Adailton: "Allenatore grazie a Gasperini, Juric ideale per Verona"
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Data: 13/05/2020 -

Adailton: "Allenatore grazie a Gasperini, Juric ideale per Verona"

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Miglior realizzatore del Mondiale U20 1997, la fortuna di vivere la Serie A più bella di sempre..."e la sfortuna di far parte dell'ultima grande generazione di attaccanti brasiliani, quanta concorrenza!". Adailton Martins Bolzan è l'ultimo ospite di Casa Sky Sport. Da Parma a Bologna, 12 stagioni in Italia dove l'ex attaccante arrivò nel '97'. "E trovai tutto quello che ho sognato", ricorda Adailton, oggi 43 anni.

"Ogni calciatore brasiliano in quel momento non vedeva l'ora di venire a giocare in Italia. Soprattutto in una grande squadra come il Parma, insieme a grandissimi campioni". Gli anni d'oro dei gialloblù. "Io speravo di avere un po' più di spazio", ammette. "Poi c'era anche un problema in più da extracomunitario. Eravamo in quattro, ero il più giovane: tra Crespo, Stanic e Zé Maria, spesso toccava a me andare in tribuna. Sono cresciuto tantissimo, ho imparato tanto da loro e da un allenatore come Ancelotti. Anche se avevo tanta voglia di spaccare il mondo".

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Verona, da Adailton a Juric

Dopo un prestito al Psg, l'Hellas Verona: da un gialloblù all'altro, dalle parti del Bentegodi Adailton vivrà ben 7 stagioni. "Anni bellissimi, dove sono maturato sia da giocatore che da uomo", ricorda il grande ex. "Ho ancora tanti amici, portavamo i nostri figli alla scuola calcio dell'Hellas. Una società e una città che ancora oggi mi fanno sentire a casa mia. Tante partite, tanti gol, la curva sud del Bentegodi. Niente di banale".

Oggi con Juric la squadra è tornata ai massimi livelli. "Conosco bene l'allenatore, giocavamo insieme a Genova. Quando ho sentito che sarebbe andato a Verona ho pensato che fosse il posto adatto per lui. E quest'anno ha dimostrato di poter trasformare dei giocatori in cui non credeva nessuno in una squadra forte. Nessuno si aspettava un Verona così forte e competitivo, anche perché era reduce da una promozione sofferta".

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"Quella tripletta a Marassi..."

Poi il doppio rossoblù. "Il gol più speciale della mia carriera l'ho segnato con la maglia del Genoa", Serie B 2006/07. "Ero reduce da un brutto infortunio, pochi minuti dopo il rientro in campo contro il Pescara piazzo la palla all'incrocio. E Marassi iniziò a cantare il mio nome. Non ho capito più nulla".

L'ultimo triennio italiano di Adailton fu invece a Bologna. "Due emozioni particolari: la promozione in Serie A ottenuta il mio primo anno lì, poi il 3-4 in casa del Genoa, dove ho segnato una tripletta. Una domenica speciale, che non mi scorderò mai. Ma anche segnare il gol del pareggio a Buffon a Torino, allo scadere, è stato notevole. Di destro poi, una notizia. Marazzina? Unico, ci faceva ridere tutto il tempo. In allenamento diceva di avere paura di colpire di testa, poi in partita gli bastava un pallone per segnare".

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"Il mio Brasile, a caccia di nuovo talento"

E Adailton oggi? "Non ho mai smesso di seguire la Serie A", continua. "Soprattutto il Bologna: quest'anno è stata un'annata molto particolare per la vicenda di Sinisa, che ha dimostrato a tutta l'Italia la forza di una persona chiamata a superare le difficoltà. Oggi tutti noi viviamo una situazione difficile e lui è già un esempio". Poi una lista di giocatori sul taccuino: "Mi piace molto Orsolini, può crescere ancora tantissimo. Così come Zaniolo, è il futuro della nazionale. Mentre vedo in Papu Gomez vedo quello più vicino a essere un trequartista moderno".

La posizione in campo che esaltava di più il brasiliano. "Ma il calcio ormai è così veloce che bisogna sapersi adattare a tanti ruoli", spiega Adailton. "Ed è cambiato, guardate la Seleçao: ora ha prodotto una buona generazione di difensori e centrocampisti, ma a parte qualche individualità non ci sono più i fantasisti di una volta. Bisogna ritrovare il talento e gli attaccanti, che sono l'anima del Brasile e della sua gente".

Adailton oggi ragiona da allenatore, l'ultima esperienza sulla panchina del Vigor Carpaneto in Serie D. "Ho iniziato dal più grande di tutti, Ancelotti. Ma poi ho avuto Malesani, Prandelli: tutte grandissime guide, fino a Gasperini che mi ha dato l'ultima spinta per scegliere questa nuova carriera. A Genova avevamo un'idea di gioco diversa, in cui mi identificavo". Ora tocca a lui: "Ho imparato da tanti, voglio trasmettere tutto quello che ho imparato".



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