Fiorentina, Gudmundsson sull’episodio del rigore: “Mai rifiutato di calciarne uno”

Gudmundsson risponde alle accuse di non aver voluto calciare un rigore: la risposta social del giocatore della Fiorentina.
Non c’è pace in casa Fiorentina, nemmeno quando la palla entra in rete dal dischetto. Il post-partita del Mapei Stadium coinvolge l’allenatore Paolo Vanoli, il rigorista designato Albert Gudmundsson e, di riflesso, Moise Kean e Rolando Mandragora. Al centro della discussione c’è il rigore assegnato ai viola: un momento di confusione in campo che ha portato Mandragora alla battuta (vincente).
Davanti ai microfoni, Vanoli non ha usato giri di parole. Sull’episodio del rigore, la sua versione sembrava non lasciare dubbi: “Il rigorista era Gudmundsson, ma non ha voluto calciarlo”, ha detto l’allenatore. “Il secondo era Mandragora. Kean, da attaccante che non segna, voleva tirarlo. Ma il problema non è quello”.
Vanoli ha spostato poi il mirino sull’atteggiamento generale, rigettando ogni giustificazione tattica: “Dopo 5 minuti trovi il gol, hai la gente che ti spinge… adesso gli alibi sono finiti. Qual è l’alibi adesso? Il modulo? Basta. Bisogna giocare uno per l’altro. Non ho ancora trovato la chiave per entrare nella testa di questi ragazzi”.
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La risposta di Gudmundsson non è mancata: il giocatore ha pubblicato sui social un commento riferito alle presunte accuse.
La risposta di Gudmundsson
Albert Gudmundsson, tirato in ballo come colui che si è tirato indietro, ha scelto Instagram per difendersi. Sotto un post di DAZN che analizzava l’episodio con Emanuele Giaccherini, il talento islandese ha voluto chiarire la sua posizione, smentendo di fatto la percezione del suo allenatore. Nessuna paura, solo buon senso per evitare uno spettacolo indecoroso.
“Non ho mai e non rifiuterò mai di prendere un rigore“, ha scritto Gudmundsson nel commento. “Ho sempre tirato i rigori per il club senza problemi. Ieri un altro giocatore ha preso la palla e voleva prendere il rigore e io non sono quel tipo di persona che litiga con il mio compagno di squadra davanti allo stadio pieno”.

In una Fiorentina che cerca identità, questo “caso” sarà il primo nodo da sciogliere alla ripresa degli allenamenti al Viola Park.