“Simone, ci sei?”. Longo chiama Edera: come nel 2015
Avete presente la sensazione di un cerchio che si chiude? O che si apre, in realtà. Perché il binomio Moreno Longo-Simone Edera è da un po’ che solleticava le dita degli articolisti. Da quando, cioè, la panchina del Torino ha cambiato proprietario. Dobbiamo tornare al 16 giugno 2015: si gioca al Mapei Stadium, teatro della finale del Campionato Primavera tra i granata e la Lazio guidata da Simone Inzaghi.
Quel gol immagine
Un’estate già caldissima, per i tifosi del Torino un pochino di più. Da sempre l’ambiente ha guardato con interesse ai suoi giovani: ricordi di un fasto che era il Filadelfia e tutta quella cantera che aveva faticato a ritrovarsi, dopo gli anni bui del fallimento. Longo (qui la sua storia) era riuscito nel miracolo: arrivare alla seconda finale (la prima era nel 2014, vinse il Chievo) e alzare il trofeo. Chi fu decisivo? Un ragazzino, che faceva spola con la selezione Allievi: di lui si parlava un gran bene. Edera, appunto.
Contro la Lazio si era arrivati ai rigori. Quello di Simone, giovanissimo e anche un po’ emozionato, fu decisivo. Un urlo contro il cielo, una corsa ad abbracciare l’uomo che gli aveva permesso di vivere tutto questo. L’anno successivo, per Edera fu l’anno della consacrazione in Primavera. Molte più partite da titolare, alcune ad alti. Sempre con la mano di Longo a guidarlo.
Mihajlovic e i gol a Roma
Di questo, Simone, ha sempre avuto bisogno: una guida che gli desse fiducia. Che lo facesse crescere. Nessuna storia lacrimevole alle spalle, sia chiaro: vuole bene a entrambe le famiglie (mamma e papà ne hanno ricostruite due, negli anni) e anzi spesso organizza pranzi per stare tutti insieme. Ma il calcio gli ha insegnato ad avere più fiducia e maggiore concentrazione. Le esperienze in prestito i primi anni (Venezia e Parma) non erano state un granché. Poi, a Torino era arrivato Mihajlovic, che gli permise di segnare la sua prima rete in Serie A (un capolavoro con la Lazio di Inzaghi, di nuovo) e poche settimane dopo anche in Coppa Italia, sempre all’Olimpico di Roma, contro i giallorossi. Era la stagione 2017/2018, quella che con 14 presenze in campionato gli valse il rinnovo e l’adeguamento contrattuale (qui le cifre), prima di un’annata decisamente faticosa e il prestito al Bologna, proprio dove era tornato Sinisa, che lo ha sempre stimato molto.
Pescato in oratorio
Come Longo, appunto. Era il 2007, quando a Simone venne prospettata l’idea di giocare in maglia granata. Stava giocando in un oratorio nella periferia di Torino. “Ti va di provare con noi?”, gli chiesero. Fu subito amore. Chissà cosa avrebbe risposto se proprio con quella maglia sarebbe partito titolare a San Siro, per aiutare la squadra a superare un grandissimo momento di difficoltà. Forse si sarebbe messo a ridere. O forse starebbe pensando che la sua occasione, questa volta, sia davvero arrivata. Un po’ un cerchio che si chiude (o apre?), ricordando quel 2015.