“Ma è oggi che ricominciano?”. Torino, annus Domini 2020. Quello maledetto. Siamo nel centro della città, quasi non ci si crede. “Sì, riparte la Serie A”. Il Toro, nella sua storia, non ha mai giocato a porte chiuse. In campo neutro sì, ma per pochissime occasioni. E Torino-Parma è la prima partita dopo il disastro, la prima piccola luce dopo la notte più buia. Il calcio era uscito dalle vite, forzatamente, come tante cose. Ricomincia nel silenzio di uno stadio che ospita 300 persone: il massimo consentito dal protocollo.
Per riempirlo, quel silenzio, Sky ha anche pensato al “Virtual Audio”, così da far percepire i rumori del tifo lo stesso. E il Torino, per mantenere una parvenza di normalità, sceglie di dividersi il campo come sempre: si attacca verso la curva Primavera nel primo tempo, verso la Maratona nel secondo.
Ritmo e errori
Parvenza di normalità, già. Perché sono tutti concordi: si vede che si è stati fermi per tre mesi, ma non così tanto. Non come in Coppa Italia, per dire. È un calcio già un po’ più brillante, gradevole. Pochi tatticismi: Longo vuole che il suo Torino attacchi con frequenza e ordine per cercare punti salvezza; D’Aversa (dopo il grande spavento) si limita a contenere e a ripartire. In mezz’ora si vedono anche i primi due gol: Nkoulou che di testa segna la prima rete della nuova (?) Serie A ed esulta come Thuram proprio contro quell'avversario da cui era ripartito dopo la lite con il club; Kucka che tira e piega le mani a Sirigu. C’è il ritmo, c’è voglia di giocare, ci sono gli errori: nel secondo tempo, al 3’, Belotti sbaglia un rigore; al 73’ Edera si divora un gol facile facile di testa.
C’è più Torino che Parma durante la partita. È quasi normale: era Longo a doversi aspettare delle risposte vere. Nel 3-4-1-2 c'è l'impiego dal 1’ di Zaza che vuole recuperare, così come Meité. E poi c’è Edera, un giovane nel quale ha sempre creduto molto. Gioia a metà per l’1-1 finale, ma primo punto portato a casa, dopo tre sconfitte consecutive: segno di una ripartenza (è cambiato anche il ds) che il Parma può invece costruire con più calma nelle prossime partite. Obiettivi e motivazioni diverse, e una ripresa che fa ripiombare in un campionato nel pieno della sua corsa. Rieccola, la parvenza di normalità, che per la cronaca si nota anche quando in campo durante le esultanze ci si abbraccia parecchio, a differenza delle panchine. Nulla di illecito: è un grido di festa, di una rinascita per tutti, dopo quasi 100 giorni.
Come la maturità
Per i ragazzi di quinta superiore, quel numero viene celebrato: comincia il conto alla rovescia della maturità. D’altra parte, quello di oggi è stato un esame fondamentale anche per il calcio. Che ricomincia, finalmente. Cercando di recuperare quella normalità oggi solo sfiorata, ma non più irraggiungibile.