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Grazioli ricorda l’amico Paolo Rossi: “Umile e sorridente, lo amavano tutti”

Il dirigente dell’AIC racconta l’amicizia quarantennale con il capocannoniere di Spagna 1982: “Vicenza, le cene e le trasferte in Nazionale. Quante foto gli ho scattato, non diceva mai ‘no’. 

Su WhatsApp una foto scattata insieme a Toronto, in ufficio alla sua destra la maglia con la dedica speciale. “In oltre quarant’anni non c’è un giorno in cui non l’abbia visto con il sorriso, è rimasto umile e riservato anche nel momento della sua dipartita”. 

L’Italia piange Paolo Rossi. Per tutti l’eroe Mundial di Spagna ’82, per Gianni Grazioli anche un amico da oltre quarant’anni: “Un colpo al cuore, ho pianto tutta la mattina. Ci conoscevamo dal 1976, ero un giovane cronista di una radio privata e lui arrivava a Vicenza. Ricordo ancora le prime trasmissioni insieme”.

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Direttore generale dell’Associazione Italiana Calciatori e coordinatore per la FIGC del Club Italia, sono tanti i ricordi condivisi con il Pallone d’oro 1982. Tutti con una costante: “Sapevo dell’operazione, ma in cuor mio speravo in un miracolo. Per molti è stato un fulmine a ciel sereno, ma la sua caratura elevatissima si è vista anche nel modo in cui ha affrontato la malattia. Era sempre disponibile, in giro per il mondo si fermava con tutti”.  

Come quel giorno a Sarajevo: “Giocava la Nazionale e ci fermammo in centro per bere un caffè prima della partita. Un gruppo di romani lo riconobbe e lui si fermò con loro a fare foto e scambiarsi un sorriso. A differenza di molti era un campione nello sport e nella vita, per questo era amatissimo non solo in Italia”.

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Da Vicenza a Toronto

Sei gol in sei giorni, in Spagna Paolo Rossi conquistò tutti: “Anche a Toronto, in Canada, qualche anno fa la comunità italiana lo accolse da eroe di quel Mondiale del 1982. Era una squadra straordinaria guidata da un grandissimo allenatore, ma i suoi gol sono stati determinanti. Nella vita sono pochi i momenti che si ricordano, quelli di gioia e i più tragici. Io, come milioni di italiani, ricordo tutto di quella giornata. Fu una soddisfazione incredibile per tutti noi, anche per chi il calcio lo segue meno. Quell’Italia coinvolse tutti”.

Come quell’attaccante originario di Prato, ma diventato un figlio adottivo a Vicenza: “Aveva una capacità incredibile di suscitare simpatia in tutti. Ha abitato a Vicenza una decina di anni e si è sempre sentito vicentino, anche se quando parlava in dialetto mi faceva ridere. La cadenza toscana si sentiva (sorride, ndr). Era un vicentino d’adozione con tanti amici anche al di fuori del mondo del calcio. Viveva di amicizie e passioni, oggi i messaggi sono stati tantissimi. Nessuno si aspettava morisse così giovane, a 64 anni”. 

Nel febbraio 2020, per il profondo legame con la città, di Vicenza è divenuto anche cittadino onorario: “Anche l’ultimo saluto sarà qui, la scelta della moglie è un’ulteriore testimonianza di affetto. Quella di febbraio fu l’ultima festa insieme prima del lockdown. C’erano tanti suoi ex compagni e anche quel giorno si fermò a fare foto con tutti. Quante gliene ho scattate anche io negli anni…”.

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I ricordi insieme

Partito da Vicenza per vincere con la Juventus e l’Italia: “Paolo Rossi è stato l’italiano medio che con le sue doti è riuscito a trascinare anche i grandi giocatori. Si è preso una vetrina con i gol in una squadra di qualità in cui hanno fatto tutti una grandissima carriera. Lui piaceva a tutti per la sua semplicità e la capacità di sorridere sempre”.

Anche quando da Paolo Rossi è diventato ‘quel Paolo Rossi’ poco è cambiato: “Avevo diciotto o vent’anni ed eravamo quasi coetanei. Lui stava esplodendo come calciatore, ma frequentavamo lo stesso gruppo di amici e qui a Vicenza è sempre rimasto un ragazzo come noi. Anche nel ’79, quando dopo il Mondiale in Argentina, era già acclamato. La sua popolarità immensa però non la faceva mai pesare: ricordo soprattutto le tante cene insieme e gli incontri in Nazionale.

A Vicenza, nel centro storico, organizzammo qualche anno fa anche una mostra in cui abbiamo esposto il Pallone d’oro e la maglia con cui si laureò campione d’Italia”.

Immagini impresse nella mente, ma conservate anche in un album: “Dalle prime di quarant’anni fa alle ultime scattate in Armenia e Finlandia con l’Italia”. Gianni Grazioli ne ha tantissime: “Lavorando in questo mondo straordinario ho frequentato tanti campioni e ogni giorno cambio la mia foto profilo in base all’evento.

Lui mi scriveva: ‘Non te ne manca uno eh, sei sempre sul pezzo’. E ridevamo insieme. Avevamo un rapporto confidenziale, era socievole e con tanti amici in giro per il mondo. Sono fortunato ad averlo conosciuto così bene. Negli ultimi anni, grazie alla Nazionale, ci vedevamo spesso. Anche da opinionista ha sempre avuto competenza ed equilibrio nei giudizi. Con la sua saggezza e la capacità di far gruppo, avrebbe potuto fare anche il dirigente ad alti livelli, ma aveva diverse attività e l’impegno era troppo grande”.

Dimenticarlo sarà impossibile, per l’Italia e per Gianni: “Sono ancora rintronato, ho tanto pensieri. Mi hanno chiamato in tanti, l’affetto è incredibile. Mi sembra impossibile non ci sia più, lo vedo ancora qui davanti sorridente, con le nostre battute simpatiche. In Brasile piangono ancora per lui, io invece voglio ricordarlo con il suo sorriso straordinario”.