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Il Loca alla Juve, due mesi dopo la doppietta alla Svizzera

Dai campetti della provincia di Lecco alla doppietta europea contro la Svizzera: la storia di Manuel Locatelli

Due mesi fa il lago non si era scomposto. Solo lui però qui a Lecco. “Il Manuel”, come lo chiamano in quest’angolo di paradiso placido, mesi fa l’aveva fatta grossa fatta grossa. Doppietta e tanti saluti alla Svizzera, che se scali il Pian Sciresa, da qui puoi anche vedere. I Locatelli ci sono andati tante volte là sopra. Camminando per scalare, quasi una filosofia di vita. Senza scomporsi troppo, proprio come il lago che domina la provincia.

 

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Due gol sognati chissà quante volte in oratorio. Prima a Pescate, dove tutto iniziò. Dove se calciavi male il pallone finiva in acqua e si prendeva una barca per andarlo a riprendere. Peccato che un giorno quella barca sia stata rubata e da allora una rete ha fatto da scudo tra il giusto e lo sbagliato.

 

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Al parco della Fornace, 1500 metri più in là, di reti non ne hanno mai messe. “Mettevamo i giacchetti come pali e via con i due contro due. Io e Mattia, contro Manuel e papà”, ha raccontato sua sorella Martina a Sky Sport. È la più grande. Quella che mandava Manuel a riprendere il pallone calciato in acqua e quella che il 7 agosto è stata accompagnata all’altare dal suo rivale di quelle partitelle. Manu e Mattia saranno i testimoni, lei invece lo è stata all’Olimpico della notte attesa da una vita. “È la sua serata”, più le faccine con bandiere, muscoli e cuori è il messaggio che ci scambiamo.

 

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Sulla chat di famiglia nel giorno della partita prevale il silenzio. Manu – come lo chiamano i fratelli – vuole solo concentrarsi. Il confine tra giusto e sbagliato, tra un pallone nel lago o nella rete giusta, passa anche da quei silenzi. Da un’attesa pacata che somiglia a quello specchio d’acqua. Niente onde, solo continuità. In questo ramo del lago di Como, in tanti portano il suo cognome. Lo trovi ovunque e non avrebbe senso chiamarlo “Loca”. Ce ne saranno un centinaio almeno. Lui è “il Manuel”, un ragazzo del ‘98 che porta in campo lo spirito dell’oratorio. E che quando torna all’oratorio va con la carica del campo. “Pure troppo. Viene qua e va a 3mila”, raccontano gli amici di Galbiate, paesino attaccato a Pescate, dove si è trasferito in quinta elementare. 

 

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Gli vogliono bene, sinceramente. Gliene vorrebbero anche se non portasse quella maglia che somiglia tanto a quella con cui iniziò da bambino. Giocava con Mattia che aveva 4 anni più di lui. Oggi suo fratello è in Prima Categoria e tifa Juve. Continuerà a tifarla anche adesso che Manuel indosserà proprio la maglia bianconera

  

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E non è l’unico a gioirne. Il passaggio alla Juve di Manuel è una soddisfazione anche per Margherita Taiana, la sua prof di matematica al liceo. Bianconera ed ex portiere, decisa e tenera nei ricordi. “In classe Manuel capiva subito cosa gli serviva per andare avanti senza problemi. Ridendo e facendo ridere, come quando disse di essere lui il campione in un compito di statistica”. Margherita ha una maglia del Milan autografata. Sogna di averne anche una bianconera e ora lo potrà realizzare. 

 

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Quant’è lontana quella panchina di Milanello su cui gli fu detto che non rientrava più nei piani rossoneri. Sono passati 34 mesi da quel giorno. Nei primi 2-3 c’è stata la mano della famiglia. Ad asciugare prima le lacrime e poi a far capire il potere della semplicità. In quelli successivi, c’è stato Roberto de Zerbi. Gli ha fatto capire di essere una mezzala che poteva volare e lo ha caricato di responsabilità. È diventato un punto di riferimento e una promessa mantenuta.

 

  

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Eppure è rimasto quel bambino che l’osservatore Paolo Rota scoprì nel 2006 a Pescate, tornando dalla Valtellina. Si affacciò alla balaustra che costeggia via Roma e vide un corpo minuto giocare come un gigante. 

 

 

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Era il 2006, anno dell’ultimo nostro urlo azzurro. Quindici anni dopo è stato Manuel il protagonista. E al bambino di 8 anni che è in ognuno di noi e che rivediamo in Manuel, classe ‘98 e protagonista di una notte magica.

 

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A proposito, nella sua Galbiate, abita anche Adriano Celentano. Diversamente schivi, i Locatelli e i Celentano. Quello che alla fine conta è ripensare al percorso. Dall’oratorio di via Roma a Pescate alla doppietta all’Olimpico, a Roma. Rock, come i Manu…skin. Due secoli fa era la terra del Manzoni. Oggi è il paese “del Manuel”…