Zico: “L’Italia dell’82 ci avrebbe fatto anche 6 gol”
Arthur Antunes Coimbra, per la storia del calcio è semplicemente Zico, uno dei giocatori più forti di sempre. Leggenda del Flamengo, dell'Udinese e della nazionale brasiliana, fenomeno che ha girato il mondo seguendo la sua passione per il calcio. Della sua carriera ne ha parlato a Casa Sky Sport, partendo dal Mondiale del 1982, quando una Seleçao spaziale, di cui lui era uno dei giocatori più rappresentativi, venne eliminata dall'Italia.
"L’Italia dell’82 era una grande squadra nonostante i problemi nel girone, ma si è trasformata dopo la partita con l’Argentina. Abbiamo sbagliato a livello collettivo e individuale, ci bastava un pari ma squadre del genere non perdonano, ce ne avrebbero fatti 6 se avessimo fatto 5 gol. Dopo quella partita avevano una forma incredibile, battere il Brasile è stato fondamentale" ha detto Zico, prima di puntualizzare su quanto però il vero fenomeno del Mondiale giocasse in azzurro. "Bruno Conti era il vero brasiliano dell’Italia, ora tutti gli esterni giocano sull’altro piede, lui l'ha fatto per primo".
E con Bruno Conti avrebbe potuto essere anche compagno di squadra alla Roma se non avesse accettato l'Udinese. "Falcao mi aveva telefonato per venire alla Roma ma avevo già firmato con l’Udinese e non potevo tornare indietro. Il presidente Viola mi voleva prendere ma allora sceglievano i presidenti dove andare".
Fenomenale il suo Brasile ma anche il suo Flamengo, che grazie alla sua generazione divenne la squadra più tifata del Paese. "Di quel grande Flamengo che ha vinto più di quanto ha fatto in tutto il resto della storia del club la cosa impressionante è che erano quasi tutti cresciuti nel settore giovanile, ci conoscevamo tutti da tempo".
I ricordi in Serie A invece passano da Udine, città indimenticata. "Ho sempre un gran rapporto con Udine, dicevano che non mi sarei adattato perché era una città fredda ma quando sono arrivato ho trovato grande calore. Sono andato alla festa dei 100 anni e la gente mi ha accolto in maniera fantastica: Rio, Udine e Kashima (città giapponese dove ha militato e allenato) sono città che considero sempre casa mia".
Marchio di fabbrica proprio le punizioni, tanto che i tifosi avversari quando stava per battere o si ammutolivano o addirittura facevano il tifo per lui. "Ero tanto emozionato quando ho segnato a Genova il mio primo gol su punizione, ma Catania è stato diverso perché era la città di mia nonna, tutto lo stadio ha cantato il mio nome durante la rincorsa. Pedrinho del Catania mi disse ‘Ma come possiamo vincere se la gente qui tifa per te?’.