Matić: “Perché ho lasciato Roma? Meritavo maggiore rispetto, mi è mancata stabilità”

Ospite a “L’Originale del Lunedì” di Sky Sport, il centrocampista del Sassuolo Nemanja Matic ha raccontato il passaggio in neroverde e alcuni retroscena
Nemanja Matic è tornato in Italia durante la scorsa sessione di calciomercato. Dopo l’esperienza alla Roma nella stagione 2022/23, si è trasferito al Sassuolo, con cui ha giocato cinque gare, l’ultima anche da capitano.
Il centrocampista serbo, ospite a “L’Originale del Lunedì” di Sky Sport, ha raccontato innanzitutto il “derby” contro De Bruyne: “Ho giocato tante volte contro di lui, forse anche più di 6. È un giocatore fantastico ed è un ottimo ragazzo anche fuori dal campo, è difficile fermarlo soprattutto quando gioca in una squadra con altri top player. È sempre bello giocare contro top player come lui, devi dare sempre il 100% e anche di più per vincere e fermarlo“.
Su Conte: “Antonio è sempre lo stesso, con i top player (De Bruyne, ndr) è così: vogliono giocare sempre e vogliono fare tanti gol, assist, avere un impatto. Quando non ci riesci non sei contento ed è normale. I top player si comportano così, poi sul momento può essere un po’ arrabbiato con l’allenatore, ma sono sicuro che avranno risolto i problemi, Antonio è bravissimo“.
Le considerazioni di Matic sull’Inter, Vlahovic e la nuova generazione
Un commento sull’Inter di Chivu: “Stanno cercando di pressare di più nella metà campo avversaria, hanno qualità e i giocatori giusti per farlo. Ovviamente Chivu e Kolarov sanno su quali tasti puntare affinché la squadra possa migliorare e migliorerà step by step“.
Matic ha parlato anche di Vlahovic: “Quando è andato alla Juventus, ero praticamente sicuro che sarebbe rimasto 10 anni vista anche la sua giovane età. Non conosco i motivi per cui non performi come prima e rispetto alle aspettative, non ho praticamente mai giocato con lui. Cosa dicono in Serbia di Vlahovic? Tutti dicono che sia il miglior giocatore serbo in questo momento, ora il calcio in Serbia è diverso da 10-15 anni fa quando eravamo mediamente a un livello più alto“.
L’opinione di Matic sulla nuova generazione: “Penso che la nuova generazione giochi troppo alla play station: ci sono così tante distrazioni al di fuori del calcio. Ci sono i social media, tante cose da fare con i tifosi, questo distoglie la concentrazione dal calcio. Quando ero giocane ero fortunato a non avere queste cose fuori dal calcio, potevo solo giocare a calcio e ad altri sport. Oggi hanno così tante altre cose da fare, non è facile concentrarsi unicamente sullo sport: si allenano due ore al giorno e basta, io stavo tutto il giorno in campo“.
Modric? “I grandi vecchi sono in forma. Ovviamente non giudico i giovani, non è facile, ci sono così tante cose da fare. È più difficile aiutare i giovani, perché hanno facilmente accesso a tutto quanto, diventano amici o si vogliono emulare subito Messi e Ronaldo, diventa difficile concentrarsi unicamente sul campo“.

La decisione di lasciare Roma
Il centrocampista ha raccontato cosa l’ha portato a lasciare Roma, prima di unirsi al Rennes: “Devo partire dall’inizio: quando ho scelto la Roma e sono andato via dal Man United per entrare in un progetto dove restare almeno un paio d’anni. Avevo ricevuto alcune offerte interessanti con proposte triennali e già non ero più molto giovane. Poi è arrivata la proposta della Roma da Mourinho e all’inizio non volevo andare perché la proposta era di un anno. Poi ho parlato con Mourinho, con il procuratore… per lui soprattutto, la società e i tifosi ho scelto la Roma e mi è stato detto ‘Firma, e se le cose andranno bene parleremo di rinnovo già a gennaio’”.
Ha aggiunto: “All’inizio, anche con la mia famiglia, non avevamo la stabilità giusta. Ho scelto Roma soprattutto per José. Secondo me ho giocato bene e stavo giocando bene, a gennaio nessuno ha bussato alla mia porta, ho cercato io dei contatti e mi era stato detto che se avessi giocato più del 50% delle partite, avrei avuto il rinnovo automatico, ma non era ciò che avevamo definito l’estate precedente. Quindi avevo la sensazione di essere continuamente in prova, ma ero e sono un giocatore esperto, meritavo maggiore rispetto e a febbraio ho detto alla società che avrei dato il massimo fino a fine stagione per portare la squadra il più lontano possibile“.
“Penso di aver sempre dato il massimo per tutti, poi a fine stagione loro erano già a conoscenza della decisione, per questo ho deciso di andar via. Il problema sono state le persone che hanno promesso qualcosa e non l’hanno mantenuto, mi è mancata stabilità e non mi sentivo bene con quelle sensazioni: ho fatto del mio meglio e stavo bene, ho percepito l’affetto dei tifosi, che mi hanno rispettato più della società. Il Rennes ha bussato alla mia porta proponendomi un triennale, che significava maggiore stabilirà. Una volta spiegato il progetto ho pensato a ciò che era meglio per me e per la mia famiglia. Ora è passato un po’ di tempo da quel momento: le persone non sono più le stesse e ne parlo tranquillamente. Non sono stati scorretti, ma avrei meritato maggiore rispetto“.