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Juventus, Bernardeschi: “Rischiai di smettere per un problema al cuore”

Il giocatore della Juventus si è raccontato al The Players Tribune. Dal presente: “Qui la vittoria è un’ossessione” al suo passato: “Avevo il cuore allargato, rischiai di smettere”. Poi Astori: “Mi sono tatuato il suo numero accanto all’Ave Maria. Ora, ovunque io vada, lui è con me, protetto per sempre”.

Ha 24 anni, gioca in una Juventus che non perde un colpo ed è un faro della nuova Italia che verrà. Il presente di Federico Bernardeschi è splendente, ma il suo passato non è sempre stato facile. Già, basta tornare indietro di otto anni, quando la carta d’identità diceva 16 e il campione di oggi era solo un ragazzo a caccia di sogni: “Stavo per entrare nella Primavera della Fiorentina. Durante un controllo fisico di routine mi fu diagnosticato un problema. Dopo qualche accertamento i medici scoprirono che avevo il cuore allargato. Stetti fermo sei mesi, il periodo più brutto della mia vita. Non ci volevo credere e in più mi trovavo da solo in una nuova città, senza sapere cosa fare”. Queste le sue parole al The Players Tribune.

Poi il lieto fine: “Perché con alcuni cambiamenti alimentari e una medicina riuscii a risolvere il tutto. Si è trattato di un ostacolo che mi ha fatto maturare e che mi ha portato a godermi maggiormente i successi“. Il pallone lo ha portato a diventare grande in maglia viola, laddove si è allenato e confrontato più vuole con Davide Astori: “Quando mi sono trasferito alla Juventus ho pensato a lui molto spesso. Prima di cambiare squadra ho chiesto consigli a colui che era il mio capitano, il mio punto di riferimento. Gli ho parlato prima di andarmene, non è stato facile ma lui ha capito”.

Bernardeschi era presente al funerale di Santa croce, dove si è consumato l’ultimo saluto a Davide: “Alcune settimane dopo la sua morte, mi sono tatuato il suo numero accanto all’Ave Maria. Ora, ovunque io vada, lui è con me, protetto per sempre”.

Chiosa anche sul presente, che dice Juventus appunto: “Vestire questi colori mi rende davvero molto orgoglioso. Gioco in un club molto diverso da tutti gli altri. Chiunque vuole vincere, dai compagni al personale della cucina, passando per l’allenatore e il fisioterapista. La vittoria è tutto. È un’ossessione. Ed è così anche per me adesso”.