Alle origini di Dybala, tra aneddoti e ricordi. “Alla Roma con Mou sarà protagonista”
Lorenzo Cascini 21 Luglio 2022Nel mondo di Dybala, raccontato da Francisco Buteler che lo ha allenato nelle giovanili dell’Instituto

Forza di volontà che è venuta fuori anche grazie a qualche strigliata. Bastone e carota, carota e bastone. “Una volta giocavamo contro il Racing Avellaneda, lui non ne prende una e viene sostituito. Si arrabbia, risponde male. Una cosa non da lui, perché è sempre stato un ragazzo rispettoso ed educato. Poi ci raccontò che era il primo anniversario dalla scomparsa di suo padre e non ci stava con la testa. Si è appoggiato su di noi che lo abbiamo sempre fatto sentire a casa”. E Paulo non lo dimenticherà mai. Tante volte ha parlato della sua Cordoba, spesso è tornato e con tante persone di li è ancora in contatto. Gli deve tanto. “Io e lui ci sentiamo spesso, io lo seguo ogni volta che posso. È come un figlio per me. Mi ha mandato una dieci delle Juve, ora aspetto una maglia della Roma”.
“A Roma Paulo ritroverà la felicità”
Paulo e il destino sono sempre stati legati. L’argentino ha dichiarato di aver sempre ammirato Roma e di averla guardata nei film fin da bambino. “Penso che a Roma possa ritrovare la felicità. Può tornare protagonista, soprattutto perché lo metteranno al centro del progetto. Dipenderà molto dal ruolo che Mourinho gli darà, ma credo che potrà tornare a essere quel giocatore che tutti abbiamo ammirato sia a Palermo che alla Juve”. In fondo Paulo è rimasto quel ragazzo li, tutto dribbling, guizzi e fantasia. Stavolta avrà anche uno stimolo in più, ovvero il mondiale che si giocherà a novembre in Qatar. “Credo che Dybala in nazionale sia sempre stato un po’ sfortunato. Può giocare benissimo con Messi e ha tutte le carte in regola per andare in Qatar. Da protagonista. Gli serve solo un po’ di fiducia”.

Dybala ai tempi dell’Instituto veniva chiamato “El Pibe de la pension” perché viveva li in convitto. Poi è diventato la “Joya”, il gioiello. Qualità al potere. “Paulo è rimasto quel ragazzino che dribblava tutti e faceva magie con il sinistro”. È un dieci puro, da quando era bambino. “Si lamentava che non gli piaceva giocare con una punta accanto, ma era fortissimo. Gli dissi di fidarsi di me, non ha mai più cambiato ruolo”. Oggi sarà protagonista nela Roma di Mou, tra grandi aspettative e un’atmosfera da brividi che lo attende all’Olimpico. Paulo è lo stesso che giocava sui campetti in terra. Non è cambiato nulla. La voglia di vincere è rimasta la stessa di quando segnava gol all’Instituto alzando le mani al cielo per dedicarli a papà Adolfo. Ce lo insegna la sua storia. Roma lo aspetta.