“Sindaco” Sansovini, da Zeman alla D: “A quasi 40 anni segno e mi diverto”
L’ex attaccante del Pescara di Immobile, Insigne e Verratti – oggi alla Virtus Notaresco – si racconta in esclusiva: “Smettere? Mai! Finché c’è la passione continuo”
Primo cittadino senza elezioni, ma con un plebiscito popolare. Una campagna elettorale fondata sui gol al posto dei manifesti. Marco Sansovini, a Pescara, sarebbe diventato sindaco a pieni voti, unendo il ricco e il proletario, il medico e il pescatore. E’ il 2008, tempo di elezioni. Un quotidiano locale indice un sondaggio per capire le preferenze dei pescaresi, e in graduatoria c’è anche Marco. I tifosi scelgono di farsi rappresentare dall’attaccante biancazzurro, autore di 16 reti quell’anno.
“L’affetto che mi ha dimostrato Pescara è impagabile”, racconta Sansovini a gianlucadimarzio.com . “Non lo scambierei neanche per l’esordio in A! Sono contento della mia carriera. Non aver mai giocato in A resta un piccolo rimpianto, ma se mi chiedessero di fare a cambio con l’amore dei pescaresi direi di no”.
SEMPRE IN GOL
Una fedeltà eterna, mai scalfita, soprattutto con i rivali del Chieti: “C’è stata un proposta in estate, ma ho detto di no. Ho troppo rispetto per Pescara per poter accettare la squadra rivale”. Oggi Sansovini gioca in Serie D con la Virtus San Nicolò Notaresco, squadra abruzzese. Ha segnato 9 reti ed è in testa alla classifica di Serie D con 40 punti. Viaggia verso l'ennesima promozione.
Due ginocchia che hanno fatto crack troppo presto. Un destro-sinistro micidiale che avrebbe messo al tappeto anche Anthony Joshua, campione mondiale dei pesi massimi. A 20 anni non era ancora pronto per gettare l’asciugamano al centro del ring. Così Sansovini è ripartito lontano da Roma, la città in cui è nato 39 anni fa (a giugno saranno 40).
370 km più nord, a Viareggio. 67 partite e 13 gol nei suoi due anni bianconeri. Il resto della carriera è un su e giù per la Penisola. Un sali-scendi simile ai gradoni di Zeman, l'allenatore che da centravanti spostò Sansovini esterno destro, senza intaccarne la fase realizzativa.
PESCARA, CASA
In Abruzzo trova il suo nido, a Pescara la sua città, vissuta in tre mandati, ognuno da gestire in modo diverso. Il primo nel 2007/08. “La prima volta che arrivai la società non esisteva, era tutto allo sbando, c’era solo la squadra, qualche dirigente e i magazzinieri. Allo stadio venivano in pochi. Poi, durante la stagione, facemmo bene e richiamammo tanta attenzione. Fu un orgoglio".
"Le esperienze successive furono diverse, perché eravamo la squadra che doveva vincere il campionato. Facemmo una buona stagione in Serie B con Di Francesco e quella successiva, nel 2012, ci fu la storica promozione. La città ci amava. Si parlava addirittura di 100.000 persona a festeggiare per le strade di Pescara. Una cosa meravigliosa, irripetibile”
Capitano di Immobile, Verratti e Insigne. Loro, ora, trascinano l’Italia a Euro 2020, lui sogna la Serie C la sua Virtus Notaresco. Gli allievi che superano il maestro, una storia comune ma incredibilmente vera. “A Ciro non servivano consigli. Era già maturo per la sua età. Verratti? Non vederlo in Serie A, per noi, è una perdita enorme. Lo possiamo ammirare solo in Nazionale, dove fa comunque ottime cose. Io credo che sarà per altri anni uno dei leader principali del nostro calcio”. E Insigne? “Sta attraversando un momento delicato".
IL DRAMMA
Un’annata spettacolare, anche se non sono mancati momenti di difficoltà a livello psicologico. La voce cambia, lo capiamo da come pesa le parole. Sansovini si ferma, poi riprende: “Ricordo la morte in campo di Morosini durante Pescara-Livorno. Viverla fu inspiegabile, restammo traumatizzati. Poi a marzo ci fu la scomparsa dell’allenatore dei portieri, Franco Mancini. Una persona eccezionale, un professionista. Quando viene a mancare un uomo così è davvero devastante”.
Sansovini riparte e va ancora in giro. Cremonese, Teramo, Fermana. Fino a Notaresco, ancora in Abruzzo: “Qui ho trovato un ambiente sano. È un gruppo che mi ha accolto nel migliore dei modi, sono davvero contento quando mi alzo la mattina e vado ad allenarmi”. Anche a 39 anni: “E’ questo il mio segreto. Sto bene con i compagni e segno, non chiedo altro”.
Idee chiare anche per la sua avventura una volta terminata la carriera: “Sarebbe bello diventare un alleantore”. Il patentino da mister già lo possiede, il futuro sarà in panchina. Per la fascia da sindaco, invece, c’è ancora tempo.
di Valerio Di Fonso
LEGGI ANCHE: ZEMAN: "IL MIO VERRATTI MEGLIO DI MODRIC!