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Caso Diarra, il giocatore reclama 65 milioni e fa causa alla FIFA

Lassana Diarra (Imago)
Lassana Diarra (Imago)

Dopo la vicenda dello scorso ottobre, il “caso Diarra” ha avuto una nuova svolta: il giocatore ha chiesto 65 milioni di risarcimento danni

Lassana Diarra ha chiesto un risarcimento di 65 milioni di euro lordi (35 milioni netti) nei confronti della FIFA e della Federcalcio belga con il sostegno di FIFPRO Europe e FIFPRO World.

È quanto si apprende da un comunicato diffuso dallo stesso calciatore nella giornata di lunedì 18 agosto. Un aggiornamento importante dunque del “caso Diarra“, che era iniziato lo scorso ottobre con la sentenza arrivata a favore del giocatore. Con poi la Corte di Giustizia Europea che aveva stabilito che alcune norme del regolamento FIFA sono contrarie alle leggi dell’Unione Europea, partendo proprio dall’episodio dell’ex Psg.

La cifra è stata calcolata da Compass Lexecon, leader mondiale nella valutazione dei danni derivanti da violazioni del diritto della concorrenza. Con questa mossa, il calciatore francese vuole inoltre ribadire il suo sostegno all’azione collettiva lanciata dalla fondazione olandese “Justice for Players”.

L’organizzazione, infatti, consente a tutti i calciatori di chiedere un risarcimento per essere stati sottoposti alle regole FIFA dichiarate illegali.

Caso Diarra, la situazione

La vicenda Diarra nasce dieci anni fa, quando il centrocampista francese decise di lasciare il Lokomotiv Mosca dopo appena un anno di un contratto quadriennale. La FIFA interpretò quella scelta come una rottura “senza giusta causa” e condannò il giocatore a un risarcimento da 10 milioni di euro, oltre a una sospensione sportiva. A complicare la situazione, intervenne un principio previsto dall’articolo 17 del Regolamento FIFA: la cosiddetta responsabilità solidale. In pratica, il nuovo club che avesse tesserato Diarra sarebbe stato chiamato a rispondere, insieme al calciatore, delle somme dovute al Lokomotiv.

Di conseguenza, lo scorso ottobre la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che alcune disposizioni dell’articolo 17 della FIFA violano alcuni principi fondamentali del diritto comunitario: la libera circolazione dei lavoratori e la libera concorrenza. Il cuore della sentenza è chiaro: i criteri con cui la FIFA stabilisce le indennità da pagare in caso di rottura anticipata del contratto sono vaghi, imprevedibili e non trasparenti. Il passaggio più significativo della sentenza, il paragrafo 145, mette in evidenza un punto spesso dimenticato: nel calcio valgono le stesse regole del diritto del lavoro. E come in qualsiasi altro settore, se un lavoratore interrompe un contratto senza giusta causa, le indennità devono essere calcolate sulla base di criteri chiari e proporzionati, come già avviene nei vari ordinamenti nazionali.

Lassana Diarra (Imago)
Lassana Diarra (Imago)

Diarra: “Da 11 anni sono costretto a combattere”

Sono passati più di 11 anni. Lo faccio per me stesso ma anche per tutti i giocatori emergenti e meno conosciuti. Io sono riuscito a resistere alla FIFA perché ho avuto una buona carriera“, afferma il francese nel comunicato stampa pubblicato. E aggiunge: “La FIFA e la Federcalcio belga hanno perso davanti alla CGUE. Su tutta la linea! Successivamente, la FIFA ha modificato il proprio regolamento, ma ha deciso di farlo in modo non conforme ai rigorosi requisiti imposti dalla sentenza della CGUE“.

Ho aspettato qualche mese prima di riavviare il procedimento nazionale in Belgio. Ho pensato che la FIFA e la Federazione belga mi avrebbero contattato per trovare una risoluzione amichevole. Non è stato così. È un loro diritto, ma riflette una persistente cultura di disprezzo per lo Stato di diritto e per i giocatori, nonostante il messaggio cristallino inviato dalla CGUE“, conclude il francese.