Piero Ausilio: “La mia carriera da ds iniziata grazie a un infortunio. L’Inter scuola di vita”

Il direttore sportivo dell’Inter Piero Ausilio ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole
Una lunga intervista tra vita e calcio. Piero Ausilio si è raccontato in una chiacchierata alla Gazzetta dello Sport: l’idea della panchina, la chiamata dell’Inter e i successi in nerazzurro.
La brillante carriera del direttore sportivo dell’Inter è iniziata da un infortunio: “Mi sono scontrato con Cudicini e il ginocchio mi è saltato per aria. Giocavo da sempre nella Pro Sesto, ho cominciato a 7 anni, e la mia carriera è finita lì. Ero bravino, non da Inter, sarei diventato un buon professionista diciamo da Serie C, al massimo B“.
Il tempo e le soddisfazioni hanno cancellato il dolore fisico e morale dell’infortunio: “Ho ringraziato Cudicini tante volte. Quello scontro fortuito ha cambiato il corso degli eventi in positivo. Solo che allora non lo sapevo“.
Ausilio deve la sua carriera a una frase, forse piccata, di un ex presidente della Pro Sesto: “All’inizio avevo in testa la panchina, ho fatto per due anni l’assistente dell’allenatore degli esordienti. Avevo 21 anni quando il presidente della Pro Sesto, Giuseppe Peduzzi, mi ha detto una frase: “Ci sarà sempre un allenatore migliore di te perché ti manca l’esperienza da calciatore. Sei sveglio e potrai fare un bel percorso da dirigente“.
L’approccio al calciomercato è arrivato da giovanissimo: “Alla Pro Sesto ho cominciato come responsabile organizzativo del settore giovanile. Avevo vent’anni quando ho iniziato a frequentare il calciomercato“.
La chiamata dell’Inter
Ausilio ricorda bene la prima chiamata dell’Inter: “Era il ’97, Moretti mi ha chiesto di fare il segretario del settore giovanile. Erano solo sei mesi di contratto ma ho accettato. E non sono mai più venuto via da qui, crescendo in modo graduale. L’Inter è stata una grande scuola, ho provato tutto. Comprese quattro proprietà diverse: Moratti, Thohir, Suning e, ora, Oaktree“.
Il ds ha raccontato gli acquisti per cui va più fiero: “Kovacic e Brozovic che abbiamo scelto con Branca. E poi Onana, preso gratis e ceduto a 55 milioni dopo un anno. E Lautaro, Bisseck, Thuram…“.

“Il mio errore più grande? Kvaratskhelia”
Il direttore sportivo nerazzurro ha raccontato la sua operazione più complicata: “Mercato invernale, vendo un giocatore all’estero e respiro: il periodo era durissimo, faticavamo a pagare gli stipendi. Quando stiamo per firmare mi chiama un notissimo avvocato divorzista: non può far partire il calciatore, la moglie vuole la separazione, abbiamo chiesto il ritiro del passaporto. Li ho chiusi in una stanza finché non hanno sistemato tutto“.
Alla domanda sull’errore più grande della sua carriera, Ausilio ha risposto così: “Kvaratskhelia. Ma non ho sbagliato solo io, lo hanno offerto a tanti grandi club in Italia. Noi giocavamo con il 3-5-2, lui è un giocatore da 4-3-3 e per questo non l’abbiamo preso“. Infine, il ds ha concluso raccontando un rimprovero del figlio: “Quando Jashari è andato al Milan mio figlio Niccolò mi ha rimproverato. Mi ha detto: “Te l’ho consigliato quando era al Lucerna, te lo sei fatto scappare”. È vero, ma mica li possiamo prendere tutti noi quelli bravi“.