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Data: 29/12/2018 -

Pordenone 2020, parla Lovisa: "Struttura e simpatia, ecco la mia ricetta"

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La scalata verso la Serie B, il settore giovanile, l'exploit sui social. Ora il Pordenone apre anche ai tifosi con un progetto di crowdfunding unico in Italia: la nostra intervista al presidente Lovisa
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La scalata verso la Serie B, il settore giovanile, l'exploit sui social. Ora il Pordenone apre anche ai tifosi con un progetto di crowdfunding unico in Italia: la nostra intervista al presidente Lovisa

Se alla Continassa sentite Cristiano Ronaldo in the air, anche al centro sportivo De Marchi di Pordenone si celebra la superstar del momento. Sarà per la fresca firma in neroverde (o per semplice buon costume), ma quando ci dirigiamo verso l’ufficio del presidente Mauro Lovisa, è Babbo Natale a farla da padrone tra decorazioni e addobbi. Insieme ai cartelloni di ‘Pordenone 2020’: la grande novità societaria di cui ci ha parlato il patron neroverde.



“Da un po’ di tempo avevo in mente di coinvolgere di più la città e i tifosi. Così, con il nostro revisore dei conti Rigotto e con l’avvocato Plasenzotti, abbiamo pensato a questa iniziativa, unica in Italia”. Una raccolta di fondi, ma soprattutto la possibilità per investitori e tifosi di acquistare un titolo di partecipazione nella società. Lo slogan del progetto lanciato in vista del centenario del Pordenone è 'Un club nel club'.

L’equity crowdfunding nasce in Inghilterra e si è diffuso anche in Spagna, dove l’ho conosciuto personalmente”, continua Lovisa ai microfoni di Gianlucadimarzio.com. “Sono rimasto folgorato dall’attaccamento verso la maglia che c’è da quelle parti. Come a Napoli, il calcio è una fede. Noi dobbiamo cercare di fare in modo che lo diventi anche qui, la passione non basta. E per farlo non c’è niente di meglio che coinvolgere direttamente i tifosi nella vita societaria. Ma non solo loro: c’è più di qualche istituzione che crede nel nostro progetto”.



Per venire incontro alle diverse esigenze, dal piccolo risparmiatore alle grandi società, ‘Pordenone 2020’ prevede quattro diverse categorie: da 250 a 999 euro di quota, da 1.000 a 4.999, da 5.000 a 9.999, oltre i 10.000. Cifre che aprono le porte a tifosi e partner di livello: pochi giorni fa è entrato con noi Assiteca, il primo broker assicurativo in Italia. Limite? La maggioranza rimane a capo della famiglia Lovisa, quindi il tetto di quote cedibili è attorno al 35%. Ma c’è grande voglia di espandersi e di aprire a investitori seri e importanti: maggiori le quote, maggiori i diritti all’interno della società. Ci tengo a sottolineare che le sottoscrizioni non andranno mai a toccare un eventuale bilancio negativo. Massima serietà e massima trasparenza per i tifosi”.

L'operazione è scattata il 12 dicembre e sarà attiva fino al 15 marzo. Nella prima settimana abbiamo raccolto circa 140.000 euro, finora da parte di privati e piccoli imprenditori in primis. Il progetto sta andando bene, creando attenzione e curiosità. Diamo agli interessati il tempo di capire e vedrete che anche altri seguiranno la nostra iniziativa. Credo che gennaio sarà il mese in cui ‘Pordenone 2020’ decollerà definitivamente”.



E non c'è piattaforma pubblicitaria più efficace dei social network, dove il piccolo Pordenone gioca da leader di mercato. “Il nostro percorso di crescita è costante, sia sul piano sportivo che gestionale. Il lavoro che stanno facendo sui social Michelin, Orgnacco e l’ufficio marketing è fantastico: -Ma cosa fate tutto il giorno davanti al pc?!-, domando sempre. E poi se ne escono con trovate come quella di Babbo Natale, che strappano qualche risata e vanno a toccare le corde giuste. Questo crea visibilità e simpatia, però poi ci vuole tutta l’organizzazione societaria di cui disponiamo”.

Alle origini del fenomeno virale del Pordenone ci sono gli ottavi di Coppa Italia contro l’Inter, poco più di un anno fa. Una vetrina nazionale unica, per una squadra di Serie C: ve lo ricordate l’hashtag #maistatiinb? “Quella era stata la partita, ricorda il presidente davanti a un caffè. E siamo andati veramente vicini all’impresa: il palo di Magnaghi, il penalty di Vecino. Perilli l’ha intuito, ma il centrocampista l’ha alzata quel tanto che è bastato, sopra la mano del portiere. Sarebbe stato il rigore della qualificazione. Chissà cosa sarebbe successo se fossimo passati. Di nuovo lì, contro il Milan. Giocarla al Bottecchia? Sarebbe stata una bolgia, ma non tiene 25.000 persone. E poi vuoi mettere il brivido di San Siro…”.




Sfruttando l’Inter, studiando la Juve: vi dice qualcosa il nuovo stemma neroverde? “Tutte le idee che funzionano vanno analizzate ed eventualmente imitate. È chiaro che la Juventus è un modello straordinario, capace di vincere anche quando non aveva i migliori giocatori proprio perché al top sotto il profilo gestionale”. Il Pordenone di Lovisa parte da qui. Prima viene la società e poi tutto il resto, questa è la lezione da imparare: noi vogliamo essere una struttura organizzata che interpretando il calcio in maniera simpatica raggiunge obiettivi sportivi importanti”.

Fino a dove? “Il più in alto possibile. Quest’anno siamo al top della nostra storia, in testa al campionato alla fine del girone d’andata”. Per il Pordenone di Tesser 37 punti in 19 giornate, a +7 sulle inseguitrici nel Girone B di Serie C. “Un buon margine, ma siamo consapevoli che le altre si rafforzeranno: da gennaio sarà battaglia ogni domenica. La Serie B un punto di arrivo? Mai accontentarsi, con l’ambizione che abbiamo noi. Io credo che l'organizzazione del Pordenone Calcio, dal marketing allo staff sanitario, sia già da Serie A. Certo resta ancora molto da fare, a partire dagli impianti. Un passo alla volta, obiettivi sempre ben precisi: il primo è la B, poi penseremo al successivo”.



Alla radice dei successi della prima squadra, c’è un settore giovanile di altissimo livello. “Il nostro fiore all’occhiello. Oggi si stanno vedendo i frutti di un percorso che parte da lontano: nell’annata 2018/2019 abbiamo ceduto 12 giocatori in Serie A e vi dico già in anteprima che a gennaio ne venderemo altri due a dei top club. Credo che siano numeri eccezionali per la nostra categoria”. Con il Pordenone Under 17 che quest’anno si è laureato Campione d’Italia di Serie C.

“Nel lontano 2008 mi dicevano: -Si ricordi, Lovisa, che per avere i primi risultati dal vivaio servono almeno 7-8 anni-. Finalmente ci siamo, con grande soddisfazione: abbiamo 17 affiliazioni nel Triveneto, quasi 5.000 bambini e una reputazione ormai consolidata. Vogliamo crescere ancora, senza cambiare la base su cui poggiamo: Serie B sì, ma sempre più investimenti nel settore giovanile.

Fuori la nebbia è fitta, ma negli uffici neroverdi l’aria che si respira è fresca e di festa. “Ecco un paio di prosecchi anche per voi”, si congeda gioviale Lovisa, da vero friulano. “Auguri a tutti!”. Per l’anno che verrà e soprattutto per quello dopo ancora: a Pordenone si aspetta già il 2020.



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