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Riti, sogni e ricordi. Toscano si racconta: “Reggina la mia missione”

Mimmo Toscano ci ha aperto le porte del suo mondo: Reggio, la Reggina e una missione che parte da… lontano. La nostra intervista all’allenatore degli amaranto, oggi primi nel girone C di Serie C

Premessa d’obbligo: non chiamatelo scaramantico. “Chi lo è non è del tutto convinto del lavoro che sta facendo”. Mimmo Toscano invece sa benissimo qual è il suo obiettivo e come centrarlo. “I miei sono solo dei ‘piccoli’ rituali”. Che poi tanto piccoli non sono… “Ogni venerdì vado a cenare fuori: stesso ristorante, stesso menù, stesso posto al tavolo, stessi invitati. Alcuni di loro indossano sempre gli stessi vestiti”. Oppure la colonna sonora utilizzata durante il riscaldamento prima di ogni partita: “The Chamber di Lenny Kravitz”. Rituali tutti amaranto.

Sorride l’allenatore della Reggina ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com, anche se la sensazione è che si potrebbe andare avanti a lungo con l’elenco, ma ci fermiamo qui. Anche perché i rituali lasciano subito spazio alle idee: chiare, precise e tutte rivolte a un unico obiettivo. Quella Serie B da conquistare, primo passo per tornare grandi. “La Reggina è la mia missione. Hai presente il proverbio ‘Nemo propheta in patria’? Ecco io non ci credo. So benissimo cosa vuole dire vincere a Reggio (promozione in Serie B da calciatore, stagione 1994-1995, ndr) e adesso spesso prima di andare a dormire sogno di farlo da allenatore: quell’immagine mi aiuta ad avere sempre in testa l’obiettivo”, racconta in esclusiva ai nostri microfoni Mimmo Toscano. Ex giocatore (anche) della Reggina e da inizio campionato alla guida degli amaranto. (Foto Andrea Rosito)


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“Reggio è il film della mia vita. Entusiasmo? Così provo a isolarmi”

Toscano, uno che da piccolo abitava “a 200 metri dallo stadio e durante gli allenamenti andavo a fare il raccattapalle dietro la porta”. Reggino doc, tornato questa estate nella sua città. “Ci venivo spesso anche prima, ma stavo solo in famiglia. Ora sono su questa panchina che per me rappresenta una vera e propria missione”. Quella che potrebbe far felice l’intero popolo amaranto, rigenerato dopo la “scossa” Gallo, il patron che ha acquistato la squadra a gennaio 2019. “Riportare l’entusiasmo in questa gente non era facile, esserci riusciti è stata una prima grandissima vittoria. Gallo è riuscito a risvegliare i sogni di ogni reggino, dunque anche i miei. Questo entusiasmo ha fatto scattare in me la scintilla: ho avuto la sensazione che fosse il momento giusto per tornare a Reggio”.

E Toscano la passione travolgente del tifo amaranto la vive ogni giorno, anche se fa di tutto per non farsi travolgere da questo entusiasmo. “Per restare il più lucido possibile provo a isolarmi, la sera vado a mangiare al Sant’Agata, evito di frequentare ristoranti o di fare una passeggiata sul corso per non farmi ‘contaminare’ da questa passione”. Perché Toscano non è solo l’allenatore della Reggina: Toscano è uno di loro. “Il mio legame con Reggio è viscerale. Mi sono staccato solo per ragioni lavorative. Qui mi conoscono tutti, ho i miei amici d’infanzia, quelli con cui ho condiviso tutto da sempre. Chiunque mi incontri per strada mi parla di Reggina, di scelte tattiche, vuol sapere di moduli e formazione. È bello davvero. Io qui rivivo il film della mia vita ogni giorno”. Ricordi indelebili, emozionanti.

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I sogni di quel ragazzino che abitava a due passi dal Granillo

Ma che non smuovono di un millimetro l’obiettivo di Toscano. “Dobbiamo lasciare il segno, a prescindere dal vincere o non vincere. I ragazzi devono sudare la maglia e trasmettere emozioni alla gente. E sono fiero e orgoglioso della strada intrapresa dalla squadra, anche se il cammino è ancora lunghissimo”. Anche se… 28 punti, primo posto solitario nel girone C di Serie C e zero sconfitte (record condiviso con la Juventus tra le squadre italiane). “Arriveranno anche i momenti duri, spero più avanti possibile. Ma alleno un gruppo serio, composto da ragazzi bravi e intelligenti”.

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Che, esattamente come il loro allenatore, condividono ambizioni importanti. “La mia carriera sembrava sul punto di decollare: le promozioni con Cosenza, Ternana, Novara, la Panchina d’Oro di Lega Pro. Cosa è successo poi? Se non sono arrivato in Serie A qualcosa sicuramente avrò sbagliato, avrò commesso qualche errore, anche se a volte la carriera di un allenatore dipende molto dal trovarsi al posto giusto nel momento giusto”. Che mai come oggi può essere Reggio: “Lo spero, ma prima ancora per la Reggina”. E anche per i sogni di quel ragazzino che abitava a due passi dal Granillo e che oggi freme dalla voglia di far impazzire di gioia un popolo intero.

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