“Caro Diario”…
comincia così il racconto finale di un 1993 tra calcio, film e musica. Inizia con il titolo di una pellicola di Nanni Moretti, uscita proprio in quell’anno. Il regista, tra i più impegnati del panorama italiano, è da sempre tifoso della Roma, e la sua idea di calcio l’aveva spiegata in un’intervista radiofonica nel 2012, quando sulla panchina giallorossa era ritornato Zdenek Zeman:
“Una volta allo stadio, per una gara di Coppa Uefa portai un vassoio di pasticcini mignon e li offrii ai miei vicini di gradinata. Per me il calcio è questo, passione e condivisione di un’emozione. Il ritorno di Zeman? Una bellissima notizia. Per il gioco, lo spettacolo, per come valorizza i giocatori e, non ultimo, per il valore simbolico che rappresenta con le sue coraggiose battaglie”. E di battaglie, il 1993, ne ha conosciute tante. Politiche, sociali, economiche, sportive, ma anche musicali e cinematografiche…
Agli Oscar Al Pacino vinceva la statuetta superando la concorrenza di Clint Eastwood, Denzel Washington e Robert Downey Jr e Stephen Rea, mentre in Serie A il Milan di Fabio Capello, Van Basten, Maldini e Costacurta si avviava verso lo scudetto ai danni dei cugini, che nonostante le 20 reti di Sosa fermarono la risalita proprio nel derby. 1-0 di Nicola Berti, pareggio di Ruud Gullit. Questo il calibro dei marcatori della stagione 1992/93. Nonostante la finale di Coppa Campioni persa contro l’Olympique Marsiglia, per i rossoneri quella fu l’estate del tredicesimo campionato, da festeggiare sulle note di canzoni come “Sweet Harmony” dei Beloved, “Ho messo via” di Ligabue, “What is love” degli Haddaway e di molti brani destinati alla memoria di tutti. Chi li cantava? Che squadre tifavano gli artisti in vetta alle classifiche in quel caldo ’93?
Luglio. Festivalbar. Presenta Claudio Cecchetto, con Amadeus e Federica Panicucci (è già derby d’Italia tra l’interista e la juventina). Partecipa Fiorello. Stravince Raf. Chi se lo scorderà mai “Il battito animale”? E’ lui che conquista il pubblico, senza sapere che quella canzone sarebbe entrata nella storia di intere generazioni. Ed è lui che Baggio e Antognoni hanno portato a tifare la Fiorentina, condannata quell’anno alla retrocessione in Serie B dopo 54 anni. Baggio che in quella stagione era capitano della Juventus e marcatore stellare (21 reti stagionali) dietro soltanto a Signori della Lazio. I bianconeri di Trapattoni però arrivarono quarti senza mai inserirsi nella lotta scudetto. “Sono cose della vita”, come cantava, proprio quell’estate, Eros Ramazzotti, uno dei più grandi tifosi della Vecchia Signora. Chi invece aveva lottato per il titolo era l’altra parte di Milano, che se sul campo ottenne il secondo posto, si poté consolare con un folto gruppo di cantanti nerazzurri in gara al Festivalbar ’93. Da “Gli spari sopra” di Vasco Rossi a “Nord Sud Ovest Est” degli 883. Da “Ragazzo fortunato” di Jovanotti a “Bianca Balena” di Enrico Ruggeri.
La colonna sonora di quell’anno resta una delle più indimenticabili, anche se lo sfondo sociale su cui è stata incisa è stato a tratti molto amaro e contrastante. E una notizia come l’assassinio di Don Puglisi alternata ad una delle hit che ancora oggi cantiamo, non può che lasciare una percezione di un album incompiuto, quello del 1993.