Pioli, è il giorno dell'addio: si chiude la sua "epoca"
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Data: 24/05/2024 -

Pioli, è il giorno dell'addio: si chiude la sua "epoca"

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Mugugni e punta di piedi, si chiude l'avventura di Pioli: è stata l'era della rinascita ora c'è da ripartire
Mugugni e punta di piedi, si chiude l'avventura di Pioli: è stata l'era della rinascita ora c'è da ripartire

Mancava l’ufficialità arrivata questa mattina con Stefano Pioli che non sarà più l’allenatore del Milan per la prossima stagione. Un atto dovuto, che consentirà a San Siro si salutare Pioli e a Pioli di salutare San Siro. Volente o nolente, con i pro e i contro, ha creato una nuova era e restituito una dimensione ad un Milan anonimo. Andiamo a rivivere questi (quasi) cinque anni…

 

 

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Pioli e i suoi quattro anni e mezzo, pro e contro di un'era

È partito tutto dalla foto qui sopra. Una foto che da oggi racchiuderà il 100% del passato del Milan con l'ultimo tassello, quello centrale, che dalla prossima stagione non ci sarà più.

Quel tassello centrale si chiama Stefano Pioli e nell'ottobre 2019 prende in mano un Milan decimo in classifica e fischiato dal suo pubblico. Un pubblico che fin da subito non lo ha accolto nel migliore dei modi, complice forse il fatto di essere la "seconda scelta" rispetto ad uno Spalletti che tanto bene aveva fatto pochi mesi prima con i cugini nerazzurri. 

Va via nello stesso modo in cui è arrivato, in punta di piedi tra i mugungi generali. Nel mezzo il Milan è tornato stabilmente in Champions League, vincendo uno scudetto e piazzandosi l’anno scorso tra le migliori quattro regine del ballo europeo.

  

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 Per alcuni parlare di era o di epoca sarà esagerato eppure è andata così...

Pioli prende un Milan fischiassimo da San Siro, che dopo due mesi sotto la sua gestione perde 5-0 in casa dell’Atalanta toccando uno dei punti più bassi della sua storia. Un inferno sconosciuto e mai visto prima. Poi il Covid, l’arrivo di Ibrahimovic ed un lavoro mentale che al re-start del campionato consegna alla Serie A una squadra completamente nuova e rinvigorita. Una squadra che gioca uno dei calci più belli in circolazione, propositivo e mai impaurito. Anzi. Il Milan pioliano gioca male quando le altre squadre si chiudono e non permettono a Leao di iniziare a diventare devastante. 

L’apice si ha nel pomeriggio di Reggio Emilia con Giroud che consegna uno scudetto che mancava da oltre 10 anni sotto la Madonnina rossonera. 

Passano pochi mesi e quel Pioli is on fire che l’allenatore di Parma si era guadagnato inizia lentamente a spegnersi, fino alla decisione di non suonarlo più a San Siro (per scelta dello stesso Pioli). 

 

 

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 Pioli lascia...ciò che ha trovato

Di questi quattro anni e mezzo due sono le certezze. La prima è che il tifo rossonero non è mai stato un fan di Pioli nonostante i traguardi, la seconda è che Pioli dovrà ringraziare il Milan, e il Milan dovrà ringraziare Pioli. Oggi si rumoreggia per un secondo posto, quattro anni fa si esultava (e si sperava) per un sesto. Il merito va certamente diviso tra tutte le aree di lavoro, in primis a quella dirigenza che ha deciso di confermalo nonostante la forte aurea di Ralf Rangnick.

Qualche “colpa” se la porterà certamente dietro, come qualche turnover sproporzionato o il problema infortuni che ha condizionato la stagione. 

Contro la Salernitana, San Siro tornerà on fire per il suo Pioli. Quel che è certo è che adesso il Milan dovrà ripartire. Da dove, lo dirà il tempo visto che nell’ultimo mese sono crollate tutte le fondamenta. E la sensazione è che Pioli sta lasciando qualcosa di molto simile, a quello che ha trovato…



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