Luis Alberto: “Dopo tre mesi alla Lazio volevo smettere con il calcio. Lotito? Ho litigato tanto”

Le parole del centrocampista spagnolo in una lunga intervista a Fanpage.it
Inzaghi. Sarri e la Lazio. In un’intervista a Fanpage.it, Luis Alberto ha ricordato la sua esperienza italiana in maglia biancoceleste: “Era tutto nuovo ed è stato tutto molto veloce. I primi quattro o cinque mesi sono stati devastanti per me, perché non capivo niente. È vero che non giocavo, ma poi è cambiato tutto, soprattutto la cosa più importante: la mia mentalità e il mio lavoro. Lì ho fatto vedere a Simone (Inzaghi ndr) che dovevo giocare”.
Dal 2016 al 2024 in maglia Lazio, ma com’era nato tutto? “Ricordo che ero a Liverpool, avevamo fatto il trasloco da La Coruña, dove avevo trascorso un anno. Ero con un compagno, Alberto Moreno e a un certo punto era arrivato il camion con tutte le cose. In quel momento stavo andando in macchina a casa di un mio amico quando mi ha chiamato il procuratore. Era l’ultimo giorno di mercato o mancava un giorno, dovevamo decidere velocemente perché era una questione di 24 ore”.
Tra le prime del campionato prima del Covid, nel 2020 la Lazio avrebbe potuto lottare per lo scudetto: “Quell’anno, per mentalità e per come giocavamo, era difficile non arrivare fino alla fine per vincere lo Scudetto. Era una squadra che giocava a occhi chiusi. All’Olimpico spesso vincevamo già nel primo tempo”.
Poi l’addio dopo otto stagioni direzione Qatar. “Mi volevano già l’anno prima. Dopo quella stagione in cui arrivammo secondi parlai di quell’offerta, ma Sarri mi disse di no. Gli avevo detto che sarei rimasto lì per lui. Quando però è andato via, sapevo che non aveva più senso restare, dovevo cambiare. Dopo due o tre mesi in Qatar ho trovato tranquillità. È un’altra vita e siamo felici. Penso di aver fatto la scelta giusta”.

Luis Alberto: “Lotito è stato uno dei motivi del mio addio”
Luis Alberto è tornato sul rapporto controverso con il presidente Lotito: “È stato uno dei motivi per cui ho detto addio. Ho litigato tante volte con lui. Lo conosciamo tutti, sappiamo com’è. Fortunatamente non è più il mio presidente. Non c’è nessun rapporto d’amicizia e non ci sentiamo più. C’è gente lì dentro che non capisce di calcio e lo dirò sempre. Eravamo un gruppo sano, con un allenatore amico e un direttore sportivo che sapeva quando mettere pressione e quando no. Poi è arrivato Sarri, che è un maestro. Quando è andato via sapevo che la Lazio non sarebbe andata da nessuna parte”. E su un possibile ritorno: “Sì, ma mi deve chiamare Sarri“.
Il momento più duro? “Quando volevo smettere dopo essere arrivato alla Lazio, erano trascorsi solo tre mesi. Vedevo tutto nero, ero completamente bloccato”. Il centrocampista spagnolo ha poi chiuso con un messaggio: “Sono stato molto felice di aver vissuto otto anni alla Lazio. Di aver conosciuto tante persone, Simone, che devo ringraziare, e anche Sarri e Tare. Ringrazio tutta la tifoseria, la curva che mi ha sempre sostenuto e supportato”.