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Sommella: “Il mercato francese uno dei migliori. Nelle banlieue c’è molta scelta”

Da Fares ai tanti giovani portati in Italia, oltre a un aneddoto su Gianni Di Marzio: l’intervista a Fabio Sommella, agente attivo sull’asse Italia-Francia

“Scusa, sono in viaggio. Adesso sto andando a vedere Valenciennes U19-Reims U19, ieri sono stato ad Auxerre-Lorient e stasera vado a Lille per Lille-Tolosa. Domani invece vado a Reims-Monaco di Ligue 1 e alle 15:00 andrò a guardare l’U17 del Reims contro l’Auxerre”. La chiacchierata con Fabio Sommella, agente, inizia così. Lo dice con naturalezza, quasi come fosse normalità guardare cinque partite allo stadio in meno di due giorni. Ma effettivamente per lui lo è. 

Sommella conosce ogni angolo della Parigi calcistica e cura tantissime operazioni a livello giovanile nell’asse Francia-Italia. Come è arrivato a occuparsi di questo mercato? “Sono padrone della lingua, ho avuto la possibilità di viaggiare per Parigi per diversi motivi, ‘da cosa nasce cosa’ e mi sono trovato a sviluppare questo mercato”.  

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“Al mio lavoro ho dato un’impostazione da scout”

Scovare nuovi talenti francesi per lui è ormai una passione oltre che un mestiere. Lavoro che lui svolge con professionalità, attenzione e soprattutto innovazione. Il suo metodo, infatti, è differente: “Ho dato un’impostazione da scout al mio lavoro: ho cinque telecamere personali, i miei ragazzi vanno a filmare delle partite in base alle segnalazioni e da lì offro gratuitamente ai club l’opportunità di vedere i filmati dei match. Dopo averli visti, le squadre mandano i propri scout in Francia e io li porto sui campi delle banlieue a visionare i ragazzi che avevano già visto in video – spiega Sommella – Questo è il mio modo di lavorare, da capo scout. Mi piace presentare la situazione in maniera molto chiara, cerco di ridurre l’errore al minimo. Loro conoscono già le caratteristiche del giocatore e dal vivo vengono per validare o meno il mio progetto”. 

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Sommella poi spiega ancora più nel dettaglio: Io ho investito sul mio lavoro, per far sì che i club anziché mandare gli scout ovunque e tutti i giorni, li mandino in maniera mirata per un determinato calciatore. Gli faccio già una panoramica per ciò che possono vedere, perché Parigi è così vasta che per coprirla bene servirebbero tante risorse umane. Io vivo a Parigi d’inverno, in Italia d’estate. Ho molti collaboratori, anche altri agenti con cui mi sento. Ho un insieme di partnership con diverse agenzie. Ne ho fatta una ieri e nel pomeriggio hanno convocato due giocatori in nazionale – dichiara sorridendo – Non so se ho avuto fortuna io o viceversa”.

“Il calciatore francese è un mix di tre componenti”

Oltre alla padronanza della lingua e alcune occasioni colte al volo, Fabio Sommella ha però scelto la Francia per altri motivi ben definiti: “Il mercato francese è uno dei mercati più importanti dopo quello brasiliano, ma con la differenza che i brasiliani sono extracomunitari, i francesi no. Il calciatore francese è un mix tra un africano, un arabo e un francese. Ha il fisico dell’africano, la mentalità dell’arabo e l’educazione francese. Tre caratteristiche che assemblate tra loro formano un ottimo giocatore”.

Si sente spesso parlare di Premier League, Serie A e negli ultimi tempi anche di Bundesliga, ma poco della Ligue 1: “Non credo però che il campionato francese sia sottovalutato. Tutti i club vengono in Francia a fare scouting. Si pensa che lo sia perché il PSG è di un altro livello e le altre magari non sembrano all’altezza. Presi singolarmente, in Francia ci sono calciatori con potenzialità incredibili. In giro per il mondo i francesi sono nei club più importanti, da leader e non da comprimari. Io però credo che il calciatore francese debba andare via dalla Francia per completare la formazionespiega l’agente – O meglio, non deve andare via per questioni economiche, ma perché la formazione francese è basata sulla tecnica, mentre in Italia – per esempio – tatticamente siamo più meticolosi, in Germania si lavora tantissimo fisicamente così come in Inghilterra. Secondo me dunque la formazione francese, messa a disposizione della tattica e della mentalità italiana, fa sì che i calciatori francesi possano essere i migliori in assoluto”.

“Fares l’operazione di cui vado fiero, ma non è l’unico”

Di giovanissimi calciatori francesi ne ha visti tanti negli ultimi anni, ma la sua prima operazione è quella per cui ancora oggi va maggiormente fiero. E risale a circa dieci anni fa: “Ho una formazione da scout e ho iniziato a collaborare nel 2012 con Sean Sogliano a Verona, in Serie B. Nel 2013 sono ufficialmente entrato con un contratto. L’operazione di cui vado più fiero è Mohamed Fares. L’ho scovato dalla strada, era stato mandato via dal centro d’addestramento del Bordeaux. Lo avevo visto in un paio di partite e ho spinto per farlo venire in Italia. Il responsabile del settore giovanile del Verona era Gemmi, il ds era Sogliano e quando portai giù Fares per la prima volta, Sogliano – che è uno molto meticoloso – disse a Gemmi ‘Sai, voglio venire a vedere il francese che ci ha mandato Fabio, oggi farà il primo allenamento’. Lui fece subito vedere qualcosa di interessante e lo portammo al torneo di Arco”, ha dichiarato Sommella.

L’agente ha poi proseguito: “Quell’anno, gli Allievi del Verona erano ultimi in classifica in campionato e vinsero quel torneo con un paio di innesti, tra cui Fares che giocò attaccante e fece il capocannoniere. Vinsero contro Roma, Lazio e Inter. In seguito, il Verona fece una plusvalenza, quindi per me a oggi è l’operazione più importante. Un giocatore che viene dalla banlieue parigina non ha limiti, non devi per forza comprare un giocatore dal PSG, dal Lione o altre big. A Parigi c’è un vivaio pazzesco con pro e contro: il pro è il materiale umano, il contro è che i giovani di oggi non sono tanto inquadrati. Fares è cresciuto nel Jeunesse Aubervilliers, che è lo stesso club dove è cresciuto Mathys Tel del Bayern. Lui ha fatto U13, U14 e U15 lì e poi è andato al Montrouge, poi è andato al Rennes. La formazione vera e propria però se la dividono Aubervilliers e Montrouge”.

Fares, Tel, ma non solo: “Anche Kamate ha una bella storia”

Fares, Tel e ce ne sarebbero molte altre da raccontare. Sommella si sofferma però su un’altra operazione – più recente – portata a termine: “Un’altra storia che mi è piaciuta molto è quella di Issiaka Kamate all’Inter. Lui è un 2004, lo abbiamo portato a Milano durante il lockdown. L’Inter lo ha tenuto tre mesi e poi gli hanno subito fatto il contratto da professionista, gioca la Youth League ed è tra i migliori. L’ennesima dimostrazione che non serve pescare per forza dai grandi club. – spiega Sommella -Kamate ha fatto un percorso diverso. Lui ha giocato nell’Espérance Aulnaysienne ,è nato a Aulnay-sous-Bois, paesino vicino Parigi da dove escono tantissimi calciatori: Moussa Sissoko, Olivier Dacourt, davvero tanti. Poi gli ultimi sei mesi li ha fatti al Montfermeil, altro settore giovanile che sforna parecchi talenti. Tutti si ricordano dell’ultimo club, ma l’importante è dove i ragazzi fanno U13, U14, U15. Anche Kamate comunque esce dalla banlieue parigina”. 

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È stato un mercato ricco di operazioni sull‘asse Francia-Italia e Sommella ce ne racconta qualcuna: “In questa stagione ho portato sei giovani in Italia. Uno è Maye Kouadio, 2006 dell’Inter, non ancora professionista. Lui sta già facendo benissimo. Poi c’è anche un difensore centrale del 2005, che ha firmato al Monza. Al Parma abbiamo mandato un 2006, Sama Coulibaly, che ha firmato a febbraio e ha già giocato al torneo di Viareggio. Adesso faremo firmare un altro 2006 difensore centrale sempre con il Parma. Loro sono molto attivi sul mercato francese. Infine abbiamo altri 2007 che sono nel mirino di club importanti, che adesso saliranno su a vederli”. 

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“Doue e Belocian da attenzionare, il Rennes lavora bene”

Vista l’attenzione e lo studio che Fabio Sommella ripone sulla Ligue 1, inevitabile poi chiedergli quali secondo lui sono i giovani più interessanti adesso in Francia: Desire Doue è un 2005, gioca al Rennes e ha già segnato. Un altro 2005 del Rennes interessante è Belocian, già convocato in prima squadra. Il Rennes sta lavorando molto bene. Poi c’è anche Ben Seghir, anche lui un 2005, ma del Monaco. A me però piace particolarmente un giocatore: Enzo Le Fée, giocatore fondamentale per il Lorient. Per me è più forte di Maxime Lopez, ha caratteristiche simili. Con De Zerbi farebbe 50 partite su 40″.

Tanti i giovani che puntano ad emergere, diversi sono anche i talenti passati dalla Francia in questi anni. Ce n’è uno in particolare però che ha colpito Sommella: “Per me il talento più importante di tutti i tempi in Francia è Ben Arfa. Ha fatto scelte sbagliate, comportamentali, l’entourage non l’ha aiutato come doveva e si è ritrovato a fare una carriera ‘normale’, ma lui poteva davvero essere tra i grandi. Poteva vincere cinque Palloni d’oro consecutivi”.

“Vi racconto dell’aneddoto con Gianni Di Marzio”

Oltre trenta minuti di chiacchierata, tra intervista, curiosità personali e risate. È quasi il momento dei saluti, ma proprio quando la chiamata sta per terminare, Fabio Sommella esclama: “Ecco cosa dovevo raccontarti! Un aneddoto carinissimo, che mi lega a Gianluca perché riguarda suo padre”. Quando fa il nome di Gianni Di Marzio il tono della voce cambia, quasi per un mix di rispetto ed emozione nel parlarne. Poi riprende: “Prima del lockdown organizzai un raduno. Andammo io e Gianni Di Marzio a Parigi insieme, rimanendo un po’ di giorni e ridendo tantissimo. Lui mi disse ‘Fabio organizziamo un raduno? Collaboro con Zamparini a Palermo e vorrei vedere qualche ragazzo’. Nell’occasione raccontò ai ragazzini cosa aveva fatto nella sua carriera, gli disse anche che aveva scoperto Maradona e loro, stupiti in quel momento, continuavano a guardarlo quasi esclamando ‘Oh ma questo signore ha scoperto Maradona’. 

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Poi inizia il torneo e dunque il lavoro: osservare ragazzi promettenti. “Abbiamo visto qualcosa in quel torneo, ma solitamente gli ultimi cinque minuti si è stanchi e si segue poco. Gianni però a un certo punto alzò gli occhi e disse ‘Ma questo chi è? Perché non ha giocato fin qui?’. In realtà il ragazzo stava giocando dall’inizio, ma in difesa. Il suo ruolo era a centrocampo. Gli piacque subito e volle incontrare il ragazzo e la famiglia, per portarlo in Italia. Per diversi motivi non l’ha potuto portare a Palermo e allora io tornai in Italia con questo nome. Incontrai Roberto Samaden (direttore del settore giovanile dell’Inter), che mi disse: ‘Non mi porti mai un giocatore’, scherzando. Io risposi che aveva vinto tutto, dall’U3 all’U19 – dichiara sorridendo Sommella – e non avevo giocatori del suo livello. Mi disse però che aveva bisogno di un centrocampista, allora ne approfittai e gli raccontai di questo calciatore. Lo volle vedere all’Inter, glielo mandammo e firmò subito con il club nerazzurro. Il ragazzo si chiama Christopher Attys, un 2001 che ora sta all’Imolese in Serie C, ma ha fatto tre anni all’Inter e uno alla Spal, risultando uno dei migliori della categoria. Poi è stato sfortunato tra covid e robe varie”.

Testa, cuore, competenza, innovazione e tante, tantissime partite viste sui campi: sono questi i segreti del lavoro di Fabio Sommella, sempre più al centro dell’importante asse di mercato Francia-Italia, dove continua a scovare giovani talenti tra le banlieue.