Allegri: “Il Milan deve tornare in Champions. Scudetto? Ne riparliamo a marzo”

La conferenza stampa di presentazione di Massimiliano Allegri
Per il Milan la giornata di lunedì 7 luglio è quella dell’inizio della nuova stagione, con il raduno che darà inizio al precampionato.
Ma è soprattutto il grande giorno della presentazione di Massimiliano Allegri, che ritorna a tutti gli effetti alla guida dei rossoneri più di dieci anni dopo l’ultima volta.
L’allenatore si è presentato in conferenza stampa a Casa Milan a partire dalle 13:00.
Di seguito tutte le sue parole.
La prime parole di Allegri da allenatore del Milan
Massimiliano Allegri ha iniziato così la conferenza stampa di presentazione per la sua seconda esperienza in rossonero: “Da quando abbiamo iniziato a lavorare insieme con direttore e società, dato che per ottenere risultati dobbiamo essere un blocco unico con responsabilità verso un club importante come il Milan, condividiamo le dinamiche e iniziamo questa fantastica avventura. Con grade entusiasmo sono tornato al Milan, dove ho trovato tante persone che ho lasciato e tante altre nuove che sono uno stimolo importante”. L’allenatore, ci ha tenuto poi a ringraziare la Juventus, sua ex squadra: “Non è che in questi 15 anni ho vinto più del Milan. Ho avuto la fortuna di lavorarci per 4 anni col presidente Berlusconi e Adriano Galliani, in cui ho avuto la fortuna di vincere. Poi sono andato alla Juventus, che colgo l’occasione per ringraziare per gli 8 anni trascorsi insieme, con le persone con cui sono stato e il presidente Agnelli con cui mi sono legato quotidianamente, così come John Elkann. Adesso metto al primo posto ancora la società, che deve essere un blocco unico. Credo che la rosa sia ottima, con giocatori che sono di valore. Il direttore sta valutando tutte le situazioni, l’importante è arrivare al 31 agosto nelle migliori condizioni. Come dico sempre i primi 6 mesi sono importanti per arrivare alle migliori condizioni a marzo, quando si decide la stagione. La prima partita del 17 agosto è subito da dentro o fuori”.
Allegri ha poi fatto chiarezza sugli obiettivi per la prossima stagione e sul sogno scudetto: “L’importante è porsi nelle condizioni di centrare gli obiettivi a marzo. Il primo credo che per una squadra come il Milan sia giocare la Champions, a marzo dovremo essere lì. Dobbiamo portare il Milan in Europa, è un obiettivo che abbiamo tutti in testa e a cui si può arrivare solo col lavoro, in primis mio. Non serve fare proclami sullo scudetto. Parlerà il campionato, perché ogni giorno devi lavorare e ogni domenica devi lottare per i 3 punti. Ma se ne può riparlare solo a marzo. Fino a quel momento dovremo costruire in vista dei due mesi finali”.” Si è poi soffermato sulla stagione scorsa dei rossoneri e sul suo ritorno: “Il Milan l’anno scorso ha vinto un trofeo e ha giocato una finale di Coppa Italia, giocando grandi partite singole. Prendo il positivo di quanto fatto l’anno scorso, che mostra che del valore c’è. Tutti coloro che faranno parte di Milanello dovranno cercare di portare il massimo dei risultati, che deve sempre essere l’ambizione in un grande club come il Milan. Bisogna però avere grande dedizione nel lavoro giorno per giorno, soprattutto in campionato che non è una partita secca. Per raggiungere i risulati serve un determinato tot di punti. Ritorno? Il Milan è un club a cui sono molto affezionato, poi quando è arrivata la chiamata di Tare e di Furlani sono rimasto molto soddisfatto dell’incontro avuto in cui abbiamo deciso che avremmo iniziato un’avventura insieme”

Milan, Allegri: “Aspettiamo Modric, contento che Maignan e Leao siano rimasti”
Allegri ha poi parlato di alcuni giocatori, soffermandosi su Leao e Maignan annunciando anche chi sarà il capitano: “Sono molto contento che Maignan abbia scelto di rimanere, è il capitano e uno dei migliori portieri in Europa. Sono contento che sia rimasto anche Leao, farà una grande stagione. Credo che Rafa ora come ragazzo sia più responsabile e ci siano tutti i presupposti per poter fare bene. Adesso aspettiamo che Modric arrivi perché è ancora impegnato al Mondiale per Club. Avremo anche Ricci, oltre a Loftus-Cheek e Fofana. Di sicuro giocheremo con 3 centrocampisti, poi cercherò di metterli in campo al meglio possibile”. Dalla squadra è passato poi al rapporto con tifosi e proprietà: “La proprietà l’ho incontrata e ho avuto un pranzo piacevole. Ai tifosi dobbiamo promettere di avere responsabilità. Loro ci dovranno dare una mano sostenendoci”. Tornando al passato, ha poi parlato del suo rapporto con Dusan Vlahovic ma non solo: “Dusan è un giocatore della Juventus, l’ho conosciuto che era davvero giovane. Solo un anno il campionato non l’ha vinto la miglior difesa, che è stato quello di Sarri con la Juventus. Quando ero bambino e facevo l’album delle figurine mi insegnavano che se prendi 40 gol non puoi vincere il campionato”.
La conferenza è continuata poi sulla sua crescita come allenatore: “Il miglioramento passa dalle esperienze, tra un mese faccio 58 anni e sono diverso da quando ero all’Aglianese o a quello del primo Milan. Sono stato fortunato perché in quattro anni di Milan e otto di Juventus ho imparato molto. Questi mi hanno ingigantito un bagaglio di esperienza. Il mantenimento non esiste, bisogna lavorare ogni giorno per migliorare, perché quando non si migliora qui vuol dire che si peggiora”. Ha poi risposto alle domande su Ibrahimovic e Theo: “Ibra è un consulente della società. Theo Hernandez ha fatto una scelta diversa e gli auguro le migliori fortune”. Poi un simpatico siparietto sulla telefonata con Thiago Silva: “Ogni tanto lo sento, gli ho chiesto se giocasse ancora.” Ha poi concluso sul reparto difensivo che avrà a disposizione e sulla sua nomea di “risultatista”: “Per quanto riguarda i terzini abbiamo Jimenez che può farlo e Bartesaghi che è un giovane interessante. Lavoreremo con questi e poi vedremo se ci saranno opportunità. Di centrali abbiamo un pacchetto importante, con gli stessi Tomori, Thiaw e Gabbia. Sono contento. Io risultatista? Mi diverto molto su queste cose e ci gioco sopra, poi l’importanza è sul risultato. Se vinci sei un bravo ragazzo, se perdi no. Io faccio sempre un esempio, quello del gol di Ronaldo contro la Juventus a Torino, di cui tutti si ricordano il gesto tecnico e nessuno come si sia arrivati lì. Il calcio è arte e bisogna mettere i giocatori nelle migliori condizioni per esprimerlo”.