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Coppa d’Africa, i segreti del successo del Senegal di Aliou Cissé

Dopo due finali perse, il Senegal è finalmente riuscito a vincere la Coppa d’Africa: ecco i segreti della nazionale allenata da Aliou Cissé

Nel segno di Sadio Manè: dopo aver sbagliato un rigore a inizio match, realizza quello decisivo dopo i tempi supplementari e consegna la coppa al Senegal, la prima della loro storia.

Non solo l’esterno del Liverpool però. Il Senegal può contare in rosa su calciatori di assoluto valore: da Koulibaly a Gueye, passando per Kouyaté e Diallo. Tra i segreti di questa vittoria c’è però anche la mano del CT Aliou Cissé, che – dopo quel rigore decisivo sbagliato contro il Camerun nella finale del 2002 – si è finalmente preso una rivincita personale nella massima competizione africana per nazionali. 

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La duttilità della rosa del Senegal

Una delle caratteristiche che ha sicuramente portato al successo il Senegal è la duttilità della rosa: il merito di Cissé è sicuramente quello di aver sfruttato al massimo questa qualità, trovando diverse soluzioni in tutti e sette i match disputati. Le difficoltà legate al Covid nelle prime due sfide – dove mancavano giocatori chiave come Koulibaly e Mendy – hanno quasi costretto Cissé ad assumere un atteggiamento conservativo, schierando un classico 442 con alcuni giocatori fuori ruolo, come Bouna Sarr adattato a mezzala o esterno d’attacco.

5 punti, 0 gol subiti, ma un solo gol fatto: troppo poco in tre partite per una squadra con giocatori di spessore come il Senegal. Ecco che dagli ottavi di finale, grazie alla duttilità dei vari giocatori in rosa, Cissé trova il punto di svolta: dal solito 442 (a tratti 4231) si passa al 433. Qui viene fuori tutta la qualità degli offensivi senegalesi: Manè ha più spazio di venire in mezzo tra le linee, Dia di scardinare la velocità nell’uno contro uno. Il merito? Sicuramente della prima punta Famara Diedihou – bravo a creare spazi per gli esterni – ma soprattutto del centrocampo a tre, formato da Mendy, Gueye e Kouyate, punti di forza dei rispettivi club e centrocampisti con grande capacità d’inserimento. Risultato? Otto gol fatti in tre partite tra ottavi, quarti e semifinale. 

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 La solidità difensiva

Alla base di ogni successo c’è spesso una consolidata e organizzata fase difensiva: il Senegal ha subìto soltanto due gol (contro Guinea Equatoriale e Burkina Faso), ha concesso pochissimo agli avversari ed è stato padrone del campo in ogni partita. Il merito è sicuramente delle ottime individualità in difesa: Koulibaly è un pilastro del Napoli, Diallo si ritaglia spesso uno spazio nel PSG così come Sarr nel Bayern Monaco. Alla base però dell’ottimo rendimento dei singoli c’è un’organizzazione tattica in fase di non possesso non indifferente.

Cissé, a differenza degli altri CT in Coppa d’Africa, ha dato più un’impronta europea al Senegal da questo punto di vista: i movimenti sono sincronizzati, i difensori hanno il sostegno di tre calciatori molto dinamici a centrocampo – in primis Gana Gueye – e la squadra attua un pressing organizzato sul portatore avversario che difficilmente (o mai) si è visto nella competizione. Dettagli che alla fine hanno fatto la differenza: com’era il discorso delle selezioni africane indisciplinate tatticamente?

La profondità della rosa

Tre dei nove gol totali segnati dal Senegal sono stati realizzati da calciatori subentrati dalla panchina: puro caso? Sicuramente no. La rosa dei “Leoni della Teranga” è molto ampia e offre a Cissè diverse soluzioni, sia in attacco che nelle altre zone di campo. Uno tra i calciatori più incisivi a partita in corso è stato sicuramente Bamba Dieng, attaccante del Marsiglia. Il classe 2000 è subentrato per quattro volte e in tutti e quattro i casi ha spaccato il match: contro Capo Verde ha addirittura realizzato la rete del 2-0 che ha chiuso il match. Punta centrale molto rapida e abile ad attaccare la profondità, è spesso stato l’asso nella manica di Cissè che lo inseriva nell’ultima mezz’ora, quando le difese avversarie erano stanche. 

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Non solo Dieng, però: Kouyate ha segnato il suo unico gol subentrando dalla panchina, contro la Guinea Equatoriale. I guineani tenevano bene il campo e al 65′ il risultato era di 1-1, ma l’ingresso del centrocampista del Crystal Palace ha cambiato tutto: subentrato al posto di Pape Gueye, ha offerto fisicità e capacità d’inserimento ai suoi e – a 3 minuti dal suo ingresso – ha realizzato la rete del 2-1 che ha messo la gara in discesa. Match poi chiuso da Ismaila Sarr, freccia del Watford subentrato anche lui a gara in corso, che ha realizzato il 3-1 con uno dei suoi tagli alle spalle della difesa quando la Guinea Equatoriale non ne aveva più. 

Tutte scelte azzeccate dal CT Aliou Cissé, in grado di saper leggere bene le partite, rimescolare le carte e rompere il ritmo e la solidità degli avversari con i cambi giusti al momento giusto. “Un giorno, non so quando, il nostro continente salirà sul tetto del mondo”: esclamò un po’ di tempo fa Cissé. Per quello c’è tempo, intanto l’ex difensore di PSG e Birmingham si gode la prima storica vittoria del Senegal in Coppa d’Africa.