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Lisbona si ferma per “O Dérbi Eterno”: Benfica e Sporting si giocano la Capitale

Il "Derbi Eterno" tra Benfica e Sporting CP
Il “Derbi Eterno” tra Benfica e Sporting CP

Benfica e Sporting CP si sfidano stasera al Da Luz in una partita che va oltre la classifica. 

C’è una striscia d’asfalto a Lisbona che fa molto più che smistare il traffico della capitale. Si chiama Segunda Circular. È una frontiera invisibile, una cicatrice urbana che separa due mondi, due fedi, due modi di intendere la vita. Se la percorri verso ovest, trovi l’imponenza rossa dell’Estádio da Luz; pochi chilometri più in là, spunta il verde vibrante dell’Estádio José Alvalade. Vicini di casa, ma lontanissimi. Stasera, venerdì 5 dicembre, quella distanza si azzera: è la notte del Derby.

Lisbona si è svegliata diversa questa mattina. L’aria è più pesante, i caffè nei tascas si bevono in fretta, e per strada non si parla d’altro. Non è solo una partita di calcio, è una questione di egemonia cittadina. Il Benfica, le Águias (le Aquile), rappresentano storicamente l’anima popolare, la massa oceanica; lo Sporting, i Leões (i Leoni), portano con sé l’orgoglio di un’aristocrazia calcistica che non accetta di essere seconda a nessuno.

Stasera al Da Luz non ci sarà spazio per i calcoli. Le due squadre arrivano a questo appuntamento con la pressione alle stelle, consapevoli che perdere un derby a dicembre significa passare un Natale da incubo. A questo, si aggiunge la classifica: il Benfica al terzo posto, lo Sporting al secondo, con il Porto che guarda tutti dall’alto. Chi vince stasera, si avvicina, chi perde, rischia di salutare la corsa al titolo.

È una rivalità fondata sul concetto di “tradimento”. E non è un modo di dire. La storia di questo derby è un continuo susseguirsi di sgambetti, furti di mercato e cambi di casacca clamorosi che hanno alimentato un fuoco che arde da più di un secolo.

Storie di docce calde, nomi in codice e pantere rapite: Benfica-Sporting è più di un derby

Tutto comincia con un po’ di acqua calda. Letteralmente. È il 1907 e il Benfica (allora Sport Lisboa) è una squadra forte ma povera, che si allena in condizioni precarie. Lo Sporting, invece, è il club dei ricchi, finanziato dal Visconte di Alvalade. I dirigenti biancoverdi fanno un’offerta irrinunciabile a otto titolari del Benfica: “Venite da noi, qui abbiamo spogliatoi riscaldati e docce nuove di zecca”. Gli otto accettano. Nel primo derby della storia, giocato poco dopo, lo Sporting vince 2-1. A segnare uno dei gol è proprio Cândido Rodrigues, uno dei “disertori”. L’accusa di tradimento nasce lì, sotto il getto di una doccia calda, e non si è mai lavata via.

Ma il vero capolavoro di spionaggio calcistico avviene nel 1960 e riguarda una leggenda: Eusébio. La “Pantera Nera” giocava in Mozambico in una filiale dello Sporting ed era destinato a vestire la maglia biancoverde. Il Benfica, però, fiuta l’affare. I dirigenti delle Aquile lo prelevano in segreto, lo portano a Lisbona e, per paura che lo Sporting possa “rubarlo” o intercettarlo all’aeroporto, lo nascondono in un hotel dell’Algarve. Per giorni Eusébio vive segregato, registrato sotto il nome in codice di donna: “Ruth Malosso”. Quando lo Sporting capisce cosa è successo, è troppo tardi: Eusébio firma per il Benfica e cambia la storia del calcio mondiale. 

José Mourinho sulla panchina del Benfica (Imago)
José Mourinho sulla panchina del Benfica (Imago)

La ferita dei tradimenti si è riaperta in epoca moderna, e brucia ancora. Impossibile dimenticare l’estate del 1993, la famosa “O Verão Quente” (l’Estate Calda), quando Paulo Sousa e Pacheco rescissero con il Benfica per passare allo Sporting, scatenando il caos in città. O più recentemente, il “tradimento” di Jorge Jesus, l’allenatore che dopo aver vinto tutto col Benfica ha attraversato la strada per sedersi sulla panchina dei rivali.

90 minuti per colorare la Capitale

Con questo peso sulle spalle, le squadre si preparano a scendere in campo stasera. Il Benfica si affida alla spinta mistica del suo stadio. Il rituale è sacro: prima del fischio d’inizio, l’aquila Vitória volerà in cerchio per atterrare sullo stemma al centro del campo. La leggenda dice che se l’aquila completa due giri e atterra perfettamente, il Benfica vincerà; se atterra subito o scivola, saranno guai.

Lo Sporting arriva nella tana del nemico con la bava alla bocca. Vincere al Da Luz è l’ossessione di ogni allenatore Sportinguista: significa silenziare il “Gigante di Cemento”, significa ribadire che Lisbona, per una notte, si tinge di verde.

I precedenti sono quasi in perfetta parità, ma vanno leggermente verso le Águias: 327 partite in un secolo di storia, 140 vittorie del Benfica, 116 quelle dello Sporting CP, con 71 pareggi. Stasera non conta chi gioca meglio. Stasera conta chi ha più memoria, chi ha più cuore e chi è disposto a tutto pur di non essere il vicino sconfitto domani mattina.