Chevantón: “Ero depresso, piangevo. Ho pensato di farla finita”
L’ex calciatore del Lecce si racconta in una lunga intervista: dalla depressione fino al suo futuro
Tra passato, presente e un futuro ancora tutto da scrivere. Ernesto Chevantón, ex calciatore tra le altre di Lecce e Atalanta, si è raccontato in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport
L’uruguaiano ha svelato di aver vissuto dei momenti difficili durante questi anni. “Dopo la morte di mio padre ho capito che la vita è un attimo e non serve arrabbiarsi. Un tempo, in certe giornate no, andavo al supermercato solo per litigare, adesso cerco di pensare prima: non voglio problemi, evito la collera. Resto sanguigno, è la mia natura, ma non farei mai a botte. Questa serenità nasce dal non dover dar conto a nessuno: faccio ciò che mi va, che sia stare nell’orto o andare in palestra”.
Chevantón racconta di quando ha visto ‘spegnersi la luce’. “Sei mesi dopo aver smesso di giocare, torno a casa e poi… il buio. Piangevo senza sapere perché, volevo solo dormire. Se andavo fuori, sentivo una fitta al
petto. Facevo due gradini e dovevo tornare dentro. Le pillole, poi, finivano solo per stordirmi. Nessuno può capire la depressione se non l’ha conosciuta.
Avevo bisogno di affetto e chi mi stava vicino non me l’ha dato. Finché una sera sono stato a un passo dal farla finita, per fortuna non è successo”.
E aggiunge: “Come mai non lavoro nel Lecce? “Non è una domanda per me, ma per altri… Nel mio piccolo ho fatto bene nelle giovanili. Mi dispiace tantissimo non essere dentro, mi piacerebbe tornare, il rapporto con la dirigenza resta ottimo».
Lecce, le parole di Chevantón
L’ex Lecce prosegue. “Se inviterei Pantaleo Corvino per una grigliata in campagna? Inviterei lui e anche il presidente Sticchi Damiani. E capisco che, se sei voluto troppo bene, puoi diventare ingombrante. Non voglio paragonarmi a bandiere come Totti e Maldini, ma in piccolo, forse, è successo qualcosa di paragonabile anche qui”.
E conclude con una domanda: lei oggi, a 44 anni è felice? “Non lo so, ma faccio quello che mi fa stare bene, senza obblighi, e non manca mai un piatto caldo a me e alle mie figlie che adoro. In questa quiete mi riprendo il tempo che non avevo per scavare dentro me stesso. E voglio invecchiare qui, con i miei animali, nel mio Salento”.