L'emergenza Coronavirus ha bloccato i campionati di tutto il mondo. Una situazione in continuo divenire, tra ulteriori rinvii e possibili date di ripresa per il calcio. Anche in Italia si ragiona sul se e sul quando si potrà eventualmente ripartire e una della squadre sicuramente più interessate è il Benevento.
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La squadra giallorossa è stata infatti fermata a un passo dalla Serie A, dopo un campionato di Serie B letteralmente dominato. A questo proposito è intervenuto a "Casa Sky Sport", l'allenatore della formazione campana, Filippo Inzaghi: "Parlare di calcio ora è difficile. Abbiamo fatto tutti un passo indietro rispetto alla salute. Quando tutto finirà noi vogliamo ricominciare a giocare. È la cosa più giusta. Vogliamo finire quello che abbiamo fatto in questi 8 mesi. L’interesse maggiore ora è quello della salute. Siamo però pronti a giocare a giugno, luglio, agosto. Se non fosse così ci sarebbero diatribe nei tribunali e qualche società scomparirà e il calcio perderebbe due anni e non due mesi. Noi meritiamo di giocare la Serie A. Per il bene di tutto il sistema si deve giocare. Un allenatore deve sempre crescere e aggiornarsi. Mi sono preso tante soddisfazioni, ma sapevo al mestiere difficile a cui andavo incontro. Vincere il campionato di Serie B (ci mancava forse una vittoria) a febbraio è qualcosa di irripetibile".
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La chiacchierata con Inzaghi è stata anche l'occasione per guardarsi un po' indietro e ripercorrere alcune tappe significative della sua straordinaria carriera da calciatore: "Non dimentico nessuna delle squadre in cui ho giocato. Il Milan è stato qualcosa di unico e 5 gol nelle 3 finali a 34 anni sono altrettanto unici. Quello rimane un grandissimo ricordo. A 23 anni ho vinto la classifica cannonieri con l’Atalanta, Mondonico era il mio allenatore e oggi sono 2 anni dalla sua scomparsa. L’ho ricordato su Instagram. Il Mondiale è stata un’emozione incredibile, anche se giocai poco. Quando giochi una finale di Champions League e fai due gol è diverso. È la partita della mia vita".
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L'attuale allenatore del Benevento, da ex grande bomber, si è soffermato poi su alcuni attaccanti del presente e del futuro: "Maledizione della 9 del Milan? Se la mette Ibra la maledizione è già finita, è una maglia importante ma dipende anche chi la indossa. Il miglior giocatore italiano è Immobile: il centravanti che mi piace di più, con lui la Nazionale è a posto. Mi auguro che Cutrone possa far bene e per quanto riguarda le punte del Benevento, penso che Moncini e Coda potranno fare bene in Serie A. Da mio fratello Simone c’è solo da imparare, è un allenatore moderno e uno dei migliori in Europa, vedere la Lazio giocare è uno spettacolo. Mi ha stupito in tutto. Il compagno più forte? Troppo difficile rispondere. Dico Kakà. Ma anche Ibra. Il difensore che mi sapeva marcare meglio? Cannavaro mi teneva sempre per la maglia e non mi lasciava girare. Non mi dava un centimetro".