Women in B&W – “Amalie, la ragazza del football”: la storia di Vangsgaard

Dallo stop di due anni e mezzo alla rinascita e l’arrivo alla Juventus Women: la storia di Amalie Vangsgaard.
Due mondi paralleli e solo una scelta da prendere. Andare in una direzione o nell’altra. Non c’è una zona grigia, o è bianco o è nero. Quando però il buio ha la meglio emerge il lato negativo di noi stessi e lì iniziano i pensieri che non vorresti mai fare.
In un attimo ti trovi a non voler fare più ciò a cui ti sei sempre dedicato e che hai tanto amato. Amato fino allo sfinimento. Forse c’è bisogno di una pausa, la stessa che Amalie Vangsgaard ha dovuto prendere nel 2016.
La pressione era diventata troppo alta, tutto sembrava non avere più un senso. Mancava l’equilibrio per andare avanti, non si parla solo di energie fisiche ma anche mentali. Poi il lutto dell’amato nonno, il suo primo sostenitore e la decisione finale di lasciare tutto.
Uno stop di due anni e mezzo prima della rinascita, prima di ritrovare se stessa e quell’amore verso lo sport che ha segnato tutta la sua vita. Una chiamata ha cambiato di nuovo gli scenari e Amalie si ritrova a vincere trofei e portare in alto la bandiera danese. Una carriera trionfante anche in Europa prima con il PSG e poi con la Juventus.
Le prime scelte
Amalie Vangsgaard ha iniziato a giocare a tre anni dove viveva con la sua famiglia, in una squadra di soli maschi. Fino a quando non hanno creato il primo club femminile tutti la conoscevano come “Amalie, la ragazza del football”. Dopo qualche anno è passata nella formazione Under 15 del Fortuna Hjørring fino ad arrivare in Prima squadra. Proprio qui ha conosciuto Brian Sørensen, senza sapere quanto sarebbe stato influente nella sua carriera.
Gli allenamenti iniziavano a diventare sempre di più e lo spazio per gli amici e la famiglia si era ridotto. Amalie è costretta a fare la prima scelta importante: seguire la passione per il calcio o gli affetti. Usciva di casa al mattino presto e tornava alla sera tardi, tra scuola e allenamenti. Non c’era tempo per fare tutte quelle cose “normali” per una ragazza del liceo. Sapeva cosa si stava perdendo e questo non faceva altro che aumentare lo stress. Fino a quel fatidico giorno: “Non voglio più giocare“. Questa idea era nella sua testa da tempo ma dopo la perdita del suo amato nonno ha deciso di fermarsi davvero. Lui era il suo primo sostenitore. Quando ancora non c’erano le televisioni si stampava ogni cosa che parlasse di lei, ha raccontato in un’intervista. Era così orgoglioso e felice di vedere sua nipote fare ciò che amava. Ma poi tutto è svanito, è rimasto solo un ricordo e un grande vuoto dentro.

La rinascita
Tutti le dicevano che se si fosse fermata a quell’età non avrebbe mai avuto la possibilità di ricominciare e arrivare in alto. Ma in quel momento lei non voleva tutto ciò. L’oppressione era talmente forte che voleva solo evadere da quel mondo e recuperare tutto ciò che aveva perso negli anni precedenti. Così ha iniziato a viaggiare, fare nuove esperienze ma anche lavorare. Passano due anni e mezzo e la sua vita stava proseguendo senza il calcio ma poi è arrivata una chiamata. Una telefonata totalmente inaspettata che però ha cambiato il futuro di Amalie. Era Sørensen, era entrato a far parte del FC Nordsjælland e la voleva in squadra. Prima un no secco, poi una lunga riflessione e infine la decisione: era arrivato il momento di tornare, con uno spirito diverso. Da quel momento Amalie non si è più fermata, ha trovato un suo equilibrio, un modo per gestire tutto.
Nel 2020 ha vinto con il FC Nordsjælland la Coppa di Danimarca Femminile, aggiudicandosi anche il titolo di capocannoniere della Superliga danese l’anno successivo. Poi le esperienze al Linköping FC, club svedese dove ha continuato a mettersi in mostra attirando l’attenzione dei club europei. All’inizio del 2023 è arrivata anche la chiamata da Parigi per indossare la maglia del Paris Saint-Germain e dopo un solo anno ha raggiunto l’Italia, in particolare Torino. Appena arrivata aveva un obiettivo: “Segnare tanti gol, vincere trofei e aiutare la squadra a fare il massimo“. Così alla Juve si è ritagliata il suo spazio, aiutando le compagne ma essendo anche decisiva, come nella sfida con il St. Polten. Il suo gol dopo soli sei minuti di gioco ha aperto le danze a una carrellata di reti che hanno portato le bianconere a vincere per 5-0 e guadagnare altri 3 importanti punti in Women’s Champions League. Dopo anni Amalie può dire di aver trovato quindi il suo equilibrio, un modo per far combaciare il bianco e il nero. Perché alla fine la cosa importante è ritrovare sempre se stessi.