“Brocchi si nasce, campioni si diventa”. Lo slogan, ben stampato sulla maglia, ha avuto talmente tanto successo da potersi permettere anche una passerella a Old Trafford, finale di Champions League, anno 2003. Tredici anni dopo la storia potrebbe ripetersi, seppur con ruoli diversi. Il prescelto per la panchina rossonera per la prossima stagione sembrerebbe infatti essere proprio lui, Cristian Brocchi. Volontà presidenziale (al momento) ben chiara, ma condizionale sempre d’obbligo. Un altro ex giocatore pronto a passare dal campo alla panchina, esattamente come Seedorf prima e Inzaghi poi nella storia recente del Milan (come del resto in passato: Ancelotti, Leonardo, Cesare Maldini, Capello, Liedholm…). Percorso iniziale simile, ragionamento di fondo diverso: del centrocampista olandese e di SuperPippo Berlusconi se ne innamorò in campo, di Brocchi invece al presidente rossonero piace e molto il modo in cui fa giocare la proprie squadre. “Trasmette mentalità offensiva”, sussurrano i muri di Milanello. Che raccontano anche di una promessa fatta proprio da Berlusconi qualche tempo fa: “Tieniti pronto Cristian, prima o poi quella panchina sarà tua”.

Salto carpiato triplo per chi, come Brocchi, in rossonero è arrivato quasi sottovoce, in uno dei tanti scambi tra Milan e Inter che hanno caratterizzato i primi anni 2000. Due Champions League, uno Scudetto, un Mondiale per club, due Supercoppe europee, due italiane (una con la Lazio), tre Coppe Italia (due conquistate in biancoceleste): una carriera da onesto gregario impreziosita da una bacheca che riempie occhi e cuore. Estate 2013, addio al calcio giocato e approdo sulla panchina degli Allievi Lega Pro U17 del Milan: campionato vinto al primo tentativo con due giornate di anticipo e terzo posto nella Al Kass Internation Cup, dopo la semifinale persa (in dieci uomini per molti minuti) contro il Real Madrid. L’anno successivo il salto in Primavera per sostituire Pippo Inzaghi chiamato a guidare la prima squadra: Milan eliminato ai quarti della fase finale del Campionato ai calci di rigore contro il Torino, più amaro invece il Torneo di Viareggio dove i rossoneri non superano il girone eliminatorio. Seconda stagione, quella attuale, che ha fatto registrare una nuova eliminazione dalla Viareggio Cup, questa volta agli ottavi di finale per mano della Juventus. In campionato, invece, la formazione guidata da Brocchi è al momento in testa al  girone B con 49 punti, uno in più rispetto a Inter (una partita in meno) e Atalanta.

Una vocazione particolare per il gioco offensivo, 4-3-3 e 4-3-1-2 i moduli più utilizzati, un concetto chiaro trasmesso ai suoi ragazzi: dominare il campo, provare a vincere attraverso organizzazione e bel gioco. Scuola di pensiero che chi vive il mondo Milan avrà sentito ripetere fino allo sfinimento: facile a dirsi, più difficile a praticarsi. Ma provarci dalla parti di Milanello rappresenta un dovere. “E’ un predestinato”, ripete chi lo conosce bene. Lui non si sbilancia. Silenzio e lavoro duro, in attesa di una chiamata che di certo non lo spaventerebbe. Perché “Brocchi si nasce, campioni si diventa”. E Cristian la ricetta la conosce bene.



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