Il paragone con Rooney sognando Messi: Roony Bardghji, la nuova stellina del Barça
Alla scoperta del talento Roony Bardghji, ufficialmente nuovo giocatore del Barcellona.
Nato in Kuwait, famiglia di origini siriane, si è trasferito sin da piccolo in Svezia. Questa è la storia di Roony Bardghji, gioiellino del Copenaghen ormai prossimo al trasferimento al Barcellona. Giocava a calcio con suo padre, grande tifoso del Manchester United che ha deciso di chiamarlo “Roony” proprio in onore di Wayne Rooney, il suo idolo all’epoca.
Allenamenti individuali, esercizi tecnici, preparazione mentale. Bardghji ha aggiunto una croce affianco al suo nome Instagram in segno di fede e gratitudine. Il giovane talento svedese di origini siriane ha vissuto momenti difficili, tra cui un gravissimo infortunio al crociato che lo ha tenuto fermo quasi un anno. Inserire la croce nel profilo è un modo per ringraziare e mostrare la sua fede, un segnale di speranza e forza spirituale.
Quel numero 40 da sempre sulle spalle, un numero attribuito al momento della promozione in prima squadra, verrà presto stampato sulla maglia del Barcellona. Quella stessa prestigiosa camiseta che ha indossato il suo idolo Messi. E poi il paragone con Rooney. Perché è stato accostato al fuoriclasse inglese? Le coincidenze non mancano di certo. Come Rooney ai tempi dell’Everton, anche Bardghji ha debuttato giovanissimo, segnando e diventando subito un punto di riferimento per il Copenaghen. Entrambi sono stati descritti come giocatori completi, forti fisicamente, ma anche tecnici, con una mentalità matura e vincente.
Bardghji sarà l’ennesima cessione importante da parte del Copenaghen. L’attaccante classe 2007 Orri Óskarsson è stato venduto alla Real Sociedad per circa 20 milioni, così come Kamil Grabara al Wolfsburg per quasi 15 milioni. Adesso è il turno del talento svedese, pronto a far registrare l’ennesima plusvalenza al club danese.
Tecnica, velocità e fantasia: il profilo di Roony Bardghji
Roony Bardghji è un esterno d’attacco svedese classe 2005. Mancino naturale, spesso agisce da ala destra ed è considerato uno dei talenti più cristallini del calcio europeo. Dotato tecnicamente, ottimo controllo palla, buon dribbling, visione di gioco, e abile nei duelli individuali. Ambidestro, può giocare anche come trequartista, grazie alla sua capacità di inserirsi centralmente. Ha esordito in prima squadra col Copenhagen a soli 16 anni diventando il più giovane a segnare nella Superliga danese.
Il classe 2005 ha tutte le carte in regola per fare bene e offrire più soluzioni a Flick. Attualmente il Barcellona non ha un mancino puro che parte largo a destra, fatta eccezione per Yamal. Ha fiuto del gol e buon tiro da fuori, qualità preziosa per un Barça che spesso soffre contro difese chiuse. Sa inserirsi senza palla, può agire da esterno nel 4-3-3, ma anche come trequartista o seconda punta in un 4-2-3-1. Un jolly in più per lo scacchiere di Flick e un investimento in linea con la politica del club.
Da Ibra a Larsson: Bardghji è il quarto svedese nella storia del Barça
Il Barcellona non ha avuto una lunga tradizione di calciatori svedesi nella propria storia, ma ci sono alcuni nomi molto rilevanti che sono rimasti nella storia del club. Ibrahimovic è arrivato al Barça dopo lo storico scambio con l’Inter che ha portato in nerazzurro Eto’o. Ha lasciato il club dopo un solo anno, complice anche lo scarso feeling con Guardiola. Tornando ancora più indietro nel passato troviamo anche Henrik Larsson. Meno appariscente di Ibra, ma fondamentale nei momenti chiave. Memorabile i due assist a Eto’o e Belletti nella finale di Champions League vinta contro l’Arsenal nel 2006. Beniamino dei tifosi per spirito di sacrificio e umiltà, un eroe silenzioso del Barça di Rijkaard e Ronaldinho.
Chi non è riuscito a lasciare il segno è Patrik Andersson. Il difensore centrale arrivò dopo la Champions vinta con il Bayern Monaco nel 2001, ma per colpa dei numerosi problemi fisici non è mai riuscito a lasciare il segno. Pochi svedesi passati per il Camp Nou, a Bardghji il compito di dimostrare tutto il suo valore, soprattutto se confermerà quanto già visto in Danimarca con il Copenaghen.
A cura di Gerardo Guariglia