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Il papà, la sigaretta e Boccadasse: “Inter, che portiere”. La storia di Martinez

Dal surf e l’esperienza a Las Palmas alla partita della svolta giocata con la febbre: alla scoperta del nuovo acquisto con le parole del suo ex allenatore José Yepes

Ho grandi ricordi di lui. Mi impressionò fin da subito per la sua tranquillità e serenità”. Sorride José Yepes, preparatore dei portieri del Las Palmas, nel ricordare Josep Martinez. E quello del sorriso è un fil rouge che si muove lungo la carriera e la crescita del nuovo portiere dell’Inter. Il sorriso e il carisma. “I nerazzurri si sono assicurati un grande giocatore per il futuro. Ha il potenziale per diventare il titolare della Nazionale”, racconta José. Quella numero 1 della Spagna che sogna fin da bambino, quando si tuffava su qualsiasi cosa rotolasse per i campi di Alzira. Nella sua storia ci sono il surf e Canizares, gli allenamenti con suo papà e le dita rotte, una febbre a 39, un ‘Guasto d’amore’ e l’amore per Boccadasse. E una sigaretta. Una sigaretta? Sì. Dopo capiremo il perché.

Dalla Spagna alla Germania, fino alle due grandi stagioni con il Genoa e la nuova avventura a Milano: il viaggio di Martinez. Un’esuberante calma e una carismatica serenità, sempre con quel sorriso. “Non si arriva al professionismo senza avere sofferto. Non bisogna mollare”, parola di Josep.

 

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“Carisma e sicurezza, Inter ecco Martinez”

Ne parla con affetto, quasi come se fosse un figlio o un fratello minore. E, forse, gli occhi di José Yepes sono gli stessi di un padre che sta vedendo crescere un suo ragazzo: “Ho grandi ricordi di lui, mi ha incantato dal primo allenamento”. È il 2017, Josep decide di lasciare il Barcellona per fare esperienza. Un aereo destinazione Las Palmas, Gran Canaria. “È un grande lavoratore e un portiere molto completo. Ricordo ancora alcuni suoi interventi, per esempio contro lo Sporting de Gijón e contro la Ponferradina… che parate. Gli valsero la chiamata dell’U21 spagnola”. Le sue qualità? Personalità e carisma: “Lo si capii subito nella prima partita con il Las Palmas. Quanta sicurezza”.

Un uomo spogliatoio: “Aiutava i suoi compagni e aveva un grande rapporto con l’altro portiere, Álvaro Valles”. Già, Valles: “Su loro due ho un aneddoto. Consigliai al presidente di venderli, mi disse che ero pazzo. Me lo ricorda tuttora”. Ora l’Italia: “È cresciuto tanto lì. L’Inter ha fatto un grande acquisto. Può diventare il portiere della Nazionale, il suo sogno”.

 

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Il papà e la sigaretta

La passione per il gol? No, meglio parare. Siamo ad Alzira, cittadella vicino a Valencia. Il piccolo Josep si butta per parare un pallone o qualsiasi cosa rotoli davanti a lui. “Mi chiamavano ‘sigaretta’ perché stavo sempre per terra“, raccontò in un’intervista a Sportweek. Tra dita rotte e gli allenamenti a tre anni con il papà, ex portiere, inizia la storia di Martinez. All’Alzira resta fino ai 17 anni. Una crescita fisica imponente e uno scout del Barcellona che lo nota in un torneo: si entra nella Masia. Il suo idolo, però, resterà sempre il portiere di un’altra squadra, il Valencia: Canizares. L’esperienza al Lipsia e l’arrivo a Genova.

 

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La febbre, Boccadasse e Lautaro

Nell’anno della promozione in A, dopo aver perso la maglia da titolare a favore di Semper, la riconquista con… la febbre. Dicembre 2022, il Genoa affronta il Bari. Semper non sta bene, tocca a Josep. Un particolare, lo spagnolo ha 39 di febbre. Lui decide di giocare comunque. Risultato? Parate decisive e un ruolo da protagonista nel resto della stagione. Carisma e personalità, appunto. Calcio e non solo. In Liguria si innamora dei colori e dell’atmosfera di Boccadasse, della focaccia, del pesto e del gelato al pistacchio, anche se lui e la cucina restano due mondi molto lontani. Più bravo come cantante, come ha dimostrato con “Guasto d’amore” di Bresh, intonato con i tifosi genoani. Passioni che si uniscono a quelle del surf, in particolare per le onde delle Maldive, e della PlayStation. I suoi riferimenti attuali sono Maignan in Italia e Neuer in Europa. L’attaccante da evitare in Italia? “Lautaro”. Ma dall’anno prossimo sarà un problema solo nelle partitelle ad Appiano.

Una storia costruita con gradualità, perché ogni conquista ha il suo momento, e maturità. “Viviamo in una società che ci spinge a pensare che si debba sempre vincere. Non è così. Nella vita bisogna normalizzare di più il concetto della sconfitta”, affermò ai canali ufficiali del Genoa. Ora nel suo futuro c’è l’Inter, con una maglia della Nazionale all’orizzonte.