Uva: “Priorità ai campionati nazionali, il calcio non si ferma”
Un'emergenza da affrontare, ma soprattutto tanti eventi da gestire. E' questa la situazione che si è trovata davanti l'Uefa, con il Coronavirus che ha letteralmente sconvolto tutti i piani del calcio mondiale. Campionati e coppe sospese, manifestazioni già organizzate per l'estate (Euro 2020 su tutte) rinviate all'anno prossimo. E' in questo contesto che Michele Uva, vice presidente dell'Uefa, ha dovuto agire. Ha spiegato le scelte sue e del presidente Ceferin in un'intervista concessa a Tuttosport, nella quale ha chiarito quali siano le priorità in vista di una possibile ripresa delle competizioni.
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"Abbiamo dato priorità al completamento dei campionati nazionali ovviamente con l’integrazione delle finestre per concludere le Coppe europee. La commissione Uefa, Eca e EL ha sul tavolo diverse soluzioni per lavorare armonicamente anche con opzioni di sforamento di date. Tutte le formule sono possibili. La risposta l’avremo quando riprenderanno i campionati nazionali. Non abbiamo ragionato in maniera egoistica mettendo in prima fila le coppe internazionali. Una cosa è certa: il Financial Fair Play e i sistemi di controllo ci saranno e non saranno congelati. Non verranno cancellati anche se potranno essere adottati degli aggiustamenti per fronteggiare lo tsunami che ha travolto il mondo e quindi anche il calcio. Sempre con trasparenza, condivisione e unità. Abbiamo fatto un sacrificio a beneficio del sistema calcio europeo. Faremo un sacrificio economico e organizzativo, ma la Uefa ha riserve di flessibilità, redditività e difesa finanziaria per fronteggiare e attenuare i danni provocati dal Covid 19".
Uva si è poi soffermato sull'emergenza Coronavirus in senso generale, dalla reazione di tutto il mondo a quella avuta dall'Uefa. Un periodo che rimarrà comunque impresso nella mente dei cittadini e della storia dello sport, fermato completamente per la prima volta dall'inizio del secondo dopoguerra.
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"Per la prima volta ci confrontiamo in prima persona con il simbolo della globalizzazione mondiale. Con il nostro egocentrismo siamo sempre convinti che le cose accadano a quelli di fianco e mai a noi. Ho girato a gennaio e febbraio l’Europa e avvertivo questa diversa percezione del problema a seconda dello Stato in cui ero. Forse questo coronavirus ci insegnerà che nessuno nel mondo può sentirsi immune. Questa è la cicatrice che rimarrà al mondo. Non foss’altro perché io sono italiano e avevo report in diretta di ciò che accadeva nel nostro Paese che è stato colpito per primo, all’Uefa erano tutti consci della gravità del la situazione. A noi fanno riferimento 55 Federazioni e quindi 55 nazioni che non erano sincronizzate sullo stesso livello di emergenza. Si andava da chi ospitava 80 mila spettatori a chi giocava a porte chiuse. Contesto chi dice che ci siamo mossi tardi, abbiamo cercato il 17 marzo l’unanimità e l’abbiamo trovata grazie al lavoro che precedentemente avevamo fatto. E per essere efficaci occorre muoversi in maniera univoca e armonica: la forza e la leadership del presidente Ceferin è stata evidente. Magari ci fosse stato questo atteggiamento da parte dell’Europa. L’azione trasparente e condivisa e unanime è un qualcosa che non è avvenuto a livello di Unione Europea dove azioni individuali ed estemporanee hanno dato un brutto spettacolo a chi ha sempre creduto nell’Europa unita. E i cattivi risultati sono evidenti".