Daniele Tognaccini, 80 maglie per combattere il Coronavirus
Daniele Tognaccini è nello staff di Sarri alla Juventus. Si conoscono da tanto, da ragazzi abitavano a quindici chilometri di distanza e giocavano contro a calcio. Crescendo hanno imparato ad amare i numeri, ci hanno costruito una carriera. Nel 1994 Maurizio allenava il Cavriglia in Eccellenza, mentre il suo amico – dopo un'esperienza nel basket con il San Giovanni e l'interregionale con il Pontassieve – sperimentava allenamenti nuovi nella palestra che aveva appena aperto. E' lì che comincia tutto, perché accade che colui che gli forniva gli attrezzi necessari convince alcuni preparatori di Serie A a fare un salto in quel laboratorio di innovazioni. Ci vanno tutti tranne l'Udinese, che invita Daniele in Friuli per una dimostrazione. Doveva durare tre giorni, quattro al massimo. Zaccheroni però se ne innamora, tanto da portarselo dietro anche al Milan dove, su input di Galliani, diventa creatore e anima di Milan Lab, una piattaforma dati da mettere a disposizione di tecnici e medici. Il database più importante al mondo, come lo descrisse Microsoft.
Per questo c'è tanto rossonero fra le 80 maglie che Daniele ha deciso di utilizzare nella lotta contro il Coronavirus. Con la collaborazione dei Comuni di Cavriglia e di San Giovanni Valdarno ha organizzato un'asta benefica online con l'obiettivo di raccogliere una somma di denaro per finanziare l'acquisto di un macchinario utile alla Misericordia. L'idea è nata a tavola, insieme alla famiglia con cui ha condiviso il lockdown. Fuori infatti c'era un mondo in difficoltà. C'era anche un amico che non ce l'ha fatta, una delle tante – troppe – vittime del virus. Donare soldi sì, sarebbe stato un bel gesto ma non significativo. La beneficenza vera si fa quando si dà qualcosa a cui si tiene veramente. E ogni maglia di cui Daniele, da oggi, si priverà è un pezzo della sua vita che se ne va. Dietro ci sono ricordi di una carriera lunga 25 anni. C'è la 99 di Ronaldo il Fenomeno, con cui trascorse una settimana a Rio dopo il trionfo del Milan ad Atene. Lo faceva allenare sulla sabbia, una benedizione per ginocchia così fragili. A fine seduta la scena era sempre la stessa: "Prof, ma cosa fa? Leva i birilli? Lasci, ci penso io".
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C'è anche la 32 di Beckham, l'unico che a Milanello si toglieva le scarpe prima di entrare in palestra per non sporcarla. E la 18 di Leonardo? Quella è speciale, perché il brasiliano gliela regalò dopo un gol fondamentale segnato a Vicenza nella cavalcata scudetto del 1999. Sono tutte maglie indossate dai campioni e poi regalate al "Prof". Oppure dei gentili omaggi da parte dei magazzinieri, che magari si ritrovavano con qualche divisa di troppo nello sgabuzzino. E' questo il caso della 8 di Eriksen, quando il danese – ancora giovanissimo – giocava nell'Ajax. Un'altra 8 sta avendo grande successo. Si tratta della maglia indossata a Bari da Daniel Andersson, centrocampista svedese arrivato in Puglia nel 1998, dove è stato anche capitano prima di passare al Venezia di Zamparini, al Chievo e all'Ancona. 13, invece, le offerte arrivate per la 9 di Marco Simone ai tempi del Psg, che nel 1997 per averlo pagò al Milan la cifra record di 10 miliardi di lire. Mai nessun giocatore straniero era costato così tanto.
Il totale dell'asta ha già superato quota 10mila euro. Ce ne sono per tutti i gusti, dalla 10 nerazzurra di Adriano alla 11 giallorossa di Di Francesco, passando per la 27 di Thiago Motta quando giocava al Barcellona e la 7 azzurra del Pocho Lavezzi. Oggi, dalle 18, Daniele racconterà in una diretta Facebook con i sindaci di Cavriglia e di San Giovanni Valdarno alcuni episodi legati ai suoi cimeli. Poi, quattro ore dopo, l'asta scadrà e li metterà in uno scatolone. Con un po' di nostalgia e un velo di sofferenza. Ma la vera beneficenza si fa così e adesso ce n'è davvero bisogno.