Le sue lacrime hanno commosso tutti. Dall'Italia all'Ucraina, da Verona-Brescia a Shakhtar Donetsk-Dinamo Kiev. Da Balotelli a Taison che, proprio come l'attaccante italiano, ha scagliato il pallone in curva con tanto di dito medio per rispondere agli ululati razzisti provenienti dagli spalti. L'arbitro gli ha mostrato il rosso, inflessibile. Lui è scoppiato a pinagere per la rabbia e la tristezza ma, tornando indietro, lo rifarebbe eccome.
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"Amo la mia razza, combatto per il colore, tutto ciò che faccio è per noi, per amore - Ha spiegato il brasiliano attraverso un post Insagram diventato subito virale - non starò mai zitto davanti ad un atto così disumano e spregevole. Le mie lacrime erano di indignazione, ripudio e impotenza, perché non potevo fare nulla in quel momento. Ma ci viene insegnato presto ad essere forti e a combattere. Combattere per i nostri diritti e per l'uguaglianza. Il mio ruolo è combattere, battermi il petto, sollevare la testa e continuare a combattere sempre".
Parole forti, vere, sincere. Di chi soffre senza però mai mollare. Con un impegno costante, anche in futuro: "In una società razzista, non è sufficiente non essere razzisti. Dobbiamo essere antirazzisti. Il calcio ha bisogno di più rispetto, il mondo ha bisogno di più rispetto. Grazie a tutti per i messaggi di supporto. Continuiamo a lottare".