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Il viaggio di Estigarribia: “Alla Juve un anno meraviglioso. Sogno di allenare il Paraguay”

L'ex Juventus Marcelo Estigarribia (IMAGO)
Marcelo Estigarribia alla Juventus

Dallo scudetto con la Juventus all’Atalanta, poi la rinascita dopo l’infortunio e ora il ritiro: la nostra intervista a Marcelo Estigarribia

Avete presente quella sensazione di vuoto che si prova appena finisce un lungo viaggio? Provi a rimettere insieme i pezzi, quasi come per ricordarti tutto ciò che è appena finito. Marcelo Estigarribia riparte proprio da questa sensazione, quella di chi ha concluso un’avventura ma ancora fatica a realizzarlo, perché “non mi sono ancora seduto a pensare alla carriera che ho vissuto”, come racconta a gianlucadimarzio.com. Il suo viaggio è partito dal Paraguay, e le diverse tappe della sua carriera lo hanno riportato a casa, dove ha da poco chiuso la sua esperienza con il calcio giocato: “Ritirarmi non è stato facile, però credo fosse il momento giusto: ho pensato che fosse meglio smettere adesso rispetto a continuare non stando bene. Ho accettato questa cosa e mi sento bene, mi alleno ogni giorno ma alle mie condizioni”.

L’ex Juventus e Atalanta ha smesso di giocare ma non di pensare al calcio, compagno costante per tutta la sua vita: “Credo che più avanti mi mancherà, perché sono stati 20 anni continui di carriera in cui mi sono allenato ogni giorno. Smettere da un giorno all’altro è difficile, ma per fortuna ho seguito anche il corso da allenatore: voglio stare ancora vicino a questo mondo”.

Dal Paraguay… al Paraguay: vent’anni dopo Estigarribia ha costruito la sua famiglia e ha vissuto tanti momenti fondamentali per la sua crescita: “Sono migliorato come persona: ho imparato tante cose, lingue, conosciuto tradizioni e vissuto in tanti paesi che da piccolo non immaginavo avrei visitato. È stato un bel percorso, grazie al quale sono riuscito ad avere una famiglia bellissima con tre figli meravigliosi. Ci sono giorni in cui fatico a credere alla carriera che ho fatto”.

Quell’incredulità è parte integrante di diverse tappe per del percorso del paraguaiano, una in particolare: l’anno alla Juventus, che lui stesso ci ha descritto come “un periodo meraviglioso che ho sfruttato al 100%, imparando come calciatore e come persona da compagni che mi hanno mostrato la strada giusta”. E pensare che è cominciato tutto da un esordio quasi per caso.

Estigarribia: “Juve? In casa eravamo già sicuri di vincere”

Prima di arrivare a quel momento, però, Marcelo si trova con la Nazionale, impegnato in Copa America. In quel periodo lo cerca anche il River Plate, ma la sua volontà è chiara: “Dissi al mio procuratore che se ci fosse stata la possibilità di andare alla Juve io avrei aspettato e sarei andato lì, sapevo che era una squadra diversa dalle altre. Anche Edgar Barreto, che in quel periodo stava per trasferirsi al Palermo, mi disse: ‘Se hai la possibilità di andare alla Juventus fallo senza pensarci due volte, è la squadra migliore d’Italia’. Una settimana dopo la Copa America si è chiusa l’operazione, non sono nemmeno andato in vacanza: lì avevano già iniziato il ritiro”.

E così comincia una nuova avventura, un po’ all’improvviso, a tal punto che Estigarribia gioca la sua prima partita in bianconero senza nemmeno avere il tempo di immaginarla: “Il giorno dopo le visite Matteo Fabris mi disse che saremmo dovuti andare all’inaugurazione del nuovo stadio. Io non so come mai ma portai delle scarpe da calcio, perché c’era la presentazione della rosa. Quando arrivai vidi il mister per la prima volta, e lui mi accolse chiedendomi come stessi e dicendomi ‘stai per giocare un po’’. Io avevo portato solo le scarpe, nient’altro: alla fine sono entrai e giocai la partita contro il Notts County. Ero appena arrivato e in due giorni già stavo giocando nel nuovo stadio, non avrei mai pensato che sarebbe successo tutto così velocemente”.

Dopo quel vortice di novità, l’esterno comincia a crescere con la Juventus, fino a vivere in prima persona un sogno collettivo. Quell’anno, infatti, i bianconeri vincono il primo dei nove scudetti consecutivi, grazie soprattutto a un aspetto: “Ricordo benissimo la partita a Napoli: Stavamo perdendo 3-1 su un campo difficile, io ho segnato il 3-2 e poi Pepe il 3-3. Credo che dopo quella partita ci fossimo detti che potevamo davvero vincere lo scudetto. Oltretutto noi vincevamo sempre in casa, era il nostro fortino. In casa abbiamo vinto tantissime partite, quando giocavamo in casa eravamo sicuri di vincere. C’era quell’energia che ti portava a dire ‘oggi vinciamo’.

Eravamo tutti uniti sulla stessa strada, da chi giocava a chi rimaneva in panchina o in tribuna. Proprio per questo quello scudetto è stato tanto speciale anche per noi”.

Due nuove famiglie

In un anno Estigarribia vive a pieno l’esperienza con la Juventus, e tutt’ora sorride e si emoziona quando parla del periodo in bianconero, un anno in cui ha conosciuto persone “che mi mostravano la strada da percorrere”. Una, in particolare: “La persona che più mi parlava e stava accanto a me era Chiellini, per il quale ho una stima e un rispetto pazzeschi. Prima di essere un leader è una persona meravigliosa”. Dopo una stagione, il paraguaiano saluta Torino e comincia una serie di nuove esperienze in Italia, tra Sampdoria, Chievo e Atalanta. A Bergamo vive una tappa agrodolce, che lega “una delle squadre in cui mi sono identificato di più” a uno dei periodi più complicati, a causa dell’infortunio al crociato. Ma facciamo un passo indietro.

Già, perché Estigarribia ha collezionato tanti momenti importanti e diversi a Bergamo, e c’è un filo rosso a collegarli: “Lì sono stato per due anni e mezzo e mi sono trovato davvero bene, la famiglia Percassi è meravigliosa, amano l’Atalanta e il centro sportivo a Zingonia è bellissimo, non gli manca nulla. Tutti mi hanno lasciato qualcosa, ma con Juve e Atalanta ho sentito qualcosa in più. L’Atalanta per me è famiglia, e lo stesso era per mia moglie e mia figlia: è stata una bellissima esperienza”. E la famiglia – anche quella nerazzurra – è stata una delle vere colonne nel momento più difficile della sua carriera.

L'ex Atalanta Marcelo Estigarribia (IMAGO)
Marcelo Estigarribia all’Atalanta

Una nuova prima volta

Durante un’amichevole con la nazionale, infatti, si lesiona il crociato anteriore: deve restare almeno sei mesi lontano dal campo. “L’infortunio è stato un insegnamento, perché quando giochi sono tutti con te, invece quando ho avuto l’infortunio nei primi 15 giorni mi scrivevano in tanti, ma già dopo un mese non arrivavano più tutti quei messaggi”.

Ma in quel momento il paraguaiano trova conforto anche grazie alla sua nuova famiglia a Zingonia: “Non è stato facile vedere i compagni che giocavano, si allenavano normalmente e correvano mentre io facevo fisioterapia. Per fortuna ho avuto questo infortunio quando ero all’Atalanta, che non ha mai smesso di aiutarmi: è stato più semplice superare quel periodo insieme a loro”.

Poco più di sei mesi dopo, Estigarribia torna in campo, e ci ha raccontato così le sue prime sensazioni: “Quando sono rientrato mi sembrava come se fosse la prima volta che giocavo a calcio. Sentivo un po’ di paura e mi chiedevo ‘farò bene? Il ginocchio starà bene?’. Nella prima partita ho giocato un quarto d’ora, poi mezz’ora, e in quella successiva avrei dovuto giocare 45 minuti contro la Roma all’Olimpico, invece alla fine giocai tutta la partita: da lì in poi non mi sono più fermato”.

Estigarribia: “Ora sto di più con la mia famiglia. Un giorno vorrei allenare in Italia”

Proprio così. Da allora Estigarribia non si è più fermato, passando per Uruguay, Argentina e poi tornando in Paraguay, dove ha da poco smesso con il calcio giocato. E ora, vive le sue giornate con una routine decisamente diversa. “Sto di più a casa, mi piace leggere, e cerco di stare più vicino possibile alla mia famiglia, loro mi sono stati tanto dietro. Ad esempio io non c’ero quando è nata la mia prima figlia perché ero in ritiro, mi sono perso tante cose meravigliose e mia moglie era sola, perciò cerco di stare più tempo possibile con loro, ora che posso mi piace tanto farlo”.

L’ex Juve sorride al passato e intanto immagina un futuro, senza mettere da parte i sogni: “Prima di tutto cominciare ad allenare, so che posso imparare ancora tante cose. Mi piacerebbe davvero allenare in Italia, perché è un paese che amo, sia calcisticamente sia per le persone. Mi piacerebbe molto anche allenare in Italia, in un settore giovanile e poi nelle prime squadre. Ma per chiudere completamente il cerchio vorrei allenare la mia nazionale, sarebbe magnifico”. Vent’anni dopo, Estigarribia comincia a riempire quella sensazione di vuoto tra un viaggio e l’altro, ma nel frattempo un nuovo capitolo è già cominciato.