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Mourinho e il rapporto con i giovani: cosa deve aspettarsi la Roma

Il controverso rapporto fra Mourinho e i giovani calciatori, fra polemiche, grandi esordi e mancate conferme

La Roma riparte da José Mourinho. Lo ha annunciato il club nel pomeriggio, dopo l’addio con Fonseca ufficializzato in mattinata. A due settimane dall’esonero dal Tottenham, il portoghese riparte dal nuovo progetto dei Friedkin.  

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Si è subito detto entusiasta, usando un “Daje Roma!” nelle prime dichiarazioni da allenatore giallorosso. Un progetto nuovo che, al di là del modulo e delle indicazioni di gioco che darà Mourinho, avrà come fulcro la parte giovane della squadra

Certo ambiziosa, ma inesperta ai massimi livelli che potrebbe richiedere un allenatore del calibro di Mourinho. Lo “Special One” ha lavorato con le squadre più importanti del mondo, arrivando spesso per compiere lo step successivo: far fruttare gli investimenti di Abramovič alla guida del Chelsea, portare la Champions League alla Milano nerazzurra, terminare il dominio di Pep Guardiola al Barcellona guidando il Real Madrid.  

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Stavolta il compito invece è diverso, forse simile a quello avuto al Tottenham, ultima deludente esperienza: portare giocatori giovani e di qualità a competere ai massimi livelli, avendo il tempo adatto per far crescere i giocatori individualmente e la squadra nel complesso. 

Un contratto triennale fino al 2024 come annunciato dal comunicato ufficiale è un buon punto di partenza. Perchè oltre a Mhkitaryan, Dzeko, Pedro – sui quali bisognerà comunque capire cosa fare la prossima stagione – e Smalling, questa Roma è fatta di tanti giocatori ancora inesperti ad altissimi livelli. Giovani e meno giovani. Dal più “anziano” Veretout, al più giovane Reynolds. Passando per Pellegrini, Villar e Zaniolo stesso, solo per elencarne alcuni.

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Ma come si è comportato Mourinho con i giovani nel corso della sua carriera? A partire dal Porto, Mou ha spesso dato spazio ai giovani, non ha mai guardato all’età, ma solo alla qualità e all’adattamento ai sistemi di gioco e alla mentalità della squadra. Nel 2004, ha vinto la Champions League schierando titolare Carlos Alberto, trequartista all’epoca diciannovenne appena arrivato dal Brasile. A Londra sponda Chelsea non ha avuto paura di lanciare Cech fra i pali. All’Inter, puntò su Balotelli e Santon come comprimari, avendo ragione.  

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 Al Real Madrid fece esordire Casemiro, Nacho e Morata, ancora oggi a dieci anni di distanza protagonisti in Europa. In seguito alla fase spagnola, cambiò anche il rapporto con i giovani. Richiamato al Chelsea per rompere il dualismo delle squadre di Manchester, Mourinho vinse il titolo al secondo anno nel 2015. Però fu oggetto delle critiche di tifosi e stampa per non aver dato abbastanza possibilità a due giovani promettenti, Kevin De Bruyne e Mohamed Salah. L’allenatore dichiarò che non fu lui a mandare via l’egiziano, ma che anzi lo volle personalmente ai Blues. Salah però non trovò spazio e per dargli possibilità di giocare, lo cedette in prestito alla Fiorentina. Mentre con il belga il rapporto fu ancora più difficile, tanto che lo stesso Mourinho venne più volte innervosito dalle domande dei giornalisti sul perchè non lo facesse giocare.   

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Generatore di rapporti e dichiarazioni controverse, Mourinho è un allenatore ambizioso e non permette cali di tensione, neanche ai più giovani. Vuole tutti sul pezzo e concentrati sull’obiettivo, come nel caso dell’Inter del triplete o del Porto campione d’Europa. Non ha bisogno di distrazioni esterne e lo ha dimostrato quando ha punito l’atteggiamento di Pogba allo United togliendogli la fascia da capitano. Il portoghese chiude la propria squadra dentro ad un bunker nel quale lui è l’unico comandante. Ma riuscirà a ripetere le sue migliori stagioni a Roma, con una squadra che ha un’età media molto bassa?  

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Un punto di partenza potrebbe essere affidare le chiavi dello spogliatoio ad un leader più esperto, che con la rosa attuale vorrebbe dire Dzeko, Pedro, Smalling o Mhkitaryan. Nonostante i dissidi avuti con gli ultimi due ai tempi dello United, Mou ha saputo anche guardare avanti, per esempio con Ibrahimovic, che lo lasciò ai tempi dell’Inter per volare verso Barcellona, ma fu cercato proprio da lui proprio ai Red Devils.

In carriera, l’ex allenatore del Tottenham ha delegato qualche responsabilità di leader solo al proprio capitano, intermediario fra le sue idee e la squadra: Jorge Costa al Porto, Terry al Chelsea, Zanetti all’Inter, Casillas e Ramos al Real Madrid. 

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Potrebbe rifarlo alla Roma, ma qui l’argomento diventa spinoso. Oggi il capitano della Roma è Lorenzo Pellegrini, dopo il declassamento di Edin Dzeko voluto da Fonseca e società. E chissà che proprio Mou non toglierà definitivamente tutti gli equivoci creatisi in questa stagione. Una delle tante scelte che dovrà affrontare per lavorare senza disturbi sui giocatori promettenti che sono il presente e soprattutto il futuro del progetto pensato dai Friedkin.