Spal in B, il ds Vagnati: “Così, a 37 anni, ho costruito un sogno. L’sms più bello? Quello di Maiorino del Milan”
Quando a 33 anni aveva smesso di giocare a calcio, il presidente Mattioli non ha avuto dubbi. “Perché non fai il ds della Spal?”: proposta, folle ma affascinante. “Come dice Baudo… mi ha creato lui!” racconta a GianlucaDiMarzio.com Davide Vagnati. Adesso gli anni sono 37, la Spal – da quella fusione con la ‘sua’ Giacomense nel 2013, con cui aveva appena giocato l’ultima stagione della propria carriera da calciatore – è tornata in Serie B. Anche grazie a lui, direttore sportivo giovane e preparato che ha costruito un sogno e che è apprezzato da tutti: “Però è stato Mattioli a convincermi a fare questo lavoro qui, risposi subito di sì perché ero felice della possibilità che mi stava dando. Voleva dire che aveva stima in me, ed io pensavo che questo sarebbe stato il mio mondo”.
E infatti adesso se ne sta lì, sulla vetta del girone B di Lega Pro. Quasi un record per un direttore sportivo giovane giovane come lui. Davide Vagnati e la Spal, storie di un calcio che stupisce ancora. Festa? Contenuta. Anche se in piazza a Ferrara, sabato sera, il suo momento di gioia se l’è preso eccome. Però “non sono uno che le ore piccole, mi piace stare con la famiglia: ho due bimbi piccoli – di dieci e sei anni – ed una moglie bellissima”, come il film in cui una donna comune diventava volto da calendario. Anche se a casa Vagnati, le prime pagine, se le prende tutte lui. “Dire che Ferrara è una bella piazza vuol quasi dire sminuirla: il risalto di questa promozione della Spal è grande, perché rievoca sapori di un calcio di un altro tipo che qualcuno ha visto 40/50 anni fa. La Spal è un patrimonio del calcio che è finalmente tornato dove merita, dove conta, dove è bello vedere Ferrara”, racconta il ds. Vagnati innamorato di Ferrara, città che applaude e ricambia. E non è la sola: “Almeno 250 sms ho ricevuto!”, confessa. Il più speciale? “Quello di Majorino, ds del Milan”: soddisfazione non da poco. Però, un sogno così, come si costruisce? “Facendo almeno 60.000 km l’anno per vedere tante partite, e tantissime ne ho viste pure in video cercando di conoscere più giocatori possibili e magari sbagliando anche, ma coi miei occhi. Alla fine paga”, eccome. Come la scelta di Semplici, “forse l’operazione di mercato di cui sono più orgoglioso”. Perché? “Sono convinto che ci abbia dato tanto, che la nostra grande forza sia stata l’organizzazione e non lo spendere”. Si riparte da lui? “Sarebbe un delitto non farlo”.
Stop, rewind. Vagnati riavvolge il nastro di una stagione intera. Aneddoti? “Le facce dei giocatori negli spogliatoi a Pisa dopo la sconfitta. Entrai che avevano appena finito di parlare, anche con toni piuttosto accesi: erano delusi, eppure avevano gli occhi della tigre. Uno sguardo carico che pensava già al Santarcangelo”. E’ l’immagine di un gruppo “affamato, che aveva voglia di dimostrare qualcosa. Ed era ciò che cercavamo quando abbiamo costruito questa squadra. Sono felice che molti vogliano restare, noi cercheremo di capire chi di loro avrà più voglia per la B. E ci affideremo a quel gruppo lì”. E non solo, perché poi ci sarà anche il mercato e lì “siamo già andati a vedere due partite domenica scorsa, non ci faremo trovare impreparati”. Una dedica, però, c’è in questo momento speciale? “A mio nonno, e a tutti i sacrifici che ha fatto per me e per venire a vedermi giocare. Sarebbe fiero ed orgoglioso di vedermi vivere un momento così”. Da special one dei ds: 37 anni, una promozione, un sogno (realizzato) per Ferrara. Davide Vagnati e la Spal, to be continued…