Sono ore durissime in Ucraina, a seguito dell'attacco da parte della Russia. Immediato, da parte della Federcalcio ucraina, la sospensione del campionato. Roberto De Zerbi, allenatore dello Shaktar, dall'hotel in cui è chiuso (così come alcuni suoi giocatori), ha parlato in diretta su Sky Sport.
"Siamo tutti in hotel, non ho tanto tempo perché devo parlare con i giocatori brasiliani - esordisce - La situazione è precipitata da questa mattina, fino a ieri sera il campionato si sarebbe dovuto giocare ma così non è stato. Stamattina ci siamo svegliati in malomodo da colpi ed esplosioni. Stiamo bene, ma la situazione è tesa. Siamo preoccupati e stiamo cercando di avere contatti con le ambasciate per capire il da farsi".
Il racconto di De Zerbi
L'allenatore italiano racconta come è cambiata la situazione dalle prime ore del mattino. "L'ambasciata ci sta dando grande supporto e vicinanza - spiega - Non è nostra intenzione farei eroi, noi qui vogliamo fare il nostro lavoro, quello del calcio. Ma all'interno della squadra ci sono già giocatori che hanno vissuto situazioni del genere. La situazione ora è cambiata, non serve più che siamo qui, il campionato è sospeso e stiamo cercando il modo di andare via".
"Non ho paura, le preoccupazioni sono tante - aggiunge -. Penso alla mia famiglia che è a casa e quelle dei miei giocatori che sono tutte scosse, questa cosa mi infastidisce. Devo tutelarli, proteggerli e faccio fatica pure io a dire quello che devono fare".
I giocatori ucraini
De Zerbi non commenta la natura del conflitto e parla dei suoi giocatori ucraini. "Non faccio il politico, non voglio farlo, il mio mondo è quello del calcio - afferma - Questa è la mia vita. Altre cose le guardo da semplice cittadino, non da allenatore".
"Ci sono due gruppi di giocatori, il primo è quello degli ucraini che sono le vere vittime. Noi andremo via ma loro rimangono qui e sono colpiti in prima persona. Questo mi tocca tanto. Ci sono ragazzi che possono essere miei figli", conclude De Zerbi.