Il campionato di Serie A torna all’orizzonte, mancano ancora le date ma le squadre tornate ad allenarsi in campo e gli sforzi delle Leghe con il Governo sembrano remare tutti verso quella direzione. Dalle aule al campo, ora tutti si chiedono che tipo di campionato sarà quello che rivedremo in questa estate 2020. “Beato chi può saperlo, stiamo vivendo una novità assoluta e non possiamo avere certezze”, Eugenio Albarella ha passato la vita a preparare i muscoli dei calciatori e oggi mette in guardia tutti: in una situazione sconosciuta come questa anche il calcio che attendiamo sarà una novità assoluta. “Non c’è una strada segnata, il percorso si traccerà camminando. Bisognerà lavorare a vista per quanto sia possibile, collaborare con gli atleti ogni giorno”, racconta ai microfoni di Gianlucadimarzio.com.
Albarella, tra i preparatori atletici italiani più formati e con maggiore esperienza in campo nazionale e internazionale per gli anni passati tra la Juventus e il Giappone al fianco di Alberto Zaccheroni, ci tiene però a mettere in guardia: “Non potremo avere ottimi risultati in così poco tempo, il calcio è un sistema integrato e come tale bisogna allenarsi a 360° per avere una buona riuscita”. Dall’altra parte, invece, l’estate che si avvicina non sarà un problema per gli atleti: “Ne ho viste tante di partite in giro per il mondo, ci sono campionati in Oriente con tassi di umidità elevatissimi, ho visto partite del Mondiale in Brasile con situazioni climatiche estreme. Per nostra fortuna, in Italia la temperatura ci aiuta. Così come l’umidità, il fattore che incide di più. Giocare alle 21 anche a luglio e agosto da noi non sarà complicato. Bisognerà solo organizzare e gestire il recupero, quello è l’obiettivo principale visto che si giocherà tanto e spesso. Il ritmo gara lo si ritroverà solo giocando. Bisognerà sfruttare questo periodo breve per prepararsi al meglio”.
La paura più grande è legata agli infortuni al rientro. “C’è un indice di rischio molto alto che viene dal poco tempo che abbiamo a disposizione. Bisognerà riabituarsi in fretta, questo può portare maggior rischio. Prevenzione? L’unica, se c’è, è quella di sempre, ovvero provare a fare un ottimo allenamento. Servirà buon senso e tanta collaborazione tra i reparti atleti-staff”. Il fattore fisico, però, non inciderà più di quanto abbia già fatto in passato: “Sento dire che in questo momento i preparatori migliori saranno un vantaggio. Io penso, invece, che più che ‘bravi’ debbano essere ‘funzionali’.
Sicuramente le squadre abituate a giocare ogni tre giorni hanno già l’organizzazione per rispondere al meglio, nella testa e in campo. Il calendario così fitto porterà vantaggi, ad esempio, a chi faceva le coppe. Avere una squadra di “piccoletti” non farà la differenza, solo con il tempo ci saranno i risultati. Una grande mano per tutti potranno essere le 5 sostituzioni, una novità assoluta che ci aiuterà a gestire meglio il dispendio d’energie durante le partite di tutta la squadra e soprattutto il recupero nelle ore successive”.
A cura di Gennaro Arpaia