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Da ‘Pokemon Go’ alle barrette Mars, non solo Monza: le regole più strane nel calcio

Nessun tatuaggio, zero orecchini, capelli sempre in ordine e guai a non chiamare l’arbitro con l’appellativo ‘signore’ davanti. Regole ferree, Berlusconi è stato chiaro: chi vuole fare parte del suo Monza deve essere un esempio di correttezza. L’ex presidente del Milan non è nuovo ad uscite del genere, ma questa volta sembra fare veramente sul serio. Eppure i paletti imposti dal nuovo presidente del Monza non sono i primi ad aver fatto parlare nel mondo del calcio. Tra ‘Pokemon Go’, barrette ‘Mars’ e funghi vietati alcuni allenatori si sono resi protagonisti di richieste davvero bizzarre.

Nel 2010, per esempio, Alex Ferguson vietò ai ragazzi delle giovanili di indossare scarpini colorati. Tutti in nero, questo il paletto imposto dal leggendario manager del Manchester United, almeno fino all’arrivo in prima squadra. E anche il suo successore sulla panchina dei Red Evils non è stato da meno in quanto a richieste particolari: David Moyes vietò infatti le patatine a basso contenuto di grassi prima delle partite, decisione che fece quasi insorgere lo spogliatoio, con Rio Ferdinand in prima fila.




Il Manchester United sembra avere una particolare propensione alle regole bizzarre: nel 2016 Mourinho fu costretto a vietare ai giocatori di passare il tempo con il videogioco ‘Pokemon Go’, diventato una vera e propria mania quell’anno. Ferguson vietò invece a Nani di esibirsi nella sua solita e pittoresca esultanza: la capriola all’indietro dopo un gol fu infatti abolita dal repertorio del fantasista portoghese.

Rimanendo in Inghilterra sono celebri i paletti imposti da Wenger al suo arrivo sulla panchina dell’Arsenal: oltre ai classici divieti di bere birra e fumare sigarette, l’allenatore francese abolì dallo spogliatoio le barrette ‘Mars’, lo spuntino (poco salutare) preferito dai giocatori dei Gunners.

Fece ancora meglio Di Canio sulla panchina del Sunderland: l’ex Lazo, infatti, vietò l’uso del caffè prima degli allenamenti oltre al consumo giornaliero di ketchup, maionese e bevande gassate. Ma non solo, perché proibì l’utilizzo dei cellulari all’interno dello spogliatoio e limitò scherzi e canzoncine da intonare prima della partita.

Se queste regole sembrano bizzarre, non è da meno quella imposta dall’ex bandiera del Celtic Neil Nennon, che arrivato sulla panchina del Bolton vietò l’uso dei berretti di lana perché “in partita non si usano, quindi è inutile metterli durante gli allenamenti”.

E c’è anche un italiano che rientra in questa speciale classifica: Giovanni Trapattoni, infatti, vietò di mangiare funghi ai giocatori della nazionale irlandese, per timore che gli stessi potessero avere difficoltà di digestione durante le gare. Sempre rimanendo in tema di gastronomia, Juande Ramos, ai tempi del Tottenham, vietò il consumo degli amatissimiJaffa Cakes’, biscotti ricoperti di glassa al cioccolato.

Insomma richieste bizzarre più che regole ferree, dall’Inghilterra all’Irlanda. Ora in Italia via Monza, ma Berlusconi sembra quasi un principiante confrontato ai suoi predecessori.