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Pancaro: “Lazio-Milan partita del mio cuore. Rossoneri da scudetto, devono crederci” 

Doppio ex della sfida, ha giocato a lungo con la Lazio e ha vinto uno scudetto, poi è passato al Milan di Ancelotti

Quella di stasera è la partita del suo cuore. Guai a chiedergli un pronostico. “Iniziamo con le domande scomode…”. Poi sorride, ci pensa e riparte. “Sono le due squadre più importanti della mia carriera. Se proprio dovessi scegliere direi la Lazio”. Giuseppe Pancaro se la cava così, con eleganza. Anche se le idee sulla stagione di entrambe le squadre sono chiare, in particolare sul Milan di Pioli. “Per me non è stata una sorpresa, sono anni che i rossoneri stanno lavorando bene e possono vincere il campionato. Devono solo crederci fino alla fine, le prossime saranno 5 finali. A cominciare da stasera”.  

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Programmazione, idee chiare e giovani di qualità. “Bisogna fare i complimenti a Maldini”. Pancaro lo ha avuto come capitano in rossonero, oltre che come compagno di ruolo. “Non parlava tanto, ne in campo ne in spogliatoio. Gli bastava uno sguardo. Tante volte, soprattutto quando hai a che fare con campioni del genere, l’esempio su come comportarti lo hai solo guardandoli. Paolo era così. Ora è stato bravissimo a calarsi in un nuovo ruolo con la giusta umiltà, prendendosi le sue responsabilità. Grande merito di questi risultati è della dirigenza”.  

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Lazio-Milan tra ricordi e retroscena. Dallo scudetto a Istanbul 

Lazio-Milan per Giuseppe è un tuffo nel passato e nei ricordi. Aneddoti, retroscena e sorrisi. A partire dal soprannome, Pippo.C’erano tanti Giuseppe, da Signori a Favalli, così dissi a Eriksson che poteva chiamarmi così. E me lo sono portato dietro per tutta la carriera”. Poi il momento più bello, la foto che conserva con più cura.  “Lo scudetto con la Lazio senza dubbio. Eravamo un grande gruppo, affiatato e soprattutto a Roma mancava da troppo tempo una vittoria così. La città è stata in festa per mesi. Un calciatore vive per emozioni del genere”. Primo flash. “Sul Milan invece le posso dire una cosa. Arrivi lì e ila prima cosa che impari è la mentalità di un grande club. È tutto organizzato alla perfezione per farti pensare solo al campo. Poi in spogliatoio… Kakà, Sheva, Gattuso, Pirlo e tantissimi altri. Campioni su tutta la linea, dal campo agli atteggiamenti fuori. Ma di storie che ti fanno capire lo spessore di giocatori del genere ce ne sono tantissime. Una su tutte, mi viene da pensare a Istanbul.Si ferma. Sospira e racconta. “Come è andata lo sappiamo tutti. La cosa che mi sorprese fu la la voglia di riscatto che hanno avuto tutti da subito. Siamo scesi uno alla volta nella hall dell’albergo e già si iniziava a parlare di come rifarsi e tornare a vincere”. In una parola, mentalità. Altra foto da conservare a vita nell’album dei ricordi.  

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La stessa mentalità che al Milan di oggi, quindici anni dopo, ha portato Ibra. “Si può dire che sia stato uno dei principali di questi risultati, in campo e fuori. Si è preso la squadra sulle spalle, li ha caricati, facendosi sempre sentire quando serviva. Leader in tutto e per tutto. Solo lui saprà, a fine anno, se continuare ancora o dire basta. Intanto vorrà contribuire al meglio a questo rush finale”. A partire da stasera, che sarà decisiva. “Il Milan avrà sicuramente più pressione, la Lazio negli spazi e in velocità può fare male”. Pancaro oggi sarà spettatore neutrale. Non si sbilancia. “Non ti saprei dare una risposta, certo fermare questo Milan è dura per chiunque…” Domanda spazzata via, in tackle, pulito ed elegante. Come ha sempre fatto in campo. Stasera la guarderà con il cuore diviso a metà.