L’antidoto Mendilibar, ‘El genio normal’ alla guida dell’Olympiacos
Fatica in allenamento e umiltà fuori dal campo: i segreti di Mendilibar che hanno portato l’Olympiacos alla prima finale europea della sua storia
“Sono grato al Siviglia di avermi mandato via, perché così sono potuto arrivare qui”. Poche parole, pronunciate alla vigilia della semifinale di Conference contro l’Aston Villa, che dicono tanto del personaggio José Luis Mendilibar, “Mendi” per gli amici. Quella contro gli inglesi si rivelerà una serata storica che varrà la finale di Conference, poi vinta contro la Fiorentina nella serata del 29 maggio. È stata la seconda consecutiva per il basco dopo quella di Europa League dell’anno scorso contro la Roma.
Coppa vinta dal Siviglia, che pochi mesi più tardi avrebbe comunicato inaspettatamente la separazione da Mendilibar. In campionato l’inseguimento a Paok e AEK non è stato completato. Il 2-2 con il Panathinaikos all’ultima giornata ha comunque certificato il terzo posto e la qualificazione alla prossima EL. Quest’anno, però, è stata la cavalcata dei Greci in Europa ad accendere nuovamente i riflettori sull’allenatore spagnolo, da molti suoi ex giocatori ricordato come ‘El Genio Normal’.
Chiamatemi ‘Mendi’
“Nessun abito, una tuta può bastare”. Sin dai tempi del Lanzarote, del Baskonia e degli esordi nella Liga con Eibar e Bilbao, Mendilibar si è sempre comportato con naturalezza: super esigente in campo, ordinario fuori. Tanta passione e una grinta silenziosa sono le fondamenta del suo calcio normale, che in effetti rappresenta il Mendi persona. Così preferisce farsi chiamare anche dai suoi ragazzi, l’appellativo ‘mister’ lo porrebbe un gradino sopra e a lui il palcoscenico non piace.
La visione di Mendilibar è semplice e trasparente, fatta di ‘addizioni e sottrazioni e non di radici quadrate’ come da lui stesso dichiarato l’anno scorso nella conferenza stampa alla vigilia della semifinale di EL contro la Juventus. Sul piano tattico niente di rivoluzionario, sul piano mentale tanto lavoro. La meritocrazia è tra le leggi della gestione Mendilibar. Dall’allenamento in settimana nasce la prestazione della domenica, per questo l’impegno è sempre premiato da Mendi che più volte partecipa in prima persona agli esercizi quando manca qualcuno. Il suo rapporto con i giocatori non ha mezze misure: intensità e coinvolgimento di tutti. Ingredienti che hanno costruito la grandezza umile di José Luis Mendilibar.
Il miracolo Olympiacos
La squadra del Pireo ha giocato e vinto la prima finale della sua storia, arrivata al culmine di una stagione iniziata con qualche difficoltà e risollevata dal ‘genio normal’. Da febbraio alla guida dei biancorossi, l’allenatore basco ha dato nuova anima al gruppo, apportando diverse modifiche dentro e fuori dal campo. Il suo intervento ha risvegliato l’uragano El Kaabi, trascinatore in Conference con 11 reti nei turni a eliminazione diretta. Gli allenamenti sono meno lunghi e con un ritmo più elevato, idea che il 63enne porta con sé dal lontano 1994, quando mosse i primi passi da allenatore. Inoltre, si è riacceso il feeling tra la squadra e il tifo Olympiacos, raffreddatosi dopo le sconfitte di gennaio contro AEK e Panathinaikos, storici rivali. Dunque, l’antidoto spagnolo di nome José Luis Mendilibar continua ad essere letale. ‘El genio normal’ vuole scrivere una pagina eccezionale nella storia del calcio europeo.
Il re di coppe: l’incredibile statistica di Mendilibar
La carriera in Europa di Mendilibar è relativamente breve, ma, allo stesso tempo, è incredibilmente vincente. Nel corso delle sue esperienze da allenatore in competizioni UEFA, ha partecipato all’Europa League 2022-23 e alla Conference League di questa stagione. In 18 partite in panchina, Mendilibar ha conquistato 2 trofei, a dimostrazione del suo essere letale nelle partite che contano.