La corte di Koeman e il mito Okocha, Kanoute: “A Palermo sognando la nazionale”
Cresciuto nel mito di Jay-Jay Okocha, osservando e tifando il Barcellona di Ronaldinho, quel Barça oggi guidato da Ronald Koeman che lo ammirò da piccolo. È la storia di Mamadou Kanoute, esterno d'attacco senegalese classe 1993 di proprietà del Palermo. Un titolare inamovibile dei rosanero che con la sua forza e velocità aveva conquistato già diversi anni fa Koeman.
Si perché l'attuale allenatore del Barcellona ebbe modo di visionare Kanoute da vicino: "Era venuto in Senegal insieme al suo agente Ger Lagendijk – racconta Kanoute a Gianlucadimarzio.com – Mi portarono in Olanda: prima al Feyenord, poi allo Sparta Rotterdam e all'Utrecht. Tutti volevano che restassi lì, ma ero minorenne e non potevo restare in Europa".
Così Kanoute torna in Senegal, prima di raggiungere a 17 anni il padre Papè, un musicista che con la sua kora incanta l'Italia con la musica africana, a Roma. Il suo nome, però, è cerchiato in rosso nella lista di Koeman che insiste: "Lui e il suo agente mi volevano bene – prosegue Kanoute – Lagendijk, prima di sapere che fossi in Italia, era tornato in Senegal a cercarmi. Quando hanno saputo che ero in Italia, mi hanno raggiunto per provare a convincermi di nuovo ad andare in Olanda".
Ma niente da fare, il futuro di Mamadou è in Italia: "La mia scelta era quella di andare in Olanda visto l'interesse di Koeman, ma mio padre voleva che restassi vicino a lui, per la mia crescita". Ecco che allora si aprono le porte della Tor di Quinto dove gioca tre mesi, vince un campionato juniores, poi approda al Benevento. "Ma mi volevano tante squadre – spiega – Oltre al Benevento c'erano anche Roma, Parma e Fiorentina. Potevo andare a giocare nella primavera della Roma, ma ho scelto Benevento insieme a mio padre e il mio procuratore".
Benevento e l'esordio in Serie A
Dal 2011 al 2018 la Campania diventa la casa di Kanoute che gioca anche con le maglie di Ischia e Juve Stabia. Qui disputa le stagioni migliori, segnando rispettivamente nove e sette gol: "A livello calcistico mi sono trovato meglio, finora, a Castellammare di Stabia – racconta il senegalese – Abbiamo fatto un gran campionato, ho maturato tanta esperienza. Ricordo ancora quel campionato perché lì sono stato bene".
Esperienze propedeutiche al ritorno a Benevento che, nel 2017, coincide con l'esordio in Serie A. Era la nona giornata, al Vigorito ospite la Fiorentina. Marco Baroni, a pochi minuti dal termine, decide di lanciare in campo Kanoute: "Sognavo quel momento da bambino, è stata un emozione indescrivibile". Eppure quella stagione non era iniziata nel migliore dei modi, con una preparazione condizionata da un infortunio. Problemi fisici che creano problemi anche nella seconda metà del campionato, quando approda alla Pro Vercelli in Serie B: "Chiesi io di andare a Vercelli per giocare con continuità, ma mi sono rifatto male – aggiunge Kanoute – Quella fu una stagione particolare, ma allo stesso tempo bella per il debutto in Serie A e in Serie B".
L'ultima stagione di proprietà del Benevento, prima di approdare a Catanzaro. La squadra dove ha giocato il maggior numero di partite in carriera (56), e un passato che si prepara a riaffrontare tra una settimana quando, in Palermo-Bari, troverà sulla panchina opposta quel Gaetano Auteri che è stato suo allenatore in Calabria: "Con Auteri ho un ottimo rapporto, ancora oggi ci sentiamo ogni tanto – rivela Kanoute – Mi ha dato tanto, mi ha migliorato sia come uomo che come calciatore. Mi aspetto un Bari feroce, convinto. Conoscendo Auteri e il suo gioco sarà una bella partita. A Catanzaro, a livello personale, sono stati due anni bellissimi. A livello collettivo e di squadra abbiamo fatto meglio il primo anno, concludendo al terzo posto in classifica, perdendo poi ai play-off dove siamo stati sfortunati. Nel secondo anno non abbiamo rispettato le aspettative".
"Il gol al Catania? Mi porta fortuna"
Il presente, però, è il Palermo e quando questa estate è arrivata la telefonata dei rosanero non c'ha pensato due volte: "Conoscevo la squadra sin da bambino, la storia e la grandezza della società – ammette – Palermo già mi piace, sento di trovarmi bene perché è una città stupenda". E il primo gol è stato tutt'altro che casuale, nel derby contro il Catania che il Palermo ha dovuto affrontare con appena 12 giocatori a disposizione, causa covid: "Si vede che il Catania mi porta fortuna – scherza Kanoute che in carriera ha segnato tre gol agli etnei – È stato un gol bellissimo in una partita sentita. Siamo una grande squadra e il covid ci ha fortificati. A prescindere da quello che abbiamo vissuto, però, siamo una squadra che si tirerà fuori da questa situazione".
Una classifica che vede il Palermo a 20 punti dal primato del girone C di Serie C, occupato dalla Ternana, appena dentro la zona play-off. "L'obiettivo è di vincere partita dopo partita – prosegue Kanoute – Per ora non dobbiamo guardare la classifica, poi la vedremo più avanti". Intanto sa di godere della fiducia di Boscaglia che lo ha riportato nel ruolo d'esterno d'attacco, lì dove ha debuttato a inizio carriera: "È un grande allenatore, preparato. Mi fa piacere che abbia fiducia in me, sono io che cerco sempre di farmi trovare pronto quando mi chiama in causa. Nasco esterno, ma posso giocare in tutti i ruoli d'attacco".
Il mito di Jay-Jay Okocha
Forza e velocità, caratteristiche che accomunano lo stile di gioco di Kanoute al suo mito, Jay-Jay Okocha. "Mi ha fatto innamorare di lui – spiega – In Senegal guardiamo spesso il campionato francese. Seguendolo mi sono innamorato del modo in cui giocava". Uno stile che ha rivisto anche in Ronaldinho, colui che lo ha fatto appassionare del Barcellona: "I due si assomigliavano nei dribbling e nei movimenti. Sono diventato tifoso del Barcellona seguendo le gesta di Ronaldinho".
La fede e la famiglia
"Famiglia e fede per me sono tutto". Con sei fratelli, quattro maschi e due ragazze, Mamadou Kanoute è cresciuto in un contesto familiare unito, quello che adesso vuole costruire per sé la compagna Daisy e il piccolo Idris, nato poco meno di un mese fa: "Ha cambiato la mia vita, ancora non riesco a credere che sono padre. Guardandolo mi emoziono sempre di più". Nella vita di Mamadou, però, c'è anche la fede: "Una persona non può essere felice se non ha la fede dentro".
Ma c'è anche un sogno nel cassetto, quello di tornare in patria per vestire la maglia della nazionale senegalese: "È il mio sogno quello di giocare nella nazionale – conclude Kanoute – dove ci sono giocatori del calibro di Koulibaly e Manè".