Tre anni di Napoli non si dimenticano così in fretta, tre anni di una città portata nel cuore, nel destino di un allenatore come Maurizio Sarri. La sua avventura, in fondo, era cominciata a qualche passo dallo Stadio San Paolo, in quella Bagnoli che aveva dato lavoro alla sua famiglia e che si ergeva imponente pochi chilometri più in là. Le strade strette ad arrampicarsi in collina, il mare a fare da punto di riferimento sempre, il giovane Maurizio nato a Napoli mai avrebbe pensato che in fondo la sua vita sarebbe cambiata proprio dov’è cominciata.
"Mi chiamava Pocho, come Lavezzi"
Ma dopo Bagnoli, il primo posto napoletano che dà una chance al Sarri allenatore si chiama Sorrento, una panchina vissuta per pochi mesi e senza troppe fortune, ma che in realtà ha condizionato tutta la carriera del toscano. “Mi chiamava Pocho, come Lavezzi, perché ero un tifoso del Napoli e gli ricordavo l’argentino. Il Sarri di allora era come lo vedete oggi”, ha raccontato ai microfoni di Gianlucadimarzio.com Giancarlo Colonna, ormai storico fisioterapista dei rossoneri di Costiera presente nello staff di Sarri. "La sua vita qui è stata casa e campo, ma con noi è sempre stato apertissimo, il classico toscanaccio con la battuta pronta. Non è andata bene in panchina (esonerato dopo poche giornate di campionato) eppure c’era qualcosa di particolare in lui". Quell’esonero gli permetterà, poi, di fare scelte ben precise, lo porterà all’Empoli dove è cominciata a tutti gli effetti la sua favola. “Una volta, in una gara di Coppa, accusò l’arbitro e gli disse: ‘Se tu arbitri in B, io posso allenare il Real Madrid’. A distanza di tanti anni, bisogna dire che non ci è andato tanto distante. Sarri è un uomo sincero, che ti dice quello che pensa. Prova a fingere solo sul mercato, anche lui fa qualche richiesta…".
Il triennio sarrista
La lunga vita napoletana di Maurizio era nata in Costiera, poi proseguirà proprio a Napoli qualche anno più tardi. Una scommessa di Aurelio De Laurentiis in una notte d’estate che si rivelò la migliore di tutte. Il triennio sarrista è stato protagonista in tutto: arte, filosofia, storia, musica, italiano e persino ginnastica. Con i napoletani ad innamorarsi dell’ennesimo Masaniello passato in città e pronto a rubare ai ricchi per dare ai poveri. Allo scudetto tutta Napoli ha creduto veramente, con un gioco riconosciuto in Europa e l’organizzazione di una macchina quasi perfetta. La vita di Maurizio non è cambiata molto in quegli anni: Castel Volturno era quartier generale, Pozzuoli il luogo di ritrovo per qualche cena fuori casa, poi il San Paolo a pochi passi da casa. Dove tornerà per la prima volta da avversario a sfidare la “sua” Napoli, divisa a metà tra l’abbraccio caloroso di chi torna e i fischi per un amore tradito.
A cura di Gennaro Arpaia