Dopo l'espulsione in Cremonese-Roma e la momentanea sospensione del giudizio, alla fine la Corte d'Appello della FIGC ha confermato le due giornate di squalifica a Josè Mourinho, costretto a saltare i match contro Sassuolo e Lazio. La Corte d'Appello ha reso note le motivazioni che hanno alla conferma delle due giornate di squalifica per lo Special One.
Roma, confermata la squalifica di Mourinho: le motivazioni della Corte d'Appello
Con un lungo comunicato la Corte d'Appello ha spiegato che: "Tutto quanto raccolto non offre evidenze certe per ribaltare la decisione del giudice. (...) Argomenti questi che non lasciano alcun margine neanche per ridurre la sanzione irrogata, posta, altresì, la recidiva del reclamante".
La Roma contestava "la ricostruzione dei fatti verificatisi all’inizio del secondo tempo della gara di cui è giudizio. Sostengono in questa direzione che l’infrazione contestata non sarebbe stata commessa e che, comunque, sarebbe dipesa da condotte e comportamenti del IV ufficiale, sig. Serra".
Secondo gli ufficiali di gara "il provvedimento di espulsione è stato deciso esclusivamente dal sig. Piccinini, arbitro appunto dell’incontro, per il comportamento provocatorio serbato e reiterato dal sig. Mourinho nei confronti del IV ufficiale. Segnatamente, il sig. Piccinini ha evidenziato come il sig. Mourinho, allontanatosi dall’area tecnica, avesse oltremodo indugiato nella sua insistita azione di protesta, giungendo quasi a contatto con il IV ufficiale di gara e puntandogli il dito contro. Il sig. Serra, dal canto suo, nel confermare la suddetta dinamica, ha ribadito categoricamente, a più riprese, di non aver pronunciato alcuna frase provocatoria o offensiva all’indirizzo dell’allenatore della Roma".
A pesare sul giudizio finale non sono state tanto le azioni commesse sul terreno di gioco, quanto più il comportamento dell'allenatore giallorosso al termine della partita: "Mourinho all’interno dello spogliatoio, a fronte della semplice negazione da parte del sig. Serra delle accuse a lui rivolte, indugiava in espressioni offensive («sei un bugiardo», «non sei un uomo») ovvero gravemente allusive sulla presunta parzialità del suddetto ufficiale di gara («mi hai fatto buttare fuori perché sei di Torino e domenica c’è Roma – Juventus»)".
"Tenuto conto di tutto quanto fin qui esposto nemmeno può essere revocata in dubbio l’equità sottesa alla sanzione comminata dal Giudice sportivo che, evidentemente valutando tutte le circostanze del caso concreto, ha contenuto la reazione punitiva nella sanzione della squalifica per 2 giornate effettive di gara con ammenda di € 10.000,00, laddove il minimo edittale previsto dal Codice di giustizia sportiva già solo per un unico episodio di condotta ingiuriosa e irriguardosa è pari a 2 giornate di squalifica", ha concluso la Corte d'Appello.