Questo sito contribuisce all'audience di

Papa Francesco: “Maradona uomo fragile, ma in campo era un poeta”

Sin dal momento della sua elezione, Papa Francesco ha sempre dimostrato di essere un grande appassionato di calcio. E oggi il pontefice si è raccontato in un'intervista esclusiva a La Gazzetta dello Sport, tra Maradona, San Lorenzo e tanto altro.

A cominciare proprio da Diego, con il 2020 che ha portato via al mondo e in particolare all’Argentina il più grande calciatore della propria storia: "Ho incontrato Diego Armando Maradona in occasione di una partita per la Pace nel 2014: ricordo con piacere tutto quello che Diego ha fatto per la Scholas Occurrentes, la Fondazione che si occupa dei bisognosi in tutto il mondo. In campo è stato un poeta, un grande campione che ha regalato gioia a milioni di persone, in Argentina come a Napoli. Era anche un uomo molto fragile".

La passione per il San Lorenzo


Maradona_Papa_Francesco_screen.jpg

In Argentina il Santo Padre è tifoso del San Lorenzo, club del quale ha persino la tessera associativa, numero 88235N-0: "Ricordo molto bene e con piacere quando, da bambino, con la mia famiglia andavamo allo stadio, El Gasómetro. Ho memoria, in modo particolare, del campionato del 1946, quello che il mio San Lorenzo vinse. Ricordo quelle giornate passate a vedere i calciatori giocare e la felicità di noi bambini quando tornavamo a casa: la gioia, la felicità sul volto, l’adrenalina nel sangue”.

L'amore per il calcio


Papa_Francesco.jpg

Una passione quella per il calcio iniziata da bambino, per strada, come per tanti. “Poi ho un altro ricordo, quello del pallone di stracci, la pelota de trapo: il cuoio costava e noi eravamo poveri, la gomma non era ancora così abituale, ma a noi bastava una palla di stracci per divertirci e fare, quasi, dei miracoli giocando nella piazzetta vicino a casa”.  

Il ruolo preferito


entella_papa_francesco_GDM.jpg

Sul ruolo: “Da piccolo mi piaceva il calcio, ma non ero tra i più bravi, anzi ero quello che in Argentina chiamano un “pata dura”, letteralmente gamba dura. Per questo mi facevano sempre giocare in porta. Ma fare il portiere è stato per me una grande scuola di vita. Il portiere deve essere pronto a rispondere a pericoli che possono arrivare da ogni parte…”.

L'INTERVISTA COMPLETA NELL'EDIZIONE ODIERNA DE LA GAZZETTA DELLO SPORT