“In B gioca come faceva in Eccellenza”: la scalata di Arena, dai dilettanti al Pisa
Salvatore Utro, allenatore di Arena al Marina di Ragusa, lo racconta: “A 17 anni era già decisivo in Eccellenza”
Lasciare il settore giovanile di una squadra professionistica a sedici anni per confrontarsi subito con i dilettanti. In quanti lo farebbero? Pochi, pochissimi. Alessandro Arena è uno di questi. Nel 2016,grazie a un’intuzione di suo fratello, lascia il Catania, passando in prestito al Marina di Ragusa, squadra del suo paese, nel campionato di Promozione siciliana.
Una scalata, iniziata a sedici anni, che lo ha portato a 23 anni a vestire la maglia del Pisa, esordendo in Serie B con un gol (splendido) segnato al “Ferraris”, uno dei templi del calcio italiano, contro la Sampdoria. Tutta la fatica e i sacrifici degli anni passati liberati in un pianto di gioia, nel quale il giocatore è esploso dopo aver visto la palla infilarsi in rete.
E chi Arena lo ha conosciuto alle origini e “cresciuto” è Salvatore Utro, oggi allenatore dell’Enna, che ha lanciato il giocatore nel mondo dilettantistico a Marina di Ragusa. “A Genova ho rivisto l’Alessandro dell’Eccellenza” ha dichiarato Utro, commosso e fiero, ai microfoni di gianlucadimarzio.com.
“A 17 anni era decisivo in Eccellenza, allenamenti da solo post studio”
Dal settore giovanile al dilettantismo il passo è grande, enorme. Un passo indietro, forse, per farne però dieci in avanti. “Era il dicembre del 2016. Io allenavo il Marina di Ragusa, e in rosa avevo Nicola e Daniele, i suoi fratelli – racconta Utro – Un giorno Nicola mi disse che suo fratello piccolo avrebbe voluto ritrovarsi e giocare nella città del suo paese. Il Catania ce lo diede in prestito. Non ci volle molto tempo: è bastato il primo allenamento per capire che aveva qualcosa di speciale”. Quella stagione arrivò la promozione in Eccellenza per il Marina, una favola per una frazione di 3.000 abitanti che raggiunse la Serie D da lì a poco.
Alessandro nel suo paese è coccolato, ma la paura che il suo talento potesse essere perduto c’è: “A 17 anni lasciare il settore giovanile per giocare tra i dilettanti spesso rappresenta un bivio dove tanti talenti smarriscono la strada, lui no“. A 17 anni gli vengono consegnate le chiavi della squadra: “Gli dissi: “La scena è tua. Il momento di arrivare adulto è arrivato. Il talento lo hai, ma il resto lo devi mettere tu”. Anche il fratello era titubante di dargli così tanta responsabilità, ma il suo valore era chiaro”.
Al talento, infatti, va affiancata la disciplina: “Di piccoli sacrifici ne ha fatti nel corso della sua adolescenza, che si sono rivelati fondamentali. Finiva di studiare, prendeva il pulman e si allenava da solo, dalle 19:30 fino alle 21:00. Gli ho fatto capire se veramente avrebbe voluto fare il calciatore, sarebbe dovuto essere dsposto a tutto. Mi è stato facile: Alessandro ha una grande famiglia alle spalle, che gli ha dato una grande educazione”. Sul campo è determinante. “Già allora ero sicuro che sarebbe arrivato in Serie B. Nel 2017-18 ha fatto delle giocate che ha riproposto la scorsa stagione a Gubbio, il gol contro la Sampdoria, invece, già lo aveva fatto in Eccellenza”.
Il gioco di Arena, anche in Serie B, sembra quello di un giocatore di altri tempi. Talento in primo luogo, ma anche tanta disciplina. Un po’ di “merito” per questo va proprio agli anni tra i dilettanti: “In Eccellenza lo hanno massacrato, ha imparato a cascare e rialzarsi subito“.
“Era pronto per la B già da due anni”
Promozione, Eccellenza, due stagioni in Serie D (tra Acireale e FC Messina), due in C con il Gubbio, e ora la Serie B. Quella di Arena è una scalata lineare: “Il primo anno assimila, il secondo domina“. La stagione scorsa, però, il suo allenatore, Piero Braglia, accusò le società di Serie A di non essersene accorto: “In Spagna giocherebbe tra le prime cinque in Liga”.
Opinione con la quale anche Utro è d’accordo: “Penso che Alessandro sia leggermente in ritardo. Avrebbe dovuto giocare in B già da due anni. Quando fai un percorso come il suo, arrivare non è un problema, ma saperci rimanere. Sono d’accordo con Braglia, ma credo anche che stia facendo il percorso che deve fare: lineare e in crescita”.
Ad Arena adesso non resta che sfruttare la sua arma in più: il divertimento. “Se si diverte e sente la fiducia addosso, allora diventa un giocatore imprevedibile. Il suo mancino è troppo vellutato, la sua velocità di pensiero incredibile. Se rimane libero di testa, si divertirà e con lui Pisa”. Quindi, Utro ha concluso: “La scalata di Alessandro è una delle ragioni per le quali ho scelto di fare questo lavoro“.