Abbracci, applausi, lacrime, rabbia. Si potrebbe parlare a lungo del risultato che fa, con diritto, esaltare il Milan. Ma fa ancora più rumore la desolazione dello stadio “Grande Torino” e non solo per la cornice a cui, purtroppo, da oltre un anno siamo abituati. Cala il gelo sullo stadio, perché si sentono soltanto le esultanze della squadra di Pioli: due volte consecutive a Torino, sei punti incassati e 10 gol segnati. Una cosa incredibile.
Perché incredibile è quello che accade contro il Toro di Nicola, atteso a una sfida fondamentale per la salvezza ma sceso in campo svuotato quasi da subito. Merito anche degli avversari, che non lasciano possibilità: Rebic segna una tripletta (e sono 4 gol in 4 giorni), Theo ne fa due, Kessie su rigore e Diaz di nuovo in gol. Un 7-0 che pesa, e che fa tornare indietro di oltre un anno fa, quando il 7-0 dell’Atalanta sul Toro di Mazzarri segnò un punto di non ritorno per l’allenatore, esonerato di lì a pochi giorni.
Non accadrà lo stesso con Nicola: il cerchio a fine gara è servito per tranquillizzare gli animi, sconvolti dal risultato. Ci sono ancora tre partite per portare la nave in porto (da recuperare anche quella con la Lazio), ma serve una reazione soprattutto al nervosismo. Partita per flash: la rabbia di Baselli in panchina; quella di Sirigu che grida a ogni gol e se la prende con tutti; Belotti che non gioca ma che dalla panchina si agita di continuo per dare una scossa ai compagni inerti e inermi.
A Torino, oggi, non ha funzionato niente. O meglio, ha funzionato tutto, ma per una squadra sola. Champions consolidata per Pioli, salvezza ancora da trovare per Nicola. Come classifica, per entrambe, è quasi tutto uguale. Come morale, tutto diverso.