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Data: 31/05/2022 -

Nottingham, bentornato in Premier! Da Cooper alla rivalsa di Johnson: i segreti dell’impresa del Forest

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La vittoria con l'Huddersfield, la rimonta di Cooper e i suoi pupilli: tutto sulla promozione del Nottingham Forest, tornato in Premier dopo 23 anni
La vittoria con l'Huddersfield, la rimonta di Cooper e i suoi pupilli: tutto sulla promozione del Nottingham Forest, tornato in Premier dopo 23 anni

In un’ipotetica versione contemporanea del film animato su Robin Hood, probabilmente il simpatico Cantagallo di casa Disney non narrerebbe le gesta dell’eroe che rubava ai ricchi per dare ai poveri, ma dell’intera squadra del Forest, che il 29 maggio ha donato un pezzo di storia a tutta la popolazione di Nottingham - o almeno la sponda Reds. Questa volta non è stata la foresta di Sherwood a fare da scenario all’impresa, ma il Wembley Stadium, teatro della finale tra i tricky trees e l’Huddersfield Town, vinta dai Reds per 1-0. Grazie alla promozione guadagnata tramite i playoff di Championship, il Nottingham Forest giocherà in Premier League a distanza di 23 anni dall’ultima volta. E se per molti potrà sembrare un semplice salto di categoria, a Nottingham in realtà questa stagione si colloca già come una storia a cavallo tra la realtà e il mito.

 

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Nottingham, una promozione tra storia e leggenda

Nei dintorni di Nottingham non si sa se sia più antica la leggenda di Robin Hood o l’imponente castello cittadino, ma una cosa è certa: il calcio è insito nell’eredità culturale locale al pari di ogni altro simbolo folcloristico. Il Notts County, ad esempio, rappresenta il club professionistico più antico al mondo, mentre il Forest segue al terzo posto, dopo lo Stoke City. Una città completamente permeata “dal pallone”, che respira e fa respirare calcio in ogni sua sfumatura.

Ecco perché il successo dei Reds acquisisce ancora più valore, permettendo alla città di tornare sulla mappa più importante dello sport inglese: quella della Premier League. Ce l’ha fatta dopo una stagione inaspettata, a tratti magica, iniziata con gli spettri della retrocessione, scacciati poi dall’ultima luce del tramonto di Wembley che ha illuminato Grabban e Worral mentre sollevavano la coppa. Un trofeo conquistato al termine di una partita sofferta, sbloccata dal fortuito autogol di Colwill e incalzata da un po’ di fortuna, specialmente a 10 minuti dalla fine, quando l’arbitro ha deciso di glissare su un contatto molto dubbio che avrebbe regalato il rigore all’Huddersfield.

 

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Alla fine, però, ha vinto il Forest, spinto ancora una volta dal mare rosso che ha infuocato Wembley. Quelle stesse fiamme presenti fin dall’8a giornata, quando i Reds erano al 23esimo posto, per poi divampare sempre più nel corso dell’anno, consentendo una rimonta che li ha portati in 4a posizione. E poco importa se gli alberi della foresta non vanno d’accordo con il fuoco: da adesso i tifosi dei tricky trees continueranno ad ardere anche in Premier League.

Il trionfo di Steve Cooper, nel segno di Clough

Miti, monumenti ed icone. Ciò che alimenta la fiamma dei cittadini di Nottingham è tutto racchiuso nella storia, respirabile per tutta la città. Oltre alla statua di Robin Hood e al Castle Rock, tra i simboli assoluti per il Forest c’è Brian Clough, che portò il club a vincere – tra le altre cose - due Coppe dei Campioni nel 1978 e nel 1979. A distanza di 43 anni, nelle imprese del Nottingham si parla ancora di lui. “Lo porteremo con noi a Wembley. Ci sarà la storia con noi, per unirci e darci la possibilità di vincere la gara più importante”. Onorare la leggenda per scrivere altre pagine di storia. Detto, fatto. Perché questa volta anche Steve Cooper, allenatore dei Reds, è entrato a far parte dei miti di Nottingham, sostenuto dal ricordo di Clough. Un’impresa di proporzioni diverse rispetto a quelle del collega di Middlesbrough, ma sempre memorabile. Basti pensare al suo trionfo, portato avanti con la capacità di adattarsi. Come quando a fine settembre subentrò a Chris Hughton - che aveva ottenuto solo un punto in sette partite -, mettendo le mani su una squadra non costruita da lui.

 

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Da lì una mimesi totale con il gruppo squadra, diventato suo, dei tifosi e di nessun altro. Basti pensare alla cavalcata in FA Cup, che ha portato il Nottingham a eliminare l'Arsenal e il Leicester, fermandosi solo davanti al Liverpool, ma senza soccombere. Paradossale, se si pensa che Cooper è alla seconda esperienza in un club professionistico dopo lo Swansea. Fin qui, infatti, ha sempre e solo allenato squadre giovanili – ma di prestigio -, come l’Inghilterra fino all’Under 17 e il Liverpool, squadra di cui è tifoso. Tra i suoi allievi, però, rientrano gioielli come Phil Foden e Mason Mount, che con lui vestiva la 10. Lungimirante, insomma. Coraggio e dominio come filosofie di squadra – e di vita -, mentre i passaggi rappresentano il nucleo della sua visione tattica. Tiki-taka guardiolano? No, anche se il suo modello resta spagnolo e di stampo blaugrana. Si tratta di Josè Segura, anche lui veterano di una carriera passata tra i giovani, come col Barcelona B o nel Liverpool, proprio dove Cooper ha avuto modo di conoscerlo e apprendere i segreti di un calcio fresco e moderato.  

Guai, però, a definirlo un gioco poco solido. Tutt’altro. A Cooper non piace rischiare, basti pensare al suo 4-2-3-1, spesso interpretato con dei terzini come esterni d’attacco. Col Nottingham ha intervallato anche il 3-5-2, talvolta declinato in difesa a 5. "E se la palla è difficile da giocare, meglio metterla al sicuro tornando indietro". L’anti-eroe per i teoreti del bel gioco, ma questa volta è il villain Cooper ad aver avuto la meglio. Da oggi, infatti, l’allenatore anglo-gallese sarà ricordato nei libri di storia del Nottinghamshire da leggenda, un po’ come accaduto all’altro eroe con arco e frecce.

 

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Dalla rivalsa dei Johnson all'eterno Grabban: gli eroi del Nottingham Forest

Tra i protagonisti assoluti del Forest rientra soprattutto Brennan Johnson, il piccolo figlio della terra di Nottingham divenuto adesso principe. Il trequartista classe 2001 è stato in grado di collezionare 19 gol e 9 assist tra tutte le competizioni, diventando il simbolo della rinascita dei tricky trees. La vera rivalsa, però, l’ha regalata a suo padre, quel David Johnson ex Manchester United che, al contrario del figlio, non riuscì mai a essere promosso in Premier League con il Nottingham, sfiorando l’impresa nel 2003. In quel caso si fermò in semifinale playoff, dopo aver trascinato la squadra con 29 reti stagionali. Dalle (quasi) stelle alle stalle, perché due anni dopo il Nottingham fu retrocesso in League One, con lo stesso Johnson che precipitò a terra, costretto a sobbarcarsi il peso della sconfitta. Brennan ha fatto tabula rasa di quegli anni: nelle memorie del Forest da oggi la famiglia Johnson sarà associata a uno dei successi più belli degli ultimi 40 anni.

Sorriderà certamente per la promozione del Nottingham anche Ten Hag e tutto il Manchester United, dato che uno dei protagonisti dell’annata dei Forest farà presto ritorno al quartier generale dei Red Devils dopo la stagione in prestito. Si tratta di James Garner, centrocampista classe 2001 che quest’anno ha collezionato ben 50 presenze, realizzando anche 4 gol e 10 assist. Ma soprattutto, per tutta la stagione Garner, nel ruolo di mediano, ha fatto da contraltare al muro difensivo del Forest, seconda miglior retroguardia della Championship dopo il Bournemouth, con soli 40 gol subiti.

 

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Brennan Johnson, Nottingham Forest

 

E poi c’è Lewis Grabban. Il capitano. Anagraficamente il veterano assoluto dopo Bong. I 34 anni, però, non sono stati un peso per l’attaccante anglo-giamaicano ex Aston Villa, capace di siglare ben 13 gol. E pensare che 7 anni fa, ai tempi del Norwich, Grabban venne sospeso dopo aver lasciato l’hotel del ritiro. Il motivo? L'allenatore Alex Neil gli disse che era un mero sostituto, niente di più. In realtà, anche al Forest il centravanti doveva essere “solo” una riserva, almeno fino all’arrivo di Cooper, che ha poi mischiato le carte in tavola. Il jolly è stato Grabban, e domenica ha sollevato la coppa tra le lacrime del suo personale riscatto.

Sono tanti i protagonisti del trionfo dei Reds. E se per 23 anni Nottingham è stata identificata solo come la città di Robin Hood, adesso altri eroi più moderni hanno portato la città a essere presente sulla cartina della Premier League. Prima o poi, forse, il Cantagallo parlerà anche di loro, un gruppo di giocatori in festa, “felici del successo delle loro gesta”. Urca urca tirulero, oggi – su Nottingham – splende il sol.



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