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L’esordio, Gattuso e la Scozia: ora Del Fabro “is magic”

Un gol, anche se sei un difensore, può stravolgere tutto. Soprattutto se quella rete è arrivata al 93’ ed ha completato una rimonta in trasferta su un campo difficile. Dario Del Fabro da quel momento, da quel 30 novembre, è entrato dritto nel cuore dei tifosi del Kilmarnock. Da quel momento è diventato “magic”, da lì in poi è diventato un idolo ed un esempio per tutta la tifoseria, che fin da subito lo ha adottato e dedicato un coro: “He’s magic you know, you’ll never get past Del Fabro” 

L’italiano che vive all’estero lo distingui subito. Parla in un altro modo, molto semplicemente. Lo capisci da alcune parole, che hanno senso solo perché sono un mix tra italiano e inglese. Dario Del Fabro le usa spesso. Dice “apparenza” invece che “presenza”, ma è normale. Perché in inglese si dice appearances. Quando si parla con un italiano che vive fuori, la conversazione inizia quasi sempre allo stesso modo. Il cibo, il clima, la nostalgia dell’Italia. Non in questo caso. Dario vive a Kilmarnock, una cittadina di 45mila abitanti a mezz’ora di macchina da Glasgow. Ci troviamo in Scozia, e lui qui si sta facendo grande, con tanta voglia di poter scrivere pagine importanti della sua carriera. 


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Dario Del Fabro, classe 1995, di proprietà della Juventus, lo scorso 29 agosto è passato in prestito proprio al Kilmarnock FC, la squadra professionistica più antica di Scozia (fondata nel 1869). Un’esperienza che lo sta coinvolgendo a 360 gradi, come racconta in esclusiva a GianlucaDiMarzio.com: “Sono arrivato all’ultimo, ho fatto un allenamento e dopo poche ore ero già in campo da titolare, contro il St.Johnstone, abbiamo vinto 1-0”. Poi, ovviamente, la sua nuova vita in Scozia, dove parlano un inglese difficile da capire anche per chi come lui parlava già la lingua: “Qui l’accento è molto diverso, sembra proprio un’altra lingua, all’inizio mi sono dovuto adottare, ma ora capisco bene tutto. Ero già stato in Inghilterra (al Leeds ndr.), qui alla fine è tutto molto simile, il modo di giocare si assomiglia. È un calcio fisico, aggressivo, non si può essere pigri, perchè nessuno ti perdona nulla…”. 

Ma come è finito qui Del Fabro? “Sono venuto perché conoscevo bene Angelo Alessio, l’allenatore. Quando ho saputo della possibilità non ci ho pensato due volte, sapevo che qui potevo fare bene e giocare tanto”. E infatti Dario è titolare fisso di una squadra che sta lottando per la zona playoff nel campionato scozzese. Poi Alessio è stato esonerato, ma questo non ha cambiato nulla nelle gerarchie della squadra. Del Fabro non si tocca in mezzo alla difesa. L’allenatore, Alex Dyer, che era già il vice-allenatore di Alessio, non lo ha mai messo in discussione. 

E poi quel coro, nato dopo il gol al 93’ contro l’HIbernian: “Era una partita fondamentale per la classifica, dei rivali diretti. Ho segnato nel recupero completando la rimonta. L’esultanza me la ricorderò per sempre. Sotto la curva, anzi… nella curva! La tribuna dei tifosi ospiti era praticamente in campo come sempre qui, così ho esultato in mezzo a loro. Indimenticabile. Da lì è nato anche il coro dei tifosi per me, ogni volta che lo cantano io sorrido, è emozionante”. 

“He’s magic you know, you’ll never get past Del Fabro”

Tra Celtic e Rangers? “Ho giocato sia ad Ibrox che a Celtic Park, il primo mi ha emozionato in modo particolare. Negli ultimi anni ero abituato agli stadi di Serie B, di colpo mi sono ritrovato in mezzo ad un campo con 60mila tifosi che urlano. I tifosi dei Rangers poi diciamo che sono molto caldi. Me lo aveva detto anche Gattuso…”

Gattuso? Sì, perché l’attuale allenatore del Napoli è stato un “padre calcistico” per Del Fabro: “A Pisa mi ha fatto crescere tantissimo, con lui ho fatto il salto di qualità. Quando mi ha chiamato ero ad Ibiza con i miei amici, pensavo fosse uno scherzo, non ci credevo. Poi con lui ho mantenuto un bel rapporto anche dopo. Ci siamo sentiti quando sono venuto qui in Scozia, perché ha giocato nei Rangers. Mi ha detto di non mollare e che l’esperienza in Scozia per lui è stata fondamentale. Poi con i Rangers abbiamo anche vinto settimana scorsa, un’altra bella soddisfazione. Contro Gerrard poi…”. 


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Però non è stato tutto scontato e semplice. Basta pensare l’esordio in Serie A il 21 dicembre 2012 con la maglia del Cagliari. Davide Astori viene espulso per seconda ammonizione. Così Diego Lopez lo chiama dalla panchina e lo fa debuttare in Serie A, contro la Juventus di Antonio Conte, con un uomo in meno. E la prima da titolare è stata all’Olimpico, qualche giorno dopo contro la Lazio. L’avversario in attacco era un certo Miroslav Klose, che con Del Fabro ha un passaporto in comune, quello polacco: “Mia madre è polacca, così a fine partita ci abbiamo scherzato…”. Oggi l’Olimpico è Celtic Park per Del Fabro, e la Scozia è diventata casa sua. L’accento scozzese, in fondo, non era poi così difficile da imparare per uno che parla il polacco. D’altronde lo dice anche il coro, “he’s magic, you know…”