Coppa d’Africa, Cissé cerca la doppietta nel nome di Metsu
Un intreccio di coincidenze lega i due ct più vincenti della storia dei “Leoni della Teranga”
C’è una sottile linea rossa a unire i destini dei due uomini che, in momenti diversi, si sono fatti carico delle sorti del Senegal del calcio e ne hanno segnato la storia.
Questi due uomini rispondono ai nomi di Bruno Metsu e Aliou Cissé. Il primo era il ct (francese) della squadra che nel 2002 al Mondiale raggiunse clamorosamente i quarti di finale, mentre Cissé ne era il capitano.
Nel 2022, da allenatore, Cissé ha guidato i “Leoni della Teranga” alla vittoria della prima Coppa d’Africa della loro storia, nella finale contro l’Egitto.
La storia di Bruno Metsu
Fino al 2000, Bruno Metsu era un “signor qualunque” del calcio. Un’onesta carriera in Ligue 1 e nelle serie minori francesi, prima da giocatore e poi da allenatore. Ma in quell’anno arriva una chiamata, anzi, “la” chiamata. Metsu diventa commissario tecnico della nazionale senegalese, ma sarebbe riduttivo considerare la sua permanenza nel Paese solo alla luce del calcio: la sua diventa un’esperienza immersiva, travolgente. Sposa una donna senegalese, si converte all’Islam, cambia nome, diventando “Abdoul Karim”. Il suo ascendente nei confronti del popolo senegalese è almeno pari alla stima che si guadagna presso i giocatori, qualcuno inizia a chiamarlo “santone“. Morirà nel 2013, a 59 anni, per un tumore al colon, e la commozione sarà enorme anche nella sua “seconda patria”.
Il più grande risultato di Metsu alla guida del Senegal è la qualificazione ai Mondiali di Corea e Giappone 2002. Nella partita inaugurale del torneo, i Leoni battono clamorosamente i campioni in carica della Francia. Arriva la qualificazione agli ottavi, e poi la vittoria contro la Svezia regala i quarti: un traguardo inimmaginabile. Che consente di riscattare una delusione atroce, cocente, fresca: la sconfitta nella finale di Coppa d’Africa contro il Camerun, ai calci di rigore.
Cissé, Inferno e ritorno
Il capitano di quella squadra era Aliou Cissé, difensore che giocò fra le altre anche nel Paris-Saint-Germain. Cissé sarebbe diventato il giovanissimo ct del Senegal che più si sarebbe avvicinato allo straordinario risultato di Metsu: nel 2018 i Leoni furono eliminati al Mondiale di Russia per colpa di un cartellino giallo in più rispetto al Giappone – la regola del fair-play era stata scelta dalla FIFA, non senza polemiche, come “extrema ratio” in caso di parametri di classifica identici.
Nel febbraio di due anni fa Cissé da CT ha riscattato idealmente l’errore nell’ultimo rigore della serie contro il Camerun del 2002 (una parabola, quella da capro espiatorio a trionfatore, non riuscita per esempio nell’estate 2022 a Gareth Southgate, ct inglese).
Ma in quel gennaio del 2002, Cissé, che fa parte di una famiglia senegalese dalle antichissime e nobilissime origini, non avrebbe mai potuto immaginare che il peggio dovesse ancora venire. Nel settembre di quello stesso anno, infatti, fu colpito da una tragedia personale di gigantesche proporzioni: il naufragio e l’affondamento del traghetto Joole causò la morte di 11 suoi familiari.
Sono passati 22 anni da quel 2002 di lacrime, di gioia e di dolore. Cissé ha vissuto la sua personale redenzione: viaggio all’Inferno e ritorno. Nel dicembre del 2022 ha anche portato il Senegal agli ottavi dei Mondiali in Qatar, persi poi contro l’Inghilterra.
Ora comincia un’altra battaglia, un’altra Coppa d’Africa. Il Senegal vuole fare back to back e ha molte carte in regola. E siamo sicuri che il primo pensiero del suo CT andrà ancora lassù, a Bruno, da cui tutto era cominciato.