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De Ceglie, una vita in bianconero: “La Juve è casa. Ora voglio aiutare le nuove generazioni”

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Paolo De Ceglie

Una vita alla Juventus e un futuro da (ri)costruire: la nostra intervista all’ex calciatore bianconero

Ci sono le leggende e i campioni più estroversi. I fuoriclasse e i capitani. Poi ci sono quei giocatori affidabili e concreti. Quasi invisibili. Ma imprescindibili.

Nella sua lunga carriera alla Juventus Paolo De Ceglie è stato uno di loro. Per me la Juve è sempre stata casa, quel posto dove sono sempre riuscito a tirar fuori il massimo superando anche i miei limiti. Dopo il ritiro sono tornato in bianconero per altri quattro anni: ora ne ho 39. Lì ne ho trascorsi praticamente 30″.

Dalla fascia dello Stadium all’Academy, De Ceglie ha cambiato i ritmi, ma non la direzione: “La strada è sempre la stessa”, racconta a gianlucadimarzio.com. “Ho fatto un percorso da coordinatore tecnico: volevo tornare in bianconero, ma nel mondo dei più giovani. Per me è stato un riavvicinarmi alla Juventus e un poter restituire ai bambini quella che è stata la mia esperienza nelle giovanili di questo club”.

E dopo una vita in bianconero c’è ora l’occasione di reinventarsi. Per un futuro da (ri)costruire: “Tengo molto a questa professione. E penso sia anche un argomento su cui oggi bisognerebbe preoccuparsi e investire tempo e risorse: c’è bisogno di loro per il futuro. Dopo questi quattro anni ho deciso di guardarmi un po’ intorno e capire se c’è la possibilità di continuare o di fare qualcosa di diverso merito dell’esperienza acquisita in bianconero e alla professione che ho costruito con loro”.

“L’esperienza all’estero mi ha aiutato tanto”

Non solo Juventus. Negli ultimi anni della sua carriera De Ceglie ha sperimentato l’estero: “Arrivavo da tanti anni in bianconero e da successi importanti. Ci ho messo un po’ di tempo per capire che ‘sono io che vado a casa degli altri, sono io che mi devo aprire e adattarmi a un nuovo contesto‘. La cosa fondamentale è mettere in discussione le proprie convinzioni e le proprie abitudini per aprirti al cuore degli altri. Vale sia per una questione tecnica di campo che di usi e costumi”.

Poi, il Covid blocca tutto. E De Ceglie – da Miami – torna a casa. Mettendo così la parola fine alla sua carriera. Ma che tipo di calcio si vive in America? “Lo show è legato più al sistema organizzativo americano. Tutto gira intorno al tipo di impostazione dei campionati e del business. Da un punto di vista sportivo, però, non penso che in America si vada in campo per lo spettacolo, ma per competere. In Italia o magari in Europa si può lavorare, ma se poi alla lunga non c’è risultato sportivo tutto viene un po’ a mancare”.

“Agnelli portò una visione futuristica. Di quel primo scudetto porto con me la gioia di un popolo”

De Ceglie ha vissuto la Juventus in tutte le sue forme. Quella in Serie B, quella dei settimi posti e quella vincente. Di Conte e del primo Allegri. Ma c’è una persona che ha cambiato mentalità e obiettivi. Andrea Agnelli portò una visione futuristica: con la società, i dirigenti e gli allenatori costruì tutto quello che ha portato a 9 anni di successi e crescita. Grazie a lui la Juventus è tornata dove merita di stare. Lui era tante figure in una.

C’è poi un’istantanea rimasta impressa: “Il primo scudetto vinto è stato merito di un processo. Agnelli, Conte, i campioni, i giovani…L’insieme di tutte queste cose ha portato a quel successo. Mi porto dentro i festeggiamenti in città: Torino era invasa di tifosi. È stato lo scudetto di tutti, di un popolo che lo aspettava da tempo. Per come è stato festeggiato, per come è stato vissuto e per come era arrivato”.

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Andrea Agnelli

“Con Chiellini ho condiviso tanto”

Se Agnelli ha cambiato la visione, Conte è stato il protagonista sul campo. “Ovviamente tutti conoscono i nostri racconti dove dicevamo che s correva e si faticava. Ma Antonio Conte è stato molto di più: è un allenatore preparato, ha un’idea di calcio molto precisa. All’epoca era anche all’avanguardia. Mi ha lasciato davvero tanto”.

Poi ci sono i compagni di una vita. “Con Chiellini ho condiviso tanto: avevamo lo stesso modo di interpretare le cose. Siamo stati tanti anni compagni di stanza. Con Marchisio abbiamo fatto lo stesso percorso”.

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Giorgio Chiellini

“Alla Juve attuale manca continuità”

De Ceglie fa una fotografia del quadro bianconero attuale. “Secondo me quello che manca a questa Juventus è la continuità. Soprattutto da un punto di vista dirigenziale e societario. Bisogna aspettare il momento giusto in cui tutte queste nuove figure troveranno l’alchimia: superato questo scoglio allora si potrà avere la stabilità”.

Quando si guarda indietro, De Ceglie non ha rimorsi. “Rifarei tutto quello che ho vissuto, anche se domani mi dicessero che potrei ricominciare da capo, ma senza avere la certezza di rivivere la stessa carriera. Il calcio è la mia passione e mi accompagnerà per sempre”. Una vita in bianconero, alla ricerca di una nuova strada.