Nel mondo di Tognozzi: “La Juve, i viaggi e la Next Gen. Ora voglio la Liga col Granada”
La nostra intervista al direttore sportivo del Granada, ex scouting manager della Juventus: il padre, la Next Gen e la nuova sfida in Spagna
Parla sei lingue e ha lavorato in quattro nazioni diverse. Matteo Tognozzi, classe 1987, è un direttore sportivo giramondo, nato con il calcio nel sangue. Tra le sue cartoline, una gli è rimasta nel cuore più di tutte: sei anni da scouting manager della Juventus, dove è stato uno degli architetti del progetto Next Gen che oggi brilla e indica la strada a Milan e Atalanta. A novembre ha lasciato i colori bianconeri direzione Spagna: la sua missione ora è riportare in Liga il Granada. “La parola d’ordine è entusiasmo. Dobbiamo ritrovarlo per riscattarci dopo una stagione negativa“, spiega a Gianlucadimarzio.com. “Entusiasmo, calma e progettualità“.
La nostra intervista a Matteo Tognozzi
Parla con chiarezza e decisione Tognozzi: le idee non gli sono mai mancate. D’altronde, mastica calcio da sempre: “Ho avuto la fortuna di nascere e crescere dentro uno stadio e dentro uno spogliatoio“. La sua guida è stata papà Stefano: scout, direttore sportivo, uomo di fiducia di Luciano Spalletti. Insieme, Tognozzi senior e junior hanno accompagnato l’allenatore nella sua esperienza in Russia, allo Zenit. Matteo, ventidue anni, era al terzo anno di Lingue all’Università di Pisa e aveva già qualche esperienza da dirigente tra C2 e Serie D. Ha preso valigia e taccuino ed è diventato scout per il club di San Pietroburgo. Poi volerà in Germania, prima all’Amburgo, poi Bayer Leverkusen. “Esperienze che mi hanno formato. Conoscere le lingue è stato importante e lo è ancora nel quotidiano: parlare la lingua madre del calciatore ti aiuta a creare un rapporto più stretto, o magari a convincerlo a firmare per te“. Trucchi del mestiere.
Dopo Russia e Germania, a trent’anni arriva la chiamata della Juventus: Tognozzi entra a far parte del team di lavoro che costruisce la Next Gen, prima formazione under 23 d’Italia: “È stata un’idea illuminata di Andrea Agnelli. Ha trovato un’ottima guida in Federico Cherubini, che ringrazio per ciò che mi ha trasmesso. Abbiamo lavorato su un’idea che sembrava difficile da realizzare e invece è diventata la fortuna della Juventus, grazie a una dirigenza che ci ha creduto molto, con direttive precise e spazio di manovra“.
Tognozzi: “Ecco come ho portato Soulé e Huijsen alla Juventus”
Sul suo taccuino bianconero ci sono gli appunti di mille viaggi e decine di talenti cerchiati in rosso. Due esempi su tutti: Soulé e Huijsen. “Ho visto Matias per la prima volta quando aveva undici anni: a volte nello scouting ci vuole anche fortuna. Lo abbiamo monitorato a lungo e qualche anno dopo, la prima volta che è andato in Nazionale, al Torneo dell’Algarve, siamo riusciti a portarlo con noi. Oltre al lavoro del club, è stata fondamentale la determinazione del ragazzo, che ha voluto la Juve dal primo momento“.
“L’operazione Huijsen invece nasce in periodo Covid, grazie al contatto che avevamo con il suo ex agente, Alex Santisteban. Ci ha mandato alcuni video. Dopo cinque minuti del primo ho risposto: ‘Vengo subito a vederlo‘. Mi ha impressionato la maturità e la sicurezza che a quindici anni già aveva, oltre alle sue caratteristiche fisiche e tecniche“. Tognozzi vola a Malaga e torna a Torino con il sì del giocatore: blitz decisivo. Così come fu per Yildiz, in scadenza con il Bayern e soffiato al Barcellona. “Ma le trattative più difficili sono state le prime, quando ancora non si conosceva il progetto Next Gen e che risultati avrebbe portato, come è stato con Dragusin“.
In sei anni di viaggio, l’under 23 bianconera è già stata un successo: “Continuare ad allenare i tuoi giocatori in casa, con le tue metodologie, e tenerli vicino alla prima squadra è determinante. Alcuni poi hanno bisogno di uno step intermedio, magari in Serie B o in una medio-piccola di A, per continuare a crescere prima di diventare giocatori da Juve: ogni giocatore ha il proprio percorso e i propri tempi“. Un passo dopo l’altro, così, i bianconeri hanno costruito una piccola fortuna: certezze della prima squadra come Yildiz e Fagioli e cessioni importanti, da Soulé e Huijsen a Iling, Barrenechea e De Winter.
La domanda ora sorge spontanea: chi saranno i prossimi crack in casa Juve? “Un giocatore di grande futuro, per esempio, è Facundo Gonzalez: è pronto per il grande salto dopo una stagione in prestito alla Sampdoria. Poi mi fa piacere vedere Rouhi con la prima squadra: negli ultimi anni è sempre rimasto all’ombra di altri talenti, ma è un terzino sinistro forte, che ha fisico, tecnica e grande concentrazione in campo. Poi c’è Nonge, e anche ragazzi di grande prospettiva che invece non vengono dallo scouting, come Nicolò Savona“.
Ora però nella testa di Tognozzi c’è solo una squadra: il Granada. Da costruire per vincere. Come allenatore ha scelto Guillermo Abascal, classe ’89 ex Spartak Mosca, con un passato anche all’Ascoli: “Ha idee di gioco moderne e ha fatto tante esperienze all’estero. C’è molta affinità calcistica: entrambi vogliamo un calcio aggressivo, è ciò che ci serve per tornare in Liga“. Gioventù al potere: Tognozzi e Abascal, 37 e 35 anni. Gioco offensivo e entusiasmo: la ricetta per ritornare grandi.